j. edgar regia di Clint Eastwood USA 2011
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j. edgar (2011)

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locandina del film J. EDGAR

Titolo Originale: J. EDGAR

RegiaClint Eastwood

InterpretiLeonardo DiCaprio, Naomi Watts, Josh Lucas, Lea Thompson, Ed Westwick, Armie Hammer, Dermot Mulroney, Judi Dench, Jeffrey Donovan, Stephen Root

Durata: h 2.16
NazionalitàUSA 2011
Generebiografico
Al cinema nel Gennaio 2012

•  Altri film di Clint Eastwood

Trama del film J. edgar

La vita di J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI per oltre mezzo secolo, è caratterizzata da un lato dal suo operato pubblico e dall’altro dalla complessa e chiacchierata vita privata. Circondato sempre dalla fedele segretaria Helen e consigliato dalla rigida madre Anne Marie, Hoover contribuisce a creare il mito dell’organizzazione investigativa federale americana, occupandosi in prima persona di riorganizzarne struttura e metodi applicativi e di condurre la lotta contro il mondo dei gangster. Mentre il suo potere cresce a dismisura, fino a intimorire anche i presidenti americani, molte voci cominciano a insinuare dubbi sul vero legame che intercorre con il braccio destro Tolson, sospettato di essere il suo amante. 

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Voto Visitatori:   6,51 / 10 (131 voti)6,51Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su J. edgar, 131 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

genki91  @  31/01/2014 14:24:28
   7 / 10
Senza infamia né lode, il biografico diretto dal maestro Eastwood, che da qui luogo alla sua performance minore fra quelle che ho personalmente visionato, ma che resta comunque di buon livello. Complice un DiCaprio sempre straordinario e che sarebbe meritevole di maggior considerazione nell'olimpo dei più grandi.
Le parti più interessanti sono quelle che riguardano Edgar e Tolson, il loro rapporto su cui mai veramente si avrà una certezza e sicuramente quello in cui esce la maggior parte di umanità del vecchio pignolo. Contraddizioni e controversie escono alla larga nel profilo di Hoover, mai sicuro al cento per cento di sé stesso e con il continuo bisogno della presenza di qualcuno, sia esso la madre, la segretaria, o il suo braccio destro.
Con un'intelligenza superiore alla norma, affetto da una balbuzie nervosa e quasi mai in prima linea, se non per effettuarne gli arresti, questa è la storia dell'uomo principe che contribuì a rendere il bureau quello che è oggi.
Buono.

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Ultima risposta 31/01/2014 14.25.35
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  01/03/2013 16:24:18
   6 / 10
Una mezza delusione questo film di Clint Eastwood. La storia è interessante ma il film è troppo verboso e pressoché privo di ritmo. Il make up è da denuncia e la voce narrante risulta fastidiosa.
Di Caprio credibile e regia come al solito più che buona.

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/03/2013 16.33.07
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  26/01/2013 17:41:09
   7½ / 10
Ecco un film americano girato con sobrietà ed onestà. Spielberg, impara.
Di Caprio sfodera un'altra interpretazione di altissimo livello incarnando uno degli uomini più ambigui e potenti della storia statunitense: personaggio dalle mille sfaccettature, il film diventa inevitabilmente romanzato specie se il lato che predilige narrare è quello privato. Ovvero quello più difficoltoso. Ma Eastwood da vecchia volpe non si impantana, a parte qualche cedimenti che rende "J.Edgar" un film disomogeneo: racconta anzi con coraggio una storia d'amore (omosessuale, ribadisco, toccando un mito americano a suo modo) senza per questo cozzare con il lato pragmatico e spietato di un uomo "nella stanza dei bottoni". Hoover è restituito quindi molto più fedelmente di quanto mi aspettassi e Eastwood non si nasconde dietro un dito come altri suoi colleghi americani nel narrare personaggi del passato che qualcuno potrebbe considerare intoccabili.
Alcune scene sono perfette poi.

