Affascinante danzatrice a piedi nudi in un cabaret spagnolo è scoperta da un regista americano che la lancia come star di Hollywood, ma le sue frustrazioni sessuali la rovinano.
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Non sembra essere nelle mie corde: troppo prolisso, troppo compiaciuto della sua verbosità e troppo ingenuo nel finale, con delle trovate che spiazzano in negativo. Nulla da dire su cast e regia, i nomi parlano da soli, mentre la sceneggiatura non mi ha entusiasmato troppo, per i motivi già citati.
Non bastano un grande regista e un cast di stelle per fare un gran film, e nemmeno un oscar, anche sopravvalutato dal mio punto di vista. Alcune scelte registiche sono sicuramente da sottolineare, cosi come il montaggio che racconta la vicenda da diversi punti di vista, ma è il ritmo che manca a questa pellicola. Inteminabili dialoghi poco brillanti, piu' da teatro, appunto, che da cinema. Finale piuttosto deludente in linea con tutta la pellicola.
Ennesimo grande film di Mankiewicz, che stavolta scandaglia la turbolenta vita privata di una stella hollywoodiana servendosi di quattro potenti flashback. Non vi è traccia della vita lavorativa della bella Maria, lo spazio è riservato alle sue avventure ed ai suoi tormenti amorosi; supportato da dialoghi meravigliosi e da un comparto attori di razza, è un affresco pessimistico di una società dell'apparenza contraddistinta da inganni, sotterfugi ed avidità di ogni tipo. Troppo lungo e troppo parlato, ma come sempre elegantissimo nella forma ( da vedere la scena nel club di Madrid, con l'ingresso in scena della Gardner - mai ripresa direttamente - che si specchia nell'ammirazione del folto pubblico maschile presente ).
Ho deciso di vederlo solo perché ammiro profondamente il grande Bogey. Il film non è male nel complesso, ma c'è qualcosa che non funziona. Affascinante la Gardner, un pò eccessivo il finale.
Film paccottiglia, merita di essere visto solo per la straordinaria bellezza di Ava. Ridicolo Brazzi, e ridicolo cognome Torlato-Favrini (ci hanno cacciato da un cinema di parigi per le risatacce...)
Bellissimo. Un film in anticipo sui tempi (e per questo sottovalutato un po ovunque) che distrugge il mito hollywoodiano del successo attraverso la storia di una Cenerentola sfortunata che lotta per conservare il suo senso di libertà, che sia esso racchiuso pure nell'atto di camminare scalzi nei momenti di distensione non ha importanza. Una narrazione frammentata in più flashback, che parte e termina durante il funerale della diva cantata da Mankiewicz, una Ava Gardner altera e misteriosa, quasi impalpabile nella sua superiore bellezza, in una delle sue prove più belle di sempre. Un film magnifico che andrebbe indagato con attenzione.
Melodramma scritto e diretto da Mankiewicz e basato (o semplicemente inspirato) sulla vita di Rita Hayworth. La sceneggiatura, sapiente e ben scritta, racconta la storia attraverso i differenti punti di vista dei personaggi. Il ruolo di Maria Vargas fu proposta alla stessa Rita Hayworth, che rifiutò. L'opera di Mankiewicz conduce ad un'amara riflessione sul mito della bellezza femminile e sull'incapacità dell'essere umano di raggiungere la felicità, oltre all'inconcigliabilità fra il desiderio e la soddisfazione dello stesso, fra la realtà e la sua proiezione, fra l'essere e il dover essere, fra l'apparenrza e la sostanza. Impeccabili Bogart e Brazzi; affascinante e coinvolgente Ava Gardner. Molto buona la regia di Mankiewicz. come non ricordare la scena della danza della Vargas in cui non viene mai mostrata la donna, ma soltanto l'entusiasmo che ella suscita sul volto del pubblico. Una pellicola che, se avesse avuto cadenze più cinematografiche e meno teatrali, avrebbe potuto assurgere a capolavoro. Edmond O'Brien nel ruolo di Muldoon conquistò l'Oscar come miglior attore non protagonista.