Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Un vero capolavoro di narrazione e regia che oggi si apprezza - oltre che per il quadro perfetto di un'epoca e di un mondo - soprattutto grazie ad una potenza visiva modernissima. Fellini usa al meglio musica e fotografia (davvero sublime), accompagnando lo spettatore in un viaggio molto lungo (tre ore di film) nella desolazione di un uomo che non sa scegliere o forse non vuole il mondo in cui appartenere.
Un ritmo fluviale che unisce episodi apparentemente slegati, con una regia fluidissima, che ritraggono una "dolce vita" di ambiguità, mediocrità umane che sono anche il riflesso della società italiana - tra il peso del cattolicesimo e i moti interiori di un nuovo pensiero civile (che esploderà anni dopo).
La capacità di non giudicare i suoi personaggi, senza quella partecipazione emotiva di tanta commedia all'italiana, è un pregio notevolessimo del film.
Moltissime le sequenze memorabili... impossibile non amarlo!