Stupisce che le delusioni maggiori siano proprio sotto il profilo tecnico: una fotografia strana, molto oscura e ombrosa, ma soprattutto un trucco improponibile da fucilazione immediata: se Di Caprio è credibile sempre, lo stesso non si può dire di come lo conciano quando dovrebbe invecchiare il suo personaggio. Problema che non riguarda solamente lui ma tutti gli altri personaggi. Strano, da un professionista come Eastwood.
Per il resto è un biopic vecchio stampo, con i còglioni. Zio Clint ha fatto di meglio sicuramente ma siamo su buonissimi livelli.

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Ultima risposta 27/01/2013 12.14.58
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Rockem  @  31/01/2012 14:46:17
   6½ / 10
Vi piace la storia? Siccome molti di voi penseranno: "Storia? No, no, stiamo scherzando?", allora non dirò che serve un po' di allenamento cronologico per comprendere fino in fondo questa pellicola. Ma sto mentendo. Se togliete il fascino da retroscena che Eastwood propone con questo film, svelando attraverso quali metodi l'Fbi è diventata quella struttura investigativa per eccellenza come tutti noi ora la conosciamo, poco resta sulla "pizza". Certo, una buonissima interpretazione di Di Caprio (da giovane), ma i personaggi invecchiati non convincono proprio. Eppoi c'è troppa abbondanza di oggettività: un po' di maggiore critica - in bene o in male - all'operato del capo Edgar, non sarebbe stonata. Sempre che la sua biografia non sia da considerare essa stessa una critica alle maniere forti e alle fobie statunitensi.

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Ultima risposta 01/02/2012 22.00.59
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7219415  @  26/01/2012 19:08:27
   6½ / 10
Mi dispiace dirlo ma...Clint è decisamente in calo...(invictus...j edgar ma soprattutto hereafter....)

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Ultima risposta 06/02/2012 23.20.27
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  22/01/2012 18:06:17
   8 / 10
Per nulla deluso. Anzi, il film è magnifico e Eastwood il più grande cineasta vivente. All'inizio faticavo a reggere la voce narrante, non amo le realtà romanzesche, con il (falso) modello di Citizen Kane a farsi largo. Tutt'altro. La storia che forse non ci appartiene, ma più che riflettere l'America delle bugie può a ragione identificarsi anche con le menzogne italiche degli ultimi decenni.
Di Caprio anima magistralmente un'ossessione (ben più di Hughes-Aviator) di un volto animato solo da un bisogno patologico di potere. Come è patologica, e il fine giustifica i mezzi, la paura di un paese e la difesa della patria - v, è accaduto anche nell'era Bush - anche a costo di sfasare i sentimenti personali.
Paura del prossimo e macchinazione degli inganni vanno di pari passo, e poi?
Poi, la regia, magistrale perchè insegue la fedeltà la bugia per colpa di un sentimento, come quello della segretaria o del compagno/amico/servo? - in senso Maughaniano - di tutta una vita.
Questo è quello che stupisce a rende grande J. Hoover, il film. E' quando Eastwood sembra guidato da Pinter e dirige una vita ehm coniugale come se fosse... Joseph Losey, diventando tutto a un tratto (mai così) fortemente INGLESE.
Forse c'è meno attenzione per altri particolari, e tutta la vicenda del rapimento in casa Lindbergh è guidata da mano meno sicura, onesta ma obiettiamente poco credibile.
Però questa rappresentazione TOTALE di un mondo oltraggiosamente Fordiano e sconfitto non può che meritare, ancora una volta, un degno plauso

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Ultima risposta 23/01/2012 16.51.07
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  21/01/2012 12:59:04
   7½ / 10
"Non accetterei ad altre condizioni."

E come rifiutare la visione del nuovo film di Clint Eastwood dove troviamo una delle più belle ricostruzioni storiche che siano mai esistite, dove gli ambienti, le scenografie, le singole inquadrature, gli oggetti scenici, i costumi, la moralità, i comportamenti e la polizia sono riportati in modo puntiglioso tanto che il film non annoia per niente visto che lo spettatore viene catapultato ed estratto violentemente tra passato e presente (che rimane comunque un passato recente).

Con un ritmo sostenuto, grazie alla capacità di Eastwood di alternare scene violente con scene drammatiche in giro di pochi istanti, un trucchetto che porta lo spettatore ad essere coinvolto pienamente sul piano emotivo, Eastwood racconta tramite la vita narrata di J. Edgar, il Cesare dell'FBI, interpretato da un Leonardo Di Caprio che si aggira nelle scene tra giovinezza e vecchiaia.

