il profeta regia di Jacques Audiard Francia 2009
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

il profeta (2009)

Commenti e Risposte sul film Recensione sul film Invita un amico a vedere il film Discutine sul forum Errori in questa scheda? Segnalaceli!

Seleziona un'opzione

Dove puoi vederlo?

locandina del film IL PROFETA

Titolo Originale: UN PROPHÉTE

RegiaJacques Audiard

InterpretiNiels Arestrup, Alaa Oumouzoune, Gilles Cohen, Adel Bencherif, Tahar Rahim, Sonia Hell, Pascal Henault, Salem Kali, Jean-Philippe Ricci, Reda Kateb

Durata: h 2.35
NazionalitàFrancia 2009
Generegiallo
Al cinema nel Marzo 2010

•  Altri film di Jacques Audiard

Trama del film Il profeta

Condannato a sei anni di prigione Malik El Djebena, non sà leggere, nè scrivere. Ha diciotto anni è solo al mondo e sembra molto più piccolo e sperduto di tutti gli altri carcerati rinchiusi insieme a lui. Malik finisce presto per indurirsi e guadagnarsi il rispetto del gruppo di corsi che comanda all'interno del carcere. Ma altrettanto presto, grazie alla sua furbizia, riesce a tessere una sua rete di relazioni che sfugga al controllo dei corsi.

Sei un blogger? Copia la scheda del film Sei un blogger? Copia la scheda del film

Voto Visitatori:   7,20 / 10 (135 voti)7,20Grafico
Miglior FilmMigliore regiaMiglior attore protagonista (Tahar Rahim)Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup)Miglior attore debuttante (Tahar Rahim)Migliore sceneggiatura originaleMigliore fotografiaMiglior montaggioMigliore scenografia
VINCITORE DI 9 PREMI CÉSAR:
Miglior Film, Migliore regia, Miglior attore protagonista (Tahar Rahim), Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup), Miglior attore debuttante (Tahar Rahim), Migliore sceneggiatura originale, Migliore fotografia, Miglior montaggio, Migliore scenografia
vota e commenta il film       invita un amico
Cerca il commento di: Azzera ricerca


Voti e commenti su Il profeta, 135 opinioni inserite

caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi
  Pagina di 1  

JOKER1926  @  19/08/2010 16:35:35
   4½ / 10
Quello di Jacques Audiard è un film che ha riscosso successo, elogiato e apprezzato dalla massa spettatrice; "Il Profeta" è un esempio di tecnica e compattezza cinematografica, in pratica da evidenziare un grande lavoro della regia con la macchina da presa, il regista riesce a trasferire molto bene le ansie del protagonista (il profeta) allo spettatore, in ciò imprescindibili gli scenari carcerari che fondono, rendono sconfinata quella maledetta area malsana.

"Il Profeta" è un viaggio nel buio, viaggio incentrato su un protagonista analfabeta e sicuramente fragile, in un primo momento, attraverso la vita della prigione, attraverso sangue e "lavoretti" incrementerà la sua esperienza e la sua competenza al servizio dei criminali.
In tutto ciò comunque è difficile notare un qualcosa di speciale e di accattivante che eleva "Il Profeta" dagli altri film del genere, anzi in questa pellicola la narrazione è fin troppo lineare e priva di passaggi originali, in linea di massima da criticare una sceneggiatura piatta; poche, veramente poche le sequenze da elogiare, magari quella dell'omicidio nella macchina, verso il finale, con l'estasi del protagonista; comunque si tratta di scene sporadiche, in lungo e in largo il film convince poco, troppa metodicità nelle azioni e specialmente nella trama.
Qui lo spettatore (sia chiaro) non assiste a nessuna storia importante e particolare, lo spettatore in pratica assiste ad una modesta e bastarda storiella di un gitano che fra un mare di botte e violenza "guadagnerà" rispetto e soldi (le solite cose, viste e riviste) con una regia quasi pro carceraria a parere prettamente soggettivo.
Manca inoltre anche quella fondamentale analisi psicologica intorno al protagonista, la sensazione è che la regia voglia giocare e mandare il film avanti fra monotonia e silenzio, prodotto a tratti veramente irritante.

