la parola ai giurati regia di Sidney Lumet USA 1957
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la parola ai giurati (1957)

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locandina del film LA PAROLA AI GIURATI

Titolo Originale: TWELVE ANGRY MEN

RegiaSidney Lumet

InterpretiHenry Fonda, Lee J. Cobb, Ed Begley, E.G. Marshall, Jack Warden, Martin Balsam, John Fiedler, Jack Klugman, Ed Binns, Joseph Sweeney, George Voskovec, Robert Webber

Durata: h 1.36
NazionalitàUSA 1957
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1957

•  Altri film di Sidney Lumet

Trama del film La parola ai giurati

Dodici uomini sono chiusi in camera di consiglioper decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte, e sembra quasi cosa fatto, visto che solo uno dei giurati è contrario al verdetto di colpevolezza...

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Voto Visitatori:   8,86 / 10 (125 voti)8,86Grafico
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Voti e commenti su La parola ai giurati, 125 opinioni inserite

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matt_995  @  01/12/2016 16:23:23
   9 / 10
C'è poco da fare... i classici, quando sono davvero classici, rimangono sempre attuali. Ma ci sono dei classici in particolare, in cui, fatte le piccole dovute differenze, la storia raccontata potrebbe essere tranquillamente raccontata anche al giorno d'oggi e non cambierebbe niente! Un esempio che mi viene in mente è "M - il mostro di Dussendorf".
Un altro esempio è chiaramente questo "12 angry men" che resta, a 59 anni suonati, ancora spaventosamente attuale.
Spaventosamente attuale è infatti il tema dell'intolleranza per come affrontato. Intolleranza che non deriva dal non poterne più di una determinata condizione di disagio. E' intolleranza che invece deriva dalla frustrazione, dallo stress, dalla RABBIA della nostra caotica vita quotidiana, come spiega benissimo il giurato n. 7 in un suo bellissimo monologo. E' infatti a causa della frustrazione personale, dello stress e soprattutto della rabbia che germoglia e cresce in noi (e in ognuno in modo diverso, come si evince brillantemente dal film) che gli 11 giurati all'inizio scelgono di votare favorevoli alla condanna del ragazzino. E' a questo punto che quel genio di Lumet decide di inquadrare i giurati con inquadrature stranamente rialzate. I dodici uomini sono rimpiccioliti. sembrano formichine che corrono indaffarate in un formicaio. Persone guidate non dalla ragione ma dall'istinto animale.
La telecamera si abbasserà poi gradualmente durante l'arco narrativo, come anche si placheranno gli animi degli 11 arrabbiatissimi giurati, fino all'ottimo finale con Fonda e Sweeney (il vecchio giurato n. 7) imponenti e forti all'uscita del tribunale.
Un film che quindi dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole. Un film che fa incazz.are, indignare, amareggiare ma che alla fine è una testimonianza clamorosa sul valore del rispetto e della tolleranza.

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Ultima risposta 14/03/2018 00.05.31
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Goldust  @  07/01/2015 11:46:32
   10 / 10
Al suo debutto sul grande schermo Lumet piazza già il capolavoro della vita: nascosto in quello che sembrerebbe essere un mero esercizio di stile "La parola ai giurati" è la cartina di tornasole delle contraddizioni della società americana ed una lucida riflessione sui limiti del proprio sistema giudiziario. Nell'aspro scontro nella camera di Consiglio la forza della dialettica e del confronto spazzeranno via ottusi preconcetti, slanci razzisti, superficialità ed indecisioni varie per conquistare, se non la verità assoluta, qualcosa che sembra somigliare molto a quell'atto di giustizia che dalle premesse sembrava potesse essere solo un miraggio. E' un film che si segue con il fiato sospeso e con il cuore in gola, rigoroso nello sviluppo dei tempi drammatici ed ineccepibile nel saper dosare e rilanciare la tensione nervosa sfruttando a meraviglia l'ambiente claustrofobico della stanza chiusa, infallibile quindi nella sua costruzione e tremendamente coinvolgente. Gli attori impiegati sono tutti più che perfetti ( ho odiato l'umorismo fuori luogo e la manifesta superficialità di Jack Warden, ma è quello che voleva il regista no? ) con una menzione particolare per il gelido agente di cambio interpretato da E.G. Marshall, fino alla conclusione il più duro da scalfire nelle sue comunque razionali posizioni.
Una pellicola magistrale, una di quelle che amo di più e che non mi stancherei mai di rivedere.