Un aspetto notevole del film e "innovativo" è proprio il fatto di utilizzare maschere per imbrogliare l'eta dei personaggi principali. Grande scelta artistica che tiene il pubblico ancorato ai personaggi, cosa che solitamente non avviene, o almeno, si perde quel legame che si è formato precedentemente, quando nei film generalmente la fisionomia del protagonista cambia in modo falso chiamando in causa attori simili.
Oltre a Di Caprio anche il resto del cast è eccellente e ogni personaggio ha il proprio ruolo, un ruolo che non può passare in secondo piano perché spalle destre della messa in scena del film.

Il film preme su diverse citazioni cinematografiche come NEMICO PUBBLICO nell'era dell'esaltazione dei gangster marcata dal ruolo che giocava il cinema sull'immaginario collettivo e come il seguente PICCOLO CESARE, per spostarsi in film come DEAD MAN WALKING durante la presa di posizionerei del popolo statunitense nell'esaltare la pena di morte citandola come scelta vendicativa che appaga (falsamente) o nella scena, a mio parere, più bella dove Edgar e Tolson litigano pesantemente e risolvono tutto con un bacio, l'amore che scende in contrasto con la guerra, l'istinto tristemente represso della moralità generale come in BROKEBACK MOUNTAIN. Infine riferimento chiaro a PSYCO per tutta la durata del film in particolare nella scena in cui dopo l'avvenuta morte della madre di Edgar esso si mette i suoi vestiti, la sua collana davanti allo specchio e con un gesto deciso, tra il tormento e la disperazione, spezza in maniera liberatoria la collana della madre.

J. EDGAR è un film diverso, che si stacca dagli ultimi lavori del regista dove, sì lo stile si fa sentire, ma egli soprattutto, inserisce un nuovo modo di raccontare, una narrazione attenta e ben studiata. Eastwood approfondisce quello che era la politica statunitense dagli inizi del ventesimo secolo fino a Nixon, una carrellata tra politica, carriera, moralità, relazioni, indagini che si alternano nel ricordo tra flashback sul passato e presente, la storia stessa che prende vita dalle parole di Edgar.
Lo start è nel 1919, dove troviamo un Di Caprio giovanissimo alle prese con i comunisti radicali, passando per i gangster esaltati dalla popolazione conseguenza della Grande Depressione, la nascita del bourau e dell'attuale FBI, riportando le diverse facce del'"America", presidenti passati e contemporanei alla bozza del libro, tirando in ballo l'uccisione di Kennedy, il discorso I HAVE A DREAM di Martin Luther King fino alla morte di Edgar, dove Nixon era in carica come presidente.

Un omaggio da parte di Eastwood al suo Paese, a quella che è e che è stata l'"America" del primo '900, un pensiero di un uomo che ci ha vissuto, che ha potuto vedere i cambiamenti, un uomo che ha votato, un uomo che ha subito, sofferto, un uomo come Edgar.

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Ultima risposta 05/03/2012 00.51.01
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  19/01/2012 22:07:41
   6 / 10
Dopo Shame un'altra mezza delusione.
Tanti i punti a sfavore, primo fra tutti Di Caprio, forse per colpa di un make-up da recita parrocchiale, oppure per un doppiaggio che da decadi massacra ogni performance dell'attore americano, fatto sta che il suo faccione in prima linea per due ore e fischi di proiezione non lo tollero. Una storia fatta di primi piani, sfoghi e monologhi è terreno fertile per un attore di razza - ovvero per il tipo di attore che Di Caprio secondo me non sarà mai.

Detto questo, mi trovo quasi a stroncare Eastwood per la seconda volta di seguito dopo il discutibile Hearafter, ma ho come l'impressione che il vecchio Clint dia il meglio di se nei racconti narrativi dove il cuore del film è rappresentato dall'intreccio tra i protagonisti. Non a caso la tensione in JE si respira a malapena: dopo un'ottima prima parte, la pellicola diventa inutilmente verbosa, la fase descrittiva scandita da salti temporali tra presente e passato funziona fino a un certo punto e il finale soffre di almeno 20 minuti di troppo. Da sopportare con quel cazzò di make-up ridicolo oltre ogni logica.
Non è tutto da buttare - parlo soprattutto di una regia come sempre fantastica - ma qui sulla logica del voto prevale quel pizzico di delusione in più per un film in cui riponevo troppe aspettative.