Il film alla lunga annoia, quasi insopportabile, senza una buona musica e con un finale con poco pathos e dunque poco spettacolare ma soprattutto troppo ordinario e patetico; Jacques Audiard svolge il compitino di infondere un po' di "nausea" a chi guarda il prodotto ma questo è il passaggio più facile da ottenere, bisognava lavorare su altro.

5 risposte al commento
Ultima risposta 25/09/2010 19.58.53
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento SPIZZDAVIDE  @  24/06/2010 14:39:02
   2½ / 10
Non capisco come fa ad avere una media cosi alta.
Il film è lento e noiso, una delle peggiori sceneggiature del genere "carcerario"
Non parliamo poi delle interpretazioni, mediocri, specie quella del protagonista.
Mi dispiace ma questo film non vale di essere visto.

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/06/2010 14.54.18
Visualizza / Rispondi al commento
uzzyubis  @  10/06/2010 11:09:02
   8 / 10
Bè per il commento vi rimando a quello sotto di Martina 74 che mi sembra particolarmente azzeccato.
Solo una cosa: alcuni hanno paragonato Il profeta a cella 211 be se vedete i miei due commenti ai rispettivi film, nonchè i voti, capite che per me c'è un abisso.

1 risposta al commento
Ultima risposta 11/06/2010 19.04.07
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI martina74  @  01/06/2010 19:38:19
   9 / 10
Un film che si spiega in una frase, quella in cui il vecchio capo còrso dice che Malik sarà le sue orecchie e i suoi occhi.
E Malik, analfabeta, ignorante di tutto, attraverso la continua osservazione e al continuo ascolto e aiutato da un'intelligenza viva, impara e si affranca dal suo padrone e protettore.
"Un prophète" è un grande film, fuori dagli schemi sotto molti punti di vista e con una potenza narrativa che non ha bisogno di grandi musiche, scene sontuose, luci studiate per arrivare al bersaglio.
Il protagonista è semplicemente perfetto: un ragazzino colpevole ma quasi inconsapevole che si trasforma in un vero criminale, senza paradossalmente perdere l'innocenza dello sguardo.

7 risposte al commento
Ultima risposta 07/06/2010 10.48.58
Visualizza / Rispondi al commento
StranzCronenber  @  04/05/2010 13:31:54
   7½ / 10
Film molto bello, a tratti magnifico, direi.
La trama è complessa e ben congegnata, soprattutto se si considera che l'ambientazione (il carcere) poteva costringere lo svolgimento della storia in ambientazioni troppo "restrittive".
Invece, grazie ad alcuni accorgimenti, gli scenari cambiano spesso, con avvenimenti all'esterno fondamentali non solo per lo sviluppo della storia, ma pure per l'approfondimento dell'aspetto psicologico dei protagonisti.
Alcune sequenze sono straordinarie.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Non siamo di fronte allo sbandierato capolavoro, ma di sicuro, vale la pena vederlo.
Unico neo, ritengo, il finale.
In un film molto "europeo", una chiusura in stile hollywoodiano non mi è sembrata molto azzeccata.
Peccato veniale, comunque.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/05/2010 00.34.57
Visualizza / Rispondi al commento
rob.k  @  02/05/2010 10:51:17
   4 / 10
Il genere carcerario, che in passato ha prodotto capolavori come "Il miglio verde" e "le ali della libertà", non poteva che essere rovinato dai francesi, con questo polpettone insignificante, con un protagonista che definire "attore" è un complimento, e con una trama così avvincente che puo' essere usata come sonnifero.