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Ultima risposta 24/09/2018 18.51.18
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DogDayAfternoon  @  19/05/2013 17:53:02
   8 / 10
Cinema d'altri tempi. Impensabile oggi girare un film tutto in una stanza con dodici persone che non fanno altro che parlare. Cosa manca oggi rispetto ad allora? Semplicemente gli attori (metterne insieme 12 così bravi sarebbe una mission impossible) e la sceneggiatura!
Il film è costruito benissimo, porta chi lo guarda a ripercorrere la vicenda passo per passo insieme ai giurati, a provare i loro stessi dubbi e le loro stesse certezze. La caratterizzazione marcata di ogni personaggio, seppur un po' troppo buonista, contribuisce a coinvolgere ed appassionare lo spettatore.

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Ultima risposta 23/03/2016 08.04.34
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kingofdarkness  @  03/04/2013 09:32:42
   9 / 10
Ottimo dramma giudiziario, perfettamente realizzato e curato nei minimi dettagli, sicuramente il migliore nel suo genere.
La sceneggiatura è letteralmente perfetta, così come le prove degli attori (che classe Henry Fonda, ma bravi anche tutti gli altri)
Nonostante io non sia un amante del genere (anzi, sono addirittura un po' prevenuto nei confronti dei film eccessivamente "parlati"), devo dire di essere rimasto assolutamente affascinato da questo gioiellino di Lumet.
Trovare difetti è veramente difficile, il film parte quasi in sordina ma ci mette pochissimi minuti a catturare l'attenzione dello spettatore, trascinandolo in un vortice di emozioni e di tensione che solamente i titoli di coda riusciranno a smorzare.

Il ritmo è costantemente alto, con addirittura dei picchi nei quali è altissimo (se pensiamo che la location è una stanza 5 metri per 5…) e la regia è magistrale (anche se, come detto sopra, è la sceneggiatura il punto forte del film)

Non serve dilungarsi troppo nel descrivere tutti gli altri pregi della pellicola, credo che la media voti parli da sola….aggiungo solo che se siete dei veri amanti del cinema, almeno una visione è d'obbligo.
La nomea di "cult senza tempo" se la merita tutta.

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Ultima risposta 03/04/2013 20.04.14
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PignaSystem  @  23/06/2011 23:43:55
   8 / 10
12 attori + 1 solo luogo + un grande regista=Capolavoro
90 minuti che coinvolgono e che fanno riflettere, l'esordio di Lumet è una perla del Cinema.

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Ultima risposta 24/08/2011 23.24.40
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Rockem  @  21/02/2011 20:38:46
   8 / 10
Cosa si può fare potendo disporre di tanta stoffa cinematografica...un film soddisfaciente e coinvolgente costruito quasi esclusivamente all'interno di una stanza, con uniformità di tempo, spazio ed azione. Le qualità del teatro integrate dall'azione e dagle effetti cinematografici. Maestrale e padre di tante altre pellicole moderne.

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Ultima risposta 04/08/2011 11.36.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  20/09/2010 14:49:20
   9½ / 10
Dodici uomini di una giuria si ritrovano in consiglio per stabilire le sorti di un ragazzo accusato di aver accoltellato il padre. Il verdetto per aver valore deve essere unanime, e se fosse di colpevolezza, la pena sarebbe la sedia elettrica. Di questi dodici uomini, undici votano subito, irremovibilmente e senza dubbio a favore della colpevolezza: c'è chi ne è fermamente convinto, chi segue la corrente, chi si attiene alle testimonianze, chi ha i suoi impegni, chi vuole farla breve per non perdere tempo, e chi giudica in base alla classe sociale del pregiudicato. Un uomo solo si oppone, il giurato n°8: non è convinto dell'innocenza del ragazzo, ma prima di farlo condannare a morte, vuole riesaminare tutti i fatti per essere sicuro di non commettere un'enorme errore che certamente finirebbe per distruggergli la coscienza. Dal momento della sua opposizione, ha inizio un'acceso e agguerrito dibattito, che si prolungherà per ore, alla ricerca della verità. Esplosivo esordio di Lumet, che ancora oggi mantiene tutto il suo fascino e si rivela un film potentissimo e di estrema attualità. Un dramma claustrofobico, tagliente ed estremamente teso, girato in una sola stanza a farci sentire lo stress, la stanchezza e l'insicurezza degli occupanti, e capace di coinvolgere lo spettatore per tutta la sua durata grazie all'intrigante sceneggiatura ricca di emozioni e alle intense ed eccellenti prove d'attore di tutti (e dico tutti) i protagonisti, uomini comuni e con le loro debolezze in cui chiunque si può riconoscere. Un'opera ineguagliabile, reale, sofferta e senza scadenza, che a distanza di più di 50 anni fa ancora la sua figura imperiale, e soprattutto, dimostra a tutti di come il cinema negli ultimi tempi sia veramente caduto in picchiata verso il basso. Capolavoro irraggiungibile.

