All'età di 51 anni e dopo 20 mesi di disoccupazione, Thierry inizia un nuovo lavoro che lo porta presto faccia a faccia con un dilemma morale. Quanto è disposto ad accettare per mantenere il suo posto di lavoro?
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Un buon film sull'attuale crisi e sulle difficoltà nell'inserimento nel mondo del lavoro. Un racconto sulla complicata ricostruzione lavorativa in una realtà globale sempre più selettiva e distruttiva, che spesso chiede cose che le persone di mezza età non possono avere per forza di cose. Molto realistico anche nelle scelte di regia, tra piani fissi e movimenti ridotti al minimo, è troppo statico e soprattutto non riesce ad emozionare come ci si aspetterebbe da una pellicola di questo tipo.
Mi dispiace veramente per questo film, gli argomenti trattati sono purtroppo una verità .Posti di lavoro, centri per l'impiego,ecc...però, il film ha un ritmo inspiegabile, alle volte capita che alcune scene sono troppo lunghe, va bene il realismo, ma comunque non giustifica la regia troppo rilassata e poco incisiva secondo me. Bravo Lindon.
Scusate, la scena del vecchio che per sbaglio ruba le due fette di carne, non vi pare che duri giusto un po troppo? Deve pagare...non ho i soldi con me....se paga è meglio...pagherei, ma non ho i soldi....se paga finisce qui...non ho soldi questo mese...se paga è meglio....mi dispiace non ho soldi con me...se paga è meglio....mi vedrò costretto a chiamare la polizia se non paga...ripeto non ho i soldi...ma se le pagasse sarebbe meglio...eh che non ho....oh OH OH NON PUOI FAR DURARE UNA SCENA COSI TANTO C***O!!!! Il concetto è chiaro...ma porca miseria sono ingenuità queste.. poteva rendere questa scena mille volte meglio anche con attori non professionisti come in questo caso...
Al di là della trama (semplice in se stante) la pellicola si pone di decifrare con piglio da documenterio la differenza di atteggiamenti che è costretto a subire un uomo quando viene catapultato in una nuova realtà lavorativa particolarmente frustrante. La morale unita alla spersonalizzazzione deella gente in questo film è proprio bassa e ci fa capire verso quale schifoso sistema lavorativo stiamo andando. Finale ineccepibile,drammatico e senza compromessi. è chiaro il film è bello,ma stantio nel ritmo e non credo sia per tutti.
Occasione persa, sicuramente. La pellicola è sicuramente significativa per quanto riguarda la situazione del mondo del lavoro oggi e di come sia difficile, soprattutto ad una certa età trovarne un altro. In realtà io l'ho trovato efficace solo nella prima parte, nella seconda parte, quando lui trova lavoro, si dà spazioad una componente che dal protagonista non viene accettata: la giustizia. Perchè mai un dipendente che ruba o che fa un comportamento illecito deve essere graziato, quando fuori ci sono migliaia di persone che arderebbero per il suo posto? Il protagonista, un bravo Vincent Lindon, si ribella a modo suo, ma la svolta finale è fin troppo energica ed emotiva.
Nel suo rigore e nella sua apparente freddezza La legge del mercato è un ritratto efficace nella sua sottile crudeltà di quel disagio chiamato disoccupazione. Le difficoltà di uomo di cinquant'anni costretto a doversi ricollocare sul mercato, di iniziare di nuovo da capo per non perdere quelle sicurezze acquisite da una vita di lavoro. E' un ritratto dove molti, purtroppo, ci si possono riconoscere ed empatizzare con il suo protagonista, uno straordinario Lindon, che vine lentamente stritolato da un meccanismo senza volto. Un percorso costellato dai suoi lati grotteschi in cui lo Stato ormai non offre più una tutela sufficiente, facendo dei corsi di formazione inutili per dei lavori dove non verrai assunto, perchè il mercato ormai ha soppiantato le tutele di uno stato debole e inetto. Dal grottesco si passa all'assurdo nella sequenza su come presentarsi ad un colloquio di lavoro: esperienza e competenza lasciano il posto a posture, tono della voce, modo di vestirsi ecc. Il lavoratore come una escort che si offre alle risorse (di)sumane. e quando trovi un lavoro, si assiste e si diventa malgrado tutto complice nell'umiliare le miserie altrui, a spiare e denunciare, a togliere dignità. Il mercato non fa sconti a nessuno, perchè non ha una coscienza e cerca di sradicare quella dell'individuo. Lindon è sempre presente nelle scene, con un volto leggermente scavato e dominato da un'espressione come di una persona che ingoia rospi su rospi. Fino a che punto un individuo ancora dotato di una coscienza può sopportare questo. Un film dallo stile quasi documentaristico e scarno, ma di una violenza psicologica che lascia il segno. Deve qualcosa al cinema dei Dardenne ma il regista francese sembra aver imparato bene la lezione.