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Ultima risposta 06/03/2012 12.16.58
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ezequiel  @  12/01/2012 11:44:47
   1 / 10
forse (forse), il film non merita 1. ma mi immolo per tutti coloro che non lo hanno ancora visto, e che si aspettano un film quanto meno godibile, vista la media voti.

il film non è godibile, per nulla. e quei flash back continui, anziché regalare dinamismo, creano solo (tanta) confusione. sicché i cinquant'anni di fbi vengono fatti a brandelli. allo spettatore spetta (ecco perché è spettatore), riconoscere i pezzettini storici di riferimento. Di certo non aiuta il make up, che invece rende risibile il processo evolutivo.

c'è dello spoiler, d'ora in avanti.
spiace continuare, ma è più grottesca la caratterizzazione enfatica contenutistica, che quella fisica.
non si possono abbracciare cinquant'anni della vita di una persona per concentrarsi su un aspetto caratteriale - oltretutto marginale e financo trascurabile. il rapporto con il sesso, con la madre, con se stesso, sono didascaliche manfrine che il regista superficialmente agita davanti alla macchina da presa. il risultato non è solo deludente, ma anche irritante.

si dà il caso che j.e.h. sia stato, insieme all'altro grande capo della cia, uno dei più potenti uomini americani dello scorso secolo. i rapporti con la mafia, i delitti politici, i conflitti cia-fbi, l'omicidio kennedy. niente di tutto questo. cinque minuti di colloquio - imbarazzante - con la segretaria in biblioteca, e 5 secondi (cinque secondi) sprecati per la morte di jfk (suo fratello è morto, clic).

molto bene di caprio e n.watts - che dovrebbe pretendere i risarcimenti.
molto male tutto il resto, compreso il caricaturale r. kennedy e l'ingessato hammer ( che invece si piega agile come un bambino nella scena conclusiva- sic)

la lunghezza non è mai un alibi per abbattere un film, tranne quando il film non sa che farsene di tutta quella lunghezza. un film su edgar hoover potrebbe non finire mai, ma guai a non farlo finire mai senza dire nulla.

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Ultima risposta 21/01/2012 16.50.53
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  10/01/2012 15:24:24
   7 / 10
La mano di Eastwood è inconfondibile nella direzione pulita e onesta di un film che ha sicuramente un significato diverso per uno spettatore degli USA, rispetto a quello che può rappresentare per noi. La biografia di un personaggio storico americano così significativo per gli ultimi 50 anni della politica statunitense, da noi può suscitare interesse e lo suscita eccome, tuttavia non può coinvolgerci emotivamente. Per questo motivo può risultare a tratti piatto, nonostante i continui salti temporali eseguiti con attenta perizia e nonostante l'ottima prova attoriale di Di Caprio.
Tra le mancanze più gravi per un perfezionista quale è Eastwood, la disattenzione al trucco, quello davvero ridicolo.

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Ultima risposta 23/01/2012 18.49.39
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gianni1969  @  10/01/2012 02:19:34
   7 / 10
non mi ha coinvolto piu' di tanto pero la mano di clint si vede sempre.

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Ultima risposta 10/01/2012 08.59.39
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willard  @  09/01/2012 17:38:49
   7½ / 10
"J. Edgar" è la storia della vita di J. Edgar Hoover, che ha rivoluzionato i metodi d'indagine e diretto il Federal Bureau of Investigation (F. B. I.) degli USA per quasi 50 anni.

Un'intensa interpretazione di un grande Leonardo DiCaprio, che impersona uno dei personaggi più controversi della storia americana del XX secolo, in un film diretto dall'altrettanto grande Clint Eastwood che stupisce ancora una volta raccontandoci una storia fuori da qualsiasi schema.