13 risposte al commento
Ultima risposta 12/03/2011 21.10.34
Visualizza / Rispondi al commento
testadilatta  @  24/04/2010 03:22:56
   5½ / 10
Sono un accanito fan del cinema in prigione!
La mia serie preferita è OZ; sto riscoprendo le pellicole "Women In Prison" a cui NOCTURNO ha dedicato il dossier di questo mese.
Ho premesso questo per arrivare alla conclusione che questo film non mi ha lasciato niente...
Il protagonista che da zero diventa boss, ok, e allora?
Chi lo dice che la "non spettacolarizzazione" in questi casi è un bene?
La prima serie di Prison Break è strepitosa pur essendo spettacolarizzata al massimo.
Che male può fare?
Certo, è una scelta che rispetto ma non condivido...
Se paragono questo film a FUGA DA ALCATRAZ il primo ne esce malconcio secondo me.
Comunque "Il Profeta" è un film che va visto e di cui va cercato un senso...

3 risposte al commento
Ultima risposta 26/04/2010 15.50.00
Visualizza / Rispondi al commento
Rand  @  19/04/2010 12:14:27
   9 / 10
Devo dire che pensavo di averlo perso, complice la programmazione scandalosa delle sale abruzzesi, fortunatamente inspiegabilmente l'arca lo ha programmato, e devo dire che la sala era semi piena. La storia è semplice, ma i più livelli in cui si muove, e il realismo delle situazioni è sicuramente la grande forza del film. l'evoluzione del personaggio di Malik

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Inoltre tutti i personaggi si muovono in un contesto in cui violenza e corruzione fanno da padrone. I detenuti corsi sono come i mafiosi, riescono a fare e disfare a piacimento quasi qualunque cosa nel carcere centrale.
Nei 6 anni di detenzione Malik cambia, in peggio? in meglio?
Lui è un profeta? o è solo il rimorso, che gli tiene compagnia, notevole l'uso del "compagno " di cella.
Il regista è da tenere d'occhio, il film fà a meno dell'eccessiva spettacolarità di scene d'azione inverosimili. Anche la spèaratoria nell'auto, è ben congegniata.
Musica semplice ma diretta, attori perfetti, si veda Luciani, ma anche gli arabi. Malik è ambiguo e feroce, si adegua ad un mondo spietato per sopravvivere, ma questo è il mondo reale, non la fiction.
Meritevole di oscar secondo me!

5 risposte al commento
Ultima risposta 24/04/2010 12.32.06
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  17/04/2010 15:19:59
   9 / 10
A salvarsi non sono mai gli "eletti" o i "giusti" bensì i peggiori, i "cattivi", quelli che sanno adattarsi. Su questa difficilmente digeribile conclusione si consumò il dramma prima spirituale e poi fisico di Primo Levi. Lo scrittore torinese si riferiva ai campi di concentramento, ma, mutatis mutandis, ogni luogo ristretto di detenzione o comunque di convivenza forzata rispetta queste terribili leggi primordiali ("Arcipelago Gulag" non era da meno, tanto per rimanere in tema...). Il carcere moderno non sfugge a queste atrocità, nonostante i (goffi) tentativi di umanizzarlo per renderlo quello che dovrebbe essere: luogo di recupero e non di mera punizione.

Audiard pigia l'acceleratore e senza troppi fronzoli, con poche, decise "pennellate" iniziali ci fa piombare dentro uno degli inferni moderni (la prigione, per l'appunto) raccontandoci del classico poveraccio di origine maghrebina finito probabilmente per ingenuità in carcere e comunque non in grado di difendersi nonostante le formali premure con cui viene accolto nel mondo penitenziario (l'impotente avvocato d'ufficio, l'inutile e beffardo questionario d'ingresso, il primo giorno di "ambientazione" in una cella speciale, ecc.). A questi "zuccherini", buoni per tener tranquilla la coscienza di chi sta fuori, si contrappone la durissima realtà del cellulare (che sembra un insieme di gabbie per cani), la durezza del regolamento carcerario e, soprattutto, la cattiveria umana che lì si esprime ai massimi livelli senza alcun freno o ritegno.
A questo punto il gioco diventa esattamente quello proposto materialmente dal boss còrso (uno straordinario Niels Arestrup) al "piccolo" Malik (l'altrettanto stupefacente Tahar Rahim, nuova star del cinema d'oltralpe): uccidi o sarai ucciso. Scatenata la primordiale legge di sopravvivenza, ogni morale crolla e tutto giustifica il fine ultimo. Così cresce Malik, "profeta" dotato di una straordinaria forza intuitiva, grandissima intelligenza nell'apprendimento, tutta la forza e l'energia di un ventenne.
Ma la sua crescita (come quella di ognuno di noi) passa per traumi successivi dai quali lui impara prima e meglio degli altri soprattutto padroneggiando all'inverosimile la comunicazione verbale (parla 3 lingue "sapendole parlare" ad ogni autoctono) e quella non verbale fino a diventare un "boss" in piena regola. Con qualche sentimento in più (da mettere da parte quando serve), ma pur sempre boss.

