Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All'insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla.
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Operazione azzardata, questa. Non tanto per i dialoghi stranianti a cui poco siamo abituati (eppure dopo che il tenente Kilgore discute di surf sotto una pioggia di bombe in "Apocalypse Now", nulla dovrebbe apparirci più straniante), quanto perché il richiamo alla meccanica della tragedia greca, male si concilia con la realtà dei protagonisti, calati in un mondo contemporaneo privo di eroi e soprattutto di divinità. Cosa ne rimane dunque? Cosa ne può capire lo spettatore? Assolutamente nulla, magari illudendosi di aver capito pur di non passare per fesso. D'altro canto il regista dimostra di conoscere bene il suo mestiere e sa come mantenere alta l'attenzione, salvo lasciarci con un pugno di mosche in mano.