Una splendida fotografia virata al grigio ci ricorda costantemente che stiamo guardando una storia del passato e il passato di un uomo alla ricerca del controllo sugli altri per poter innanzitutto controllare sé stesso e l'insicurezza che lo ha dominato per tutta la vita, all'ombra della forte personalità di una madre ingombrante che ne condizionò profondamente l'esistenza.

E' una storia in cui non vi sono eroi positivi, ma personaggi fastidiosi in un film difficile e con poca azione: affrontatelo consapevoli che lo apprezzerete solo se avete un minimo di conoscenza del personaggio e della storia contemporanea americana.

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Ultima risposta 09/01/2012 17.56.09
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arturo  @  09/01/2012 11:46:43
   4 / 10
Mentre seguivo con la massima attenzione e in lingua originale, ammirando la straordinaria interpretazione (e come ti sbagli?) di Di Caprio, una domanda si formava nella mia mente, dapprima piccola piccola, poi sempre più grande, fino a giganteggiare alla fine a caratteri cubitali scolpiti nel marmo: che m.i.n.c.h.i.a me ne fotte a me di J.Edgar Hoover? Assolutamente niente. Una raffinatissima, inappuntabile, meravigliosamente interpretata rottura di palle colossale.

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Ultima risposta 10/01/2012 09.33.27
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giulyasum  @  08/01/2012 13:13:25
   7½ / 10
J. Edgar non è sicuramente il miglior lavoro di Clint. Di difetti il film ne ha, a partire da quelli più evidenti agli occhi di tutti come il trucco di Edgar e Clyde o il doppiaggio di Edgar anziano che ahimè fanno perdere credibilità ai personaggi. Poi essendo un'autobiografia non bisogna aspettarsi particolari sussulti.. nonostante ciò non ho trovato il film affatto noioso o piatto come qualcuno ha detto.
L'aspetto più bello e commovente del film è sicuramente la rappresentazione che viene fatta di questo personaggio, uomo di grande fama e potere ma irrimediabilmente solo, talvolta goffo e persino deriso. Un uomo che ha colmato il vuoto della sua vita con una guerra spietata al nemico, ad ogni forma di eversione o criminalità, reale o supposta che fosse. Questa guerra è diventata la sua vita, la sua ossessione; ha invaso ogni aspetto della sua esistenza per accompagnarlo fino alla morte.
L'autorità che Edgar sembra rivestire nel suo lavoro si sgretola ogni qual volta il film ci racconta l'Edgar uomo, figlio, amante. Privo di ogni possibilità di controllo sulla propria vita, Hoover è sopraffatto dalle ambizioni e proibizioni di una madre autoritaria e incapace di vivere la sua vera natura e il suo amore per Clyde.
Il film ci racconta una vita ricca di imprese, successi, riconoscimenti per un uomo che, a suo modo, ha contribuito a scrivere la storia del suo paese.. ma qual è la sensazione che ci resta? Un'amara tristezza. Edgar non è un uomo di chissà quali capacità, non c'è genialità in lui eppure è arrivato in alto.
C'è quindi commozione e doppia tenerezza per quest'uomo: è un uomo solo, privo di affetti (o meglio potrebbe averne almeno uno ma si autocostringe a dissimularlo) che cerca di colmare questi vuoti con l'amore e la dedizione per il Bureau: ma anche la sua immagine di eroe nezionale e guardiano della sicurezza del paese conosce il declino a causa di indagini che molto spesso risulteranno essere al confine tra legalità e persecuzione o addirittura si riveleranno vere e proprie violazioni dei diritti civili come nella guerra apertamente dichiarata a Martin Luther King.

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Ultima risposta 11/01/2012 11.37.32
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Wally  @  08/01/2012 01:27:05
   4 / 10
AAA cercasi palle nuove! Le mie le ho perse in sala grazie a questo film!!
Io adoro Clint Eastwood ma questo film mi ha davvero distrutto in due...
La noia la morte
Da evitare

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Ultima risposta 12/01/2012 16.58.42
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rocksoff  @  06/01/2012 18:58:00
   4½ / 10
Ben fatto, attori super.Regia eccezionale.
Ma di una pesantezza inaudita.
La prima parte è di una noia (quasi) mai vista

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Ultima risposta 09/01/2012 15.08.39
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Febrisio  @  05/01/2012 11:20:31
   7 / 10
Vi ricordate William Wallace, l'eroe scozzese, che incitava i propri guerrieri prima di correre verso una guerra sanguinolenta?