Cinematograficamente, l'autore del notevole, originale thriller "Sur mes lèvres" ("Sulle mie labbra" cui questo "Profeta" mutua il tema della comunicazione come mezzo affermativo di sé), si muove a suo agio nello stile ormai collaudato della docu-fiction. Ma l'occhio del cinefilo smaliziato noterà che la costruzione di ogni singola sequenza è tutt'altro che casuale e tutt'altro che semplice: osservate attentamente la famosa sequenza dell'omicidio con la lametta, per esempio; oppure quella della consegna della valigetta al boss còrso; o ancora quella della resa dei conti a casa di Khalif l'Egiziano. A questo stile, reso ancor più "attendibile" e televisivo dai fermo-immagine con i nomi dei personaggi nel bel mezzo delle azioni, fanno parte di apparenti marziani caduti sulla terra le varie sequenze oniriche che, dall'omicidio con la lametta fino al finale, "irrompono" a mo' di visioni nella mente del "Profeta" e negli occhi di noi spettatori. In quegli intermezzi, prima appena accennati, poi via via sempre più pregnanti (magistrale la sequenza in cui alla visione dei daini fa seguito l'estremo realismo dell'incidente stradale in cui viene investita una di queste bestiole a interruzione violenta di uno dei dialoghi più tesi del film), Audiard mostra davvero la differenza tra "fare cinema" e " fare televisione"; tra l'impostura della "docu-fiction" e l'onestà del tacito accordo tra autore e pubblico che c'è nella "fiction"; tra falsa (im)moralità e Morale (anche se scomoda).

Nota di merito, infine, alla colonna sonora che spazia tra rap gridati, melodie arabeggianti discrete, cover interessantissime (su tutte la canzone dei titoli di coda). L'autore? Vi dice niente il nome di Alexandre Desplat? Ebbene sì: oltre ad aver già lavorato con Audiard essendo stato l'autore delle musiche di "Sur mes lèvres", è lui ad aver firmato gli spartiti hitchcockiani de "L'uomo nell'ombra" di Polanski... Che dire? Quando la classe non è acqua...

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/04/2010 15.24.54
Visualizza / Rispondi al commento
TIGER FRANK  @  02/04/2010 21:23:29
   7 / 10
Fatto molto,molto bene e anche ben recitato tuttavia il film non mi ha emozionata in nessun senso.
Ao' non ho fatto na piega neanche per le scene de sangue..
Colpa vostra pero'...... tutti shti votoni alti alti chissa' che me credevo!
Da vedere ma tuttsommato,l'encefalogramma rimane piatto.

