Trama del film L'arma dell'inganno - operazione mincemeat
È il 1943. Gli alleati sono determinati a spezzare la presa di Hitler sull'Europa occupata e organizzano un attacco in Sicilia, trovandosi davanti a una sfida impossibile: proteggere l'enorme esercito da un potenziale massacro durante l'assedio. I due straordinari agenti del controspionaggio Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen) hanno il compito di escogitare la più ingegnosa e improbabile strategia di disinformazione sulla guerra facendo leva sul più insolito agente segreto: un uomo morto.
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In generale sufficiente, principalmente per una seconda parte che riesce ad alzare il ritmo della vicenda e creare più interesse per la conclusione della missione. Ma è una pellicola che ha i suoi difetti, su tutti una sottotrama amorosa da rivista patinata che a tratti è controproducente. Firth tutt'altro che in grande spolvero, anzi abbastanza monodimensionale.
Argomento interessante per un film tuttavia lento e unpò noioso . Deve piacere il genere fatto di spie, di radimenti di una partita a scacchi che con i mezzi dell'epoca vive di momenti di attesa e frasi dette e non dette . Preso atto di ciò il film non è realizzato male ma qualche momento di azione in più magari avrebbe aiutato .
C'è la guerra combattuta sul campo e c'è un altro tipo di guerra, quello delle spie, delle cortine fumogene che ideano delle esche affinche il nemico possa abboccare in pieno. Questo inganno con la voce narrante di giocano capitano Ian Flemig, futuro creatore di 007, mette in luce lo sbarco in Sicilia. Tale sbarco però doveva essere dirottato in Grecia e Madden ricostruisce tutta la certosina oprazione di inganno nei confronti del nemico. Gli Alleati dovevano sbarcare in Grecia in modo tale da lasciare la Sicllia, vero obiettivo, rimanesse sguarnita. Madden si affida ad attori di tutto rispetto, a partire di Firth, peccato che infarcisca il film di sottotrame ridondaanti, che se da una parte valorizzano il lato umano di queste spie, dall'altra appensantiscono il film. Niente male comunque.
Sufficiente. Ben confezionato, grazie soprattutto agli interpreti, istruttivo per la Storia che racconta, ma la stessa è narrata in maniera confusa, ingarbugliata e superficialmente. Il tutto è accennato ma non approfondito. Noioso sin da subito, ha pochi sussulti.
considero incredibile che ancora nessuno in rete abbia ricordato che si tratta di un "remake" ("The Man Who Never Was" / "L'uomo Che Non È Mai Esistito"); e comunque la storia (vera) è pazzesca e quindi anche questo adattamento è bello, gli attori sono eccezionali; il film del 1954 però rimane insuperato, anche perché racconta molto meglio sia i dettagli pratici dell'operazione che la parte "spagnola" della vicenda; nella pellicola del 1954 c'è anche il compianto Stephen Boyd che, prima di diventare immortale come Messala su "Ben-.Hur", interpretava una spia irlandese (era di Belfast) filo-nazista, incaricata di verificare l'identità del maggiore W. Martin
Una delle operazioni di spionaggio più complesse di sempre. C'era il materiale per tirar fuori il classico e solido film storico inglese. E in effetti il film classico lo è, solido un po' meno.
Il lungometraggio di Madden riprende molto della classicità anni '50 per raccontarci questa complicatissima macchinazione dei servizi segreti britannici. Ma al di là della vicenda che da il titolo originale al film, Madden vuole soprattutto, tramite l'operazione Mincemeat, raccontarci i protagonisti, tutti, uomini e donne, alle prese con delle mancanze (della moglie, del marito, del fratello). Il film accarezza costantemente un'anima emozionale abbastanza mainstream (calcando le scene più toccanti con il sottofondo musicale) senza però che la scrittura abbia una forza reale nella descrizione dei personaggi (e si spreca non poco potenziale con il personaggio della Macdonald, la cui linea narrativa è la più interessante, con il tema della ri-costruzione della propria vita tramite il personaggio inventato di Pam).
Il film prova (ma non riesce) a costuire anche un certo thrilling tipico del genere ma anche qui manca una scrittura in grado di tenere la tensione (e le scene girate in Spagna, che dovrebbero alimentare la suspense, finiscono invece per frammentare il film). Per fare un inutile paragone con un altro un film di spionaggio, sempre ambientato in Inghilterra e sempre durante la Seconda guerra mondiale, "Allied" di Zemeckis riusciva a mantenere una tensione latente costante. Qui manca tutto questo, forse anche a causa di una persistente presenza di battutine da humour inglese che alla lunga finiscono per stancare e che a tratti appaiono fuori luogo rispetto alla seriosità del racconto.
Quello di Madden è quindi un film classico, che si limita a narrare una storia che vada bene per tutti, che ogni tanto si lascia andare anche a qualche coreografico movimento di macchina, ma che alla fine scorre via senza lasciare qualcosa che vada realmente ricordato dal punto di vista cinematografico.