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Alla ricerca di qualcosa riguardante la De Havilland (che, ahimé, conosco ancora troppo poco), la prima pellicola in cui m'imbatto è questa. Beh, in definitiva fatico davvero tanto a trovare un singolo aggettivo che possa descriverne lo spessore e la grandezza: perché sì, questo è un film davvero immenso, tratta una tematica ai tempi così difficile da affrontare senza scatenare un putiferio nell'opinione pubblica e, a mio modo di vedere, non ha nulla (e ribadisco nulla) che non funziona. Regia? Litvak è semplicemente eccezionale e, tra i pochi suoi film visti, questo va dritto in cima alla lista: immagini in sovrapposizione, primi piani a dir poco stupefacenti (oltre che perfetti nel loro tempismo) e uno stile asciutto e senza fronzoli ma che riesce ugualmente a gettarti all'interno del manicomio, quasi a fianco alla protagonista e ai suoi tormenti. In più c'è quella costruzione a flashback che non fa perdere un colpo alla vicenda. Il merito direi va anche a una sceneggiatura di ferro che scava così bene e così a fondo nel personaggio di Virginia, senza tralasciare spaccati estremamente realistici di come può essere la vita all'interno di un manicomio. L'alternanza tra i drammi della donna e la realtà manicomiale risultano talmente naturali e fluidi da far sì che il film scorra meravigliosamente nella sua ora e quaranta di durata. Per non parlare del sonoro (premiato poi con la statuetta)... o del senso di angoscia e inquietudine che si respira a ogni fotogramma. Poco da aggiungere, qui siamo in quella nicchia del cinema con la "C" maiuscola, e la conferma arriva con la performance fenomenale della De Havilland. Cosa dire della sua interpretazione? Niente, è talmente elevata in ogni sua sfumatura da meritare di essere vista e rivista, conservata negli annali delle più grandi interpretazioni della storia cinematografica. A questo punto viene spontaneo chiedermi cosa abbia tirato fuori ne "Lo specchio scuro" per portarsi a casa una statuetta qui solo avvicinata. Ho tralasciato il resto del cast non perché deluda, semplicemente viene soverchiato dalla grandezza della De Havilland. Glenn non è affatto male mentre il Stevens, il marito di Virginia, ha un ruolo piuttosto defilato. Doveroso, invece, citare Celeste Holm, seppur in una parte non proprio da protagonista.