7 risposte al commento
Ultima risposta 21/04/2010 01.48.00
Visualizza / Rispondi al commento
ughetto  @  02/04/2010 10:16:38
   7 / 10
Lavoro di altissima qualità che tuttavia non è riuscito ad appassionarmi in ragione, credo, del rigore glaciale della sua progressione; la quale, spesso sul punto di cedere a spinte espressioniste, vi rinuncia nel timore di perdere il filo della geometrica dimostrazione della sua tesi.
Alcune inquadrature mi hanno colpito comunque nel profondo: una su tutte quella dei panni incendiati che vengono lasciati cadere dalle finestre la notte in segno di protesta ma anche di commiato.
Mentre in un certo senso la ricostruzione delle dinamiche sociali e di gruppo è talemente esaustiva e calcolata da risultare accademica (e debbo far appello a tutta la mia buona fede per non scrivere didascalica), il titolo potrebbe spingere ad effettuare un parallelo biografico fra il protagonista e Maometto; parallelo non solo fattibile e pertinente ma che darebbe all'opera un ulteriore notevole orizzonte di interesse e di riflessione, in questo caso nè accademico nè scontato. All'interno del quale orizzonte la scena dei cervi, in se incomprensibile e tutto sommato inutile, assume la valenza non già di unità narrativa cronologica, ma di epilogo sapientemente nascosto all'interno della narrazione stessa; o addirittura di prologo di un nuovo film che, chissà, lo stesso autore, od un altro, gireranno in futuro. O che semplicemente potremmo trovare cercando attentaemnte nel tessuto di cui facciamo parte.

3 risposte al commento
Ultima risposta 02/04/2010 10.54.04
Visualizza / Rispondi al commento
mizard84  @  30/03/2010 02:00:39
   3 / 10
Tristissima imitazione del padrino...a tratti ridicolo!!!

4 risposte al commento
Ultima risposta 12/04/2010 13.28.52
Visualizza / Rispondi al commento
Alex2782  @  28/03/2010 21:01:51
   2 / 10
non riesco a capacitarmi come questo film abbia voti così alti neanche fosse il film del decennio. di una noia infernale!

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/06/2010 23.25.27
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento adrijoker  @  28/03/2010 11:58:24
   4½ / 10
un film scontatissimo io non lo consiglio cavolo poteva durare tranquillamente 1 ora e 30 invece ne dura quasi 3 mha tempo perso vedere questo film

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

4 risposte al commento
Ultima risposta 11/04/2010 17.07.18
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/03/2010 12:28:21
   7½ / 10
Buon film, teso e compatto per tutta la prima parte diventa un po' meno sciolto nella seconda.
Audiard si perde un po' (insieme allo spettatore) nelle troppe sottotrame: la chiusura appare frettolosa e la parte finale non approfondita come la prima.
L'impressione è che il bravo regista, indeciso tra sfoltire il testo e concentrarsi sul rapporto tra il protagonista e uno strepitoso 'padrino' dei giorni nostri o dare un respiro maggiore al film allungandolo di un'altra mezzora rispetto alla pur ragguardevole durata (2.35), scelga un'opzione mediana.
Troviamo così dissonante l'accurata descrizione dei due (bravissimi) protagonisti principali con altre figure fondamentali ma non approfondite a dovere (l'amico e socio in affari di Malik)
Ciò fa perdere compattezza alla pur interessante opera e crea un po' di confusione, nonostante le didascalie che fanno maliziosamente pensare ad un espediente post produttivo al fine di ridurre al minimo l'errore.