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mah.non.so.  @  09/05/2010 11:58:22
   9½ / 10
Film geniale, ma alla fine è troppo semplice esser d'accordo con Fonda. Perfino una persona con i pregiudizi gli darebbbe ragione.

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Ultima risposta 04/08/2010 02.53.34
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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  08/12/2009 18:07:56
   8½ / 10
Al tempo che fu, lo guardai con altre 11 persone già poco propense, ché dicevano d'aver di meglio da fare, ma che s'erano ormai assunte l'impegno della visione; e che anche alla fine, unicamente per andarmi contro, concordavano sul fatto che il film facesse schifo finendo per autoconvincersene. Iniziai dunque a sollevare dubbi secondo i quali potessero presumibilmente essere in torto, motivando, rimanendo sì sulla mia idea ma senza imporla come verità inattaccabile: i fatti l'indicavano già da sé. Cominciò poi a piovere. Difficile dire quanti volessero davvero ascoltarmi e chi invece me la dava vinta giusto per farla finita quanto prima, tra una deprecazione e l'altra, anche se andarsene con quell'acquazzone improvviso non era certo il massimo.
Quando finimmo di discutere, anche la pioggia era appena cessata. Ho un ricordo un po' sbiadito del resto, d'altronde è passato mezzo secolo, ma ho ancora ben in mente la calorosa e sincera stretta di mano che ricevetti dal membro di quel gruppo che stimavo maggiormente. E non mi occorreva nient'altro.

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Ultima risposta 08/01/2012 15.49.07
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Tony Ciccione90  @  08/10/2009 18:17:25
   9 / 10
Un film girato quasi esclusivamente in una stanza se non annoia ma coinvolge lo spettatore e lo stupisce, allora è un capolavoro. E' il caso di questo magnifico esordio del grande Lumet. Da vedere, rivedere e venerare. Grazie, Julian.

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Ultima risposta 08/10/2009 18.52.02
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The Legend  @  11/07/2009 23:03:03
   5 / 10
Vale lo stesso discorso (che ho) fatto per Quinto Potere.

Film che ai tempi in cui fu girato poteva apprire (e magari legittimamente lo era) un autentico capolavoro, ma che adesso accusa la stanchezza dei 50 e passa anni che porta sulle spalle.

In alcuni momenti appare di un'ingenuità disarmante (non svelo i particolari, a beneficio di chi lo dovesse ancora vedere). Ma è colpa mia che l'ho visto solo l'anno scorso, nel 2008, con gli occhi smaliziati di un utente superesperto del Terzo Millennio che ha già visto tutto (o quasi) nella propria vita.

L'insufficienza rispetto a Quinto Potere è però qui meno grave, perchè in TWELVE ANGRY MEN almeno ci sono attori con la a maiuscola che emozionano e non si scordano facilmente.

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Ultima risposta 21/09/2009 14.49.43
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  30/06/2009 06:17:14
   8 / 10
Il film si svolge interamente dentro una stanza, dove dodici giurati discutono sulla sorte di un giovane accusato d'omicidio. Raccontato così, sembra noiosissimo: ed invece niente affatto. Anzi, coinvolge e tiene sveglia l'attenzione dall'inizio alla fine.
E' giusto condannare a morte una persona? Mettendo sul banco delle prove i preconcetti, qui Lumet prende una netta posizione; ma lo fa ragionando.

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Ultima risposta 21/09/2009 18.21.08
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JOKER1926  @  10/06/2009 02:32:10
   8 / 10
"La parola ai giurati" di Lumet è una pellicola teoretica che sfocia in complessi dilemmi concettualistici conducenti in idee quasi "razziste" avvolte in una mostruosa successione di preconcetti.

