Dopo il furto della propria bicicletta, mezzo che gli permetteva di lavorare, un uomo vaga per la città con tutta la famiglia sperando di poterla ritrovare. Preso dalla disperazione non gli resta che rubarne una a sua volta ma viene bloccato dalla polizia...
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De Sica era un grandissimo e questo film ce lo dimostra. Attori non professionisti sono forse necessari per immedesimarsi nelle condizioni di degrado e povertà e per non evocare nello spettatore segni di irrealismo. Bellissima la recitazione del bambino, che è il vero capocasa, lavora, prende il padre per mano quando sbaglia e gli fa notare gli errori. Commovente il finale. Ovunque si svolga la scena, al centro c'è la povertà degli essere umani: funzionari indisponenti, borghesi bigotti, miseri ladri. E questo entra dentro l'anima dello spettatore, ricordandoci chi siamo, da dove veniamo e che non sappiamo dove andiamo. Il protagonista alla fine è il popolo, il pretesto della ricerca della bicicletta serve ad esemplificare una condizione generale, ripresa nelle scene collettive dei mercati illegali, dei conniventi del ladruncolo, dell'enorme massa di lenzuola impegnate al banco dei pegni. Scioccante e con un interrogativo: siamo sicuri che oggi il mondo sia sostanzailmente diverso e che questo film non abbia valenza universale?