J. Edgar rappresenta una versione di incitamento adattata ai giorni nostri; pacato, non epico, reale!, serio, con problemi personali, soddisfazioni professionali, sogni. Un eroe rimasto nascosto nella storia.
Alcuni criticheranno la parola "eroe", ma lo è a suo modo, e mi spiego:

Questo film è un inno all'America di ieri. Quella che dalla grande depressione si è ripresa, che dopo la guerra mondiale ha preso le redini del mondo intero con uomini che avevano fame e voglia di vincere ogni tipo di sfida. Hoover obiettivamente, nel bene e nel male, ha partecipato attivamente alla crescita di un paese. Una persona con l'assoluta capacità di ideare, chiedere, e caparbiamente ottenere i mezzi per svolgere il suo lavoro al meglio. Un punto fondamentale per un semplice uomo. Un eroe, nascosto, oscuro, che ha fatto il suo dovere a costo di prendere decisioni difficili. Un eroe ripeto, atipico al giorno d'oggi, con problemi disequilibrato socialmente, single, solo, che vive con la mamma, omosessuale, ma fondamentale per il proprio paese. Un uomo che era come era, come ogni persona esistente, ha fatto il suo dovere.

Eastwood fa un quadro realistico, di un uomo che soffre e lotta, che ama e fa sacrifici, nascosto, anche sbeffeggiato, immaturo ma che ha degli ideali con l'unico obiettivo per la patria e NON PERSONALI. È un uomo. Semplice.

L'America di oggi avrebbe idealmente bisogno di tanti Hoover in vari contesti per uscire dal suo fallimento annunciato.

Eastwood cita la costituzione, fa retorica a doppio taglio; "la libertà dell'individuo prima di tutto" Le stesse basi che in MANI SBAGLIATE, se osservate alla radice, han dato come risultato la situazione di oggi. Politici come Nixon (solo un esempio per riprendere il film), finanzieri, azionisti, banchieri, che con il potere hanno fatto solo profitti privati e personali. Hoover nella sua eccentricità, non lo ha fatto. il potere era nella mani giuste. L'America di oggi se non cambia è spacciata. Ha bisogno "un Hoover", o cambiare mentalità come i paesi emergenti, vedi Cina.

Questo è un inno. Un messaggio non certamente diretto o banalmente schietto pieno di banalità. Lascia allo spettatore un personaggio difficile da accettare, ma che rappresenta una realtà (anche di parte logicamente) Il film lascia semplicemente un segno nello spettatore; "qualcuno ha fatto qualcosa per la patria". In realtà come messaggio da impiantare nelle menti è più che sufficiente. "L'Hoover" che c'è in te (se c'è) poi farà il resto.

Inizialmente ho fatto un esempio con Wallace. Oggi la guerra che ci si sta facendo è poco trasparente; quella economica. Se l'occidente vuole rimaturare, beh, non ci resta che qualcuno tiri fuori la carica "dell'Hoover" che c'è in lui per farsì che ognuno compia il proprio dovere.
Ma forse è tardi, o forse stiamo ancora troppo bene per cambiare.

Ho dato più spazio al significato che ne ho letto (in verità solo supposizioni) perchè non trovo che sia una coincidenza che questo film salti fuori in questo momento storicamente "clou".
Il film in conclusione è un buon rappresentante storico, di parte, poco emozionante, fotografato in modo patinato (quasi fastidioso), con i trucchi dei vecchi che personalmente non mi han garbato particolarmente; non danno espressività al viso, ed in questo tipo di film è importante che lo diano.

Clint Eastwood a mio modo di vedere centra il suo obiettivo, usando il cinema per fare quasi una sottoforma implicita di propaganda, invece di fare cinema per il cinema. Una differenza fondamentale che fa calare il film ad uno standard emozionale meno appagante; dietro la maschera del blockbuster, c'è qualcosa di più sostanzioso, anche pericoloso.

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Ultima risposta 12/01/2012 22.40.23
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