Il regista si supera e confeziona una pellicola sublime, innanzitutto partendo dal piano tecnico c'è da segnalare una grande fotografia, lo spettatore è quasi "integrato" nella famigerata sala; inoltre le suggestive inquadrature vanno a sigillare la magnificenza tecnica; da lodare ovviamente gli attori, su tutti Henry Fonda in una prestazione magistrale.

"La parola ai giurati" presenta una trama eccezionale, a tratti il film sfocia quasi nella pura genialità, pellicola vibrante senza noia che con il tempo attrae sempre di più; i dialoghi perfetti, le accese discussioni, le analisi dei giurati, i pregiudizi dei giurati incrementano ovviamente le già tante positività del film.
Il film è dettagliatissimo, con il tempo, in modo prettamente graduale il giurato (Fonda) "ammalia" le menti degli altri, è l'apoteosi… I concetti empirici di difesa e di accusa riguardo il giovane accusato annebbiano la mente dello spettatore guidandolo sui binari della massima incertezza, della superba ambiguità…
Insomma nella stanza vengono esposti moltissimi concetti, lo spettatore (è un fatto soggettivo ma facoltativo) deve "captare" e (se vogliamo) "giudicare" il ragazzo ma tale processo è molto difficile, quasi impossibile…

Inoltre Lumet con "La parola ai giurati" delinea in modo quasi indiretto le varie personalità degli uomini, insomma il caso del ragazzo è un mezzo imprescindibile per delineare i dubbi e i concetti di pietà e di vita dei giurati, l'ultima scena nella stanza è metafora (vedi fotografia); Lumet risulta essere quasi impeccabile e fa (letteralmente) impazzire il pubblico.

"La parola ai giurati" è un incommensurabile tragitto nella psiche umana, nei pregiudizi degli uomini; Lumet inoltre inserisce delle cruciali metafore come la pioggia siglando a tratti la perfezione; "La parola ai giurati" è un inno di denuncia contro la superficialità umana e Lumet cerca di indirizzare l'uomo verso la luce fatta da ragionevolezza, speranza e fiducia nel prossimo… Opera della concezione …

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Ultima risposta 25/06/2009 00.19.22
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#Lou  @  04/06/2009 17:57:29
   9 / 10
Semplicemente geniale.
Sono rimasta sbalordita.
Da vedere assolutamente.
Non so che altro aggiungere.

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Ultima risposta 05/06/2009 09.39.18
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Macs  @  18/10/2008 22:39:27
   7½ / 10
E' un buon film, che sicuramente va visto. Le interpretazioni sono eccellenti, il ritmo è ottimo e il film incalza lo spettatore tenendolo incollato. Non griderei però al capolavoro, e la media dei voti mi sembra eccessiva. Il motivo? Perchè Henry Fonda ha buon gioco nella sua opera di instillare il dubbio, solo grazie al fatto che il dibattimento in aula è stato quanto di più ridicolo e disastroso cui si potesse assistere. Il processo è stato completamente lacunoso, le obiezioni che muove Fonda sono quasi tutte ovvie. Egli ha buon gioco proprio perchè fa leva su queste incredibili lacune. Voglio sperare che i processi veri, nella realtà, siano condotti in maniera ben più professionale.

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Ultima risposta 12/11/2008 23.39.19
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  22/08/2008 12:19:15
   9 / 10
Il più Premingeriano dei film di Lumet: non verremmo mai a conoscenza dell'innocenza o della colpevolezza del processato, ma il regista, attraverso 12 personaggi ognuno caratterizzato diversamente dall'altro, mostra l'ambiguità della verità e della realtà percipita e percebibile.
Straordinario come sempre l'uso dello spazio, praticamente un unico interno, e di straordinaria forza espressiva i primi piani ed il taglio dell'inquadratura degli stessi; ad un certo punto si suda pure con loro. Grandissima schiera di attori.

