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Sento lo studio e non sento lo slancio di questo genio ammaestrato, ben guidato dal suo guinzaglio digitale sulle stralunate strade di Los Angeles o Los Dios-sas-cosas e nei meandri o nei sobborghi della mente - e quanto mente! Tutto così fintamente illogico e studiatamente paradossale, tutto così ghiacciato, sfasato, enfatico, psyco-surreale, morboso, barocco, tarocco. Persino pacchiano nel suo onirico onanismo. E stancante, stanante, braccante. Asfissiante.
Tutto così tanto, così troppo, che mi lascia svuotata. Affranta. Triste. Sfibrata dalla visione del Nulla. Un Nulla, per di più, Antipatico.
Lo so che è Lynch, lo so che non devo aspettarmi "Biancaneve e i sette nani" o "Giovannona coscialunga disonorata con onore", ma porca miseria, alla faccia della non trama, della non storia e okay per le suggestioni, le visioni (spesso molto belle), le allusioni, le allucinazioni e la collina dei conigli, ma se devo dirla tutta, questa mi sembra una prova di forza a chi resiste di più, un premio alla abnegazione e alla rinuncia a tutto ciò che una persona vorrebbe dall'andare al cinema: vedere (assaggiare, sentire, toccare, annusare) un film che sia un film, non una logorroica colata di immagini (anche se belle) a casaccio. Un film col quale non si riesce a interagire, ma che si può solo subire.
Qualcuno sottolinea che noi poveracci non capiamo, perché questo è cinema indipendente. Ma indipendente da che? dalla benché minima idea o prospettiva di avere senso? Tutta questa ostentata e ricercata e maniacale e sensazionalistica mancanza di senso svilisce il senso di me che assisto impotente e mi fa capitolare dopo ben due ore di muta sopportazione. Credo di aver regalato troppo del mio tempo alla "visione" di questo "genio moderno" e, anzi, io mi sento profondamente incompresa come spettatrice, evidentemente, non moderna e non geniale.