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/03/2010 01.18.46
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  24/03/2010 00:39:14
   9 / 10
Colpo di fulmine!!! E' CINEMA PURO!!! Non riesco a ricordare un solo jail-movie che gli somigli, qualche affinità stilistica con il primo Kassovitz, Micheal Mann e Jean Pierre Melville, di cui il regista è ormai degnissimo erede.
Girato con un rigore cronologico secco e senza sbavature, attraverso un minimalismo che denutre il cinema classico permettendosi di arricchirlo di tutto ciò che avrebbe altresì potuto essere ridondante (simbolismi compresi), "Il profeta" è un (s)oggetto non identificato, spiazzante, duro e controcorrente, indubbiamente uno dei film più radicali del cinema mondiale del nostro tempo.
Ogni volta che scorrevano le immagini, mi tornavano in mente i classici letterari di edward bunker, ma mentre il cinema gioca sulla spettacolarizzazione vitale della "fabbrica degli uomini", questo film riesce miracolosamente a sovvertire le regole canoniche e a decontestualizzarle.
Anche se almeno 120 minuti del film sono girati all'interno di un carcere, la nudità filosofica del non-luogo è tragicamente rilevante.
Le divergenze verbali e razziali tra corsi e arabi sono ben diverse dal qualunquismo etnico e politically uncorrect di Spielberg ("Munich"), sembra quasi di trovarsi di fronte al mondo multiforme e monolitico di Jean-Claude Izzo nella sua trilogia marsigliese.
Le didascalìe trovano un fondamento proprio attraverso la forma di un film che racconta l'escalation di un ventenne costretto a diventare infido e furbo per sopravvivere, ma che in fondo mantiene una sorta di purezza ancestrale (memorabile, in uno dei suoi permessi diurni, nel viaggio in aereo per Marsiglia, dove lo sguardo filtra lo stupore primordiale di chi non ha mai volato prima di allora).
E in un certo senso anche i personaggi sono carismatici, nonostante siano privati dei meccanismi e degli attributi per renderli tali: è il caso di Luciani, ben diverso dallo stereotipo di un Joe Pesci, per esempio... la sua crudeltà va di pari passo con la sua solitudine, la sua diffidenza verso gli altri, l'unica capacità di circondarsi dei suoi "protetti" incutendo timore, attraverso l'arma della paura.
"Il profeta" racchiude perfettamente l'essenza di un'umanità (?!) self-made, quindi lo svuotamento della morale nei codici della propria resistenza ambientale.
Non è più questione di appartenenza razziale, ma di muoversi in costante e precario equilibrio per coronare, successivamente, la propria salvezza.
Se di redenzione si tratta, passa per l'inferno.
Unica attenuante manierista, proprio l'uso smodato delle didascalie.
Ma non riuscirò facilmente a ridestarmi da questa fredda gerarchia, che monopolizza esclusivamente la necessità come trionfo attivo sulla rassegnazione


6 risposte al commento
Ultima risposta 29/03/2010 13.27.43
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento marlamarlad  @  22/03/2010 22:34:01
   2 / 10
Il film mi ha disturbato, al cine ho inciampato sui gradini al buio sono uscita prima che il film terminasse e non trovavo dove pagare il ticket del centro commerciale e ho pure lasciato le chiavi appese allo sportello della macchina. Il film parla di un uomo che entra in carcere e diventa un prode delinquente, ma quello che mi ha veramente disturbato è la condizione supina della gente anche del protagonista che in realtà striscia e non sempre sa bene che pesci pigliare, e le donne rappresentate nel film , oggetti sessuali o di servizio o mogli che stanno a casa, tutto il sesso rappresentato nel film è solo sesso maschile, non ho trovato immedesimazione in nessun personaggio, questo film non mi ha dato veramente nulla di positivo.

20 risposte al commento
Ultima risposta 25/03/2010 14.10.29
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR williamdollace  @  22/03/2010 09:42:54
   8½ / 10
dal tatto e dagli occhi imparare luoghi e consistenze, gerarchie e movimenti, toccare la sabbia come la neve conservando negli occhi il cielo di un nuovo finestrino, uccidi per non essere ucciso, scanna per non essere scannato, le profezie sono di visioni e di appigli e di simboli e segni, oppure solo il proprio nome, scandito scritto o sussurrato, adagio come cartelli stradali e cenni del viso, muoversi rimanere versare e poi andarsere, movimenti dell’essere immobili, sottomissioni per non sottomettersi, conquistare per cambiare padrone, cambiare padrone per essere profeta e padre, i fantasmi che sillabano temporalmente la colpa di essere vivo in quanto elemento scritto in rosso di un ingranaggio che non contempla alternative, la violenza dell’essere nato e quella dell’essere cresciuto cresce con il passare dei minuti e poi descresce e poi cresce ancora negli occhi dell’animale preda o predato, che corre per non essere fermato, da una lametta o da un parabrezza, ingoiando il sangue per non ingoiare il metallo, resistendo, con la macchina da presa assassina che indaga sorveglia pedina e poi deraglia urlando come in una cella, per difendersi e rinascere libera in questo realismo magico che sprigiona poesia anche dai muri di cemento.