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Ultima risposta 07/09/2008 18.24.53
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  09/07/2008 13:45:50
   9 / 10
Un vero e proprio gioiello questo film di Sidney Lumet. In poco più di un'ora e mezza il regista riesce a rappresentare diverse tipologie umane, creando una sorta di "summa" della società occidentale -analizzata sotto diverse prospettive, dalla quale poi si prende lo spunto per una profonda riflessione sulla natura dell'uomo.
Dodici giurati, chiusi camera di consiglio, devono decidere della sorte di un giovane imputato accusato di parricidio. Il quadro che emerge dal raffronto delle varie opinioni si configura da un lato avvilente, in quanto mette in luce la mentalità ottusa e retrograda di una società che, per quanto avanzata, si manifesta tuttavia schiacciata dal peso dei pregiudizi classisti; e dall'altro più indulgente nel momento in cui dimostra come i pensieri e i comportamenti palesemente iniqui siano spesso il frutto non di una natura umana ontologicamente meschina, bensì di traumatiche esperienze di vita pregresse. Ed è proprio su questo punto che si incardina l'analisi ("psico-sociologica") del giurato impersonato da Henry Fonda: il modo in cui si giudica una persona difficilmente si presenta come obiettivo, atteso che esso risulta condizionato e inficiato da elementi di carattere sia psicologico sia "pregiudiziale", i quali determinano una distorsione della realtà portando il soggetto a vedere il male dove ve ne è e viceversa. Detta analisi, caldeggiata scrupolosamente e puntigliosamente dal suo sostenitore, instillerà poco alla volta nei diversi giurati, dai meno convinti ai più coriacei, il ragionevole dubbio fino ad ingenerare in essi il ribaltamento del proprio punto di vista. Ciò che inizialmente appare fermo e incontrovertibile si sgretolerà lentamente, lasciando spazio soltanto ai dubbi e alle incertezze e soprattutto ad una importante presa di coscienza: niente è come appare superficialmente; ogni vicenda umana va soppesata e scrutata attentamente e cercando di mondare il proprio punto di vista da qualsiasi sovrastruttura che ne costituisca una potenziale alterazione.
Un legal-movie esemplare, nel quale la sostanza del tema di fondo è accompagnata da una impeccabile forma registica (fatta di tempi e movimenti mirati) tesa a evidenziare il conflitto interiore che tratto tratto prende piede nei vari protagonisti, le cui caratterizzazioni sono altresì esaltate dalla scelta di ambientare interamente il film all'interno di uno spazio chiuso.

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Ultima risposta 10/07/2008 15.36.33
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/10/2006 08:33:05
   8½ / 10
"Il punto era se seguire le limitazioni e non dilatare la sceneggiatura televisiva originaria, oppure se operare un'apertura.
Decidemmo di restringerla ulteriormente dal punto di vista visivo.
Mano a mano che il film procedeva scelsi di usare lenti a piu' alta lunghezza focale così da chiudere il soffitto sulle teste, le pareti sul tavolo dei giurati.
Li rinchiusi in uno spazio sempre piu' piccolo al fine di accrescere il senso claustofobico della situazione. Ci volle una grande tecnica. Insieme al direttore della fotografia Boris Kaufman elaborai un tipo particolare di luce. Il pubblico, grazie a D.io, non si è accorto di tutto cio'. Ma lentamente nel film quella stanza diventa sempre piu' piccola" (cfr. Sidney Lumet)

Con queste parole Lumet commenta questo suo straordinario esordio cinematografico, un classico del cinema giudiziario, e inaugura una serie di opere (ripensandoci, è uno dei primi registi americani ad usare questa tecnica) girate interamente in una stanza, come un "teatro filmato" (pensiamo anche al bellissimo"Lungo viaggio verso la notte").
Anche negli esterni, la sua tecnica non si discosta di molto: persone che vivono nello spazio ristretto di un quartiere ("uno sguardo sul ponte") o nell'incubo monolitico di una metropoli ("il principe della città" il suo film piu' ambizioso).
Forse "la parola ai giurati" è oggi un po' datato, ma conserva intatto il suo incredibile fascino: alla cura tecnica prevale una sorta di distruzione reattiva dei giurati, consci delle proprie scelte influenzate dalla loro vita quotidiana (straordinario in tal senso Martin Balsam, il "colpevolista").
In un certo senso è un'allegoria: mentre si decide il destino di un uomo, l'espiazione vera, la condanna, è di chi deve prendere una decisione tanto determinante e difficile per il reato altrui.
Un vero e proprio capofila e antisegnano del genere

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Ultima risposta 01/10/2006 20.03.12
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