2 risposte al commento
Ultima risposta 25/03/2010 18.09.22
Visualizza / Rispondi al commento
LEMING  @  22/03/2010 08:06:20
   7½ / 10
Ottimo noir carcerario, ottimi interpreti ed ottima regia, astenersi i facilmente impressionabili, qualche scena cruenta.

5 risposte al commento
Ultima risposta 23/03/2010 13.37.29
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  17/03/2010 19:32:28
   8½ / 10
Audiard dirige una pellicola da incubo, assolutamente anticonvenzionale praticamente in tutto, tanto iperrealista quanto violenta, caratterizzata sempre da un estetica rigorosissima, capace di immergere lo spettatore in un microcosmo che va ben oltre i classici clichè del prison movie...scordatevi quanto visto da molti anni a questa parte, qui c'è molto di più.
Originale e coraggioso, sia nella scelta del protagonista che nel ribaltamento del classico assunto di base: niente pseudo-eroe riabilitato che riconquista la dignità sfuggendo alla malavita, ma un semplice ragazzo che propio grazie alla galera ne comincia ad assaporare le potenzialità, compiendo un vero e propio percorso di iniziazione...niente di più vero.
Strepitoso l'esordiente Tahar Rahim nei panni del protagonista, secondo solo a Niels Arestrup, anche lui bravo propio perchè lontano dal clichè del vecchio capo mafia visto e stravisto decine di volte.
Il top della stagione con Haneke e Tarantino.

2 risposte al commento
Ultima risposta 18/03/2010 00.20.31
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  13/03/2010 11:36:16
   9 / 10
audiard ha semplicemente una marcia in più, che gli permette di trasformare film di genere in entità multiformi in cui violenza, realismo e sporcizia convivono con intimismo e poesia.
ed è il migliore, IL MIGLIORE, a rendere le emozioni in movimenti di macchina.

9 risposte al commento
Ultima risposta 14/04/2010 15.21.04
Visualizza / Rispondi al commento
axel90  @  07/03/2010 20:11:31
   8 / 10
Ci sono solo delle montagne e dogane a separarci dai cugini d'oltralpe. Ma il baratro di livello cinematografico è incredibile. Mentre noi ci limitiamo a produrre scarse commediole e melodrammatici film sentimentali che parlano sempre di famiglie disastrate, relazione difficile e via discorrendo, i francesi producono un piccolo capolavoro del genere, uno dei film più intensi ambientati nella vita carceraria, semplice, essenziale e incredibilmente realistico.
La storia ruota tutta intorno a Malik, un semplice ragazzo analfabeta che per chissà quale motivo deve scontare una pena di 6 anni. Schivo, introverso e timoroso, Malik è forzato a collaborare con un gruppo di corsi che controllano il carcere e corrompono le guardie. Malik imparerà a sopravvivere in un ambiente ostile, dove non esistono veri amici e dove l'onestà è pagata a caro prezzo. "Il profeta" è ciò che serviva al cinema europeo: un film che si struttura su diversi livelli narrativi, in cui violenza e dolcezza si mischiano fino a fondere una pellicola a tratti lenta ma appagante e emozionalmente forte. Non esiste quindi solo la parola: il regista cerca di portarci il messaggio attraverso una regia introspettiva, ricercata, a volte senza far proferire parola per interi minuti ai suoi personaggi. Il carcere per Malik non è uno strumento per riabilitarsi ma è un luogo per crescere, apprendere, maturare.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

1 risposta al commento
Ultima risposta 20/03/2010 04.29.38
Visualizza / Rispondi al commento
benzo24  @  01/03/2010 18:24:15
   5 / 10
di film ambientati in carcere ne ho visti tanti, belli e brutti diciamo che ho un debole per questo genere di ambientazione, quindi dopo aver sentito e letto tutte le lodi ricevute da questo film mi sono preipitato a guardarlo, e diciamo che sono rimasto piuttosto deluso. innanziutto il film è troppo lungo per una storia semplice come questa, quindi finisce molte spesso per annoiare. lo stile del regista non mi è piaciuto per niente (non ho visto gli altri suoi film), molte invenzioni e trovate le ho trovate addiritura stucchevoli. la trama per quanto sia semplice di questo film, sono riusciti a renderla a tratti veramente confusa (per semplificare a volte si finisce a fare pasticci), parlo di tutti i rapporti malavitosi. le interpretazioni poi non sono certo memorabili. salvo in particolar modo una scena

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
in conclusione non un film bello, ma neanche brutto è semplicemente un film mediocre, senza pregi che sicuramente non riguarderò, tra i film ambientati in carcere è sicuramente il più noioso che ho visto e la noia di questi tempi al cinema è sicuramente premiata.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/03/2010 12.45.24
Visualizza / Rispondi al commento
tnx_hitman  @  01/03/2010 16:48:51
   9 / 10
Qui non si scherza..sono riusciti non so come a rimediarmi un disco con questo film all'interno...
Dire che e' un film carcerario con i contro ca.*& e' misero come giudizio.Spietato ,crudo,travolgente ed elettrizzante,diretto magnificamente..interpretazione sopra le righe da parte di tutti(Tahar Rahim 10 e lode come minimo)..e poi ritmo climax ascendente da mangiarsi le unghie che non puo' non incuriosire lo spettatore...sempre e' gradita questa tecnica.

Dopo gli horror impressionanti che non si fermano al puro intrattenimento(Martyrs),dopo un film su zombie appagante pieno d'azione e ironia(La Horde),dopo una commedia preparata a tavolino(Il Missionario),assieme ad un'altra chicca(Giu' Al Nord)..e dopo 2 film del genere gangsta con Cassel protagonista monumentale...Il Profeta segna l'ottima qualita' della cinematografia francese.

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/03/2010 23.41.12
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  01/03/2010 12:12:21
   10 / 10
Capolavoro assoluto di Jacques Audiard. Storia del cinema.

6 risposte al commento
Ultima risposta 27/05/2010 21.43.07
Visualizza / Rispondi al commento
  Pagina di 1  

vota e commenta il film       invita un amico

In programmazione

Ordine elenco: Data   Media voti   Commenti   Alfabetico


1049936 commenti su 50709 film
Feed RSS film in programmazione

Ultimi film inseriti in archivio

7 BOXESBLIND WARCACCIA GROSSACHAINED FOR LIFECHIEF OF STATION - VERITA' A TUTTI I COSTICONFESSIONI DI UN ASSASSINOCONTRO 4 BANDIERECUGINE MIEDAREDEVIL - IL CORRIERE DELLA MORTEDAUGHTER OF DARKNESSDISAPPEAR COMPLETELYDOUBLE BLINDGIRL FLU - MI CHIAMANO BIRDGUIDA ALL'OMICIDIO PERFETTOI 27 GIORNI DEL PIANETA SIGMAINTIMITA' PROIBITA DI UNA GIOVANE SPOSALE DIECI LUNE DI MIELE DI BARBABLU'MERCY (2023)NOTTI ROSSEORION E IL BUIOOSCENITA'RAPE IN PUBLIC SEASANGUE CHIAMA SANGUESPECIAL DELIVERYSUSSURRI - IL RESPIRO DEL TERRORETHE BELGIAN WAVETHE DEVIL'S DOORWAYTHE EXECUTIONTHE GLENARMA TAPESTHE PAINTERTHE WAITUNA SECONDA OCCASIONEUNA TORTA DA FAVOLAUN'ESTATE DA RICORDARE (2023)VENDETTA MORTALE (2023)WHAM!

Ultimo film commentato

Ultimo post blog

Speciali

Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

Ultime recensioni inserite

Ultima biografia inserita

Casualmente dall'archivio

Novità e Recensioni

Iscriviti alla newsletter di Filmscoop.it per essere sempre aggiornarto su nuove uscite, novità, classifiche direttamente nella tua email!

Novità e recensioni
 

Site powered by www.webngo.net