il posto delle fragole regia di Ingmar Bergman Svezia 1957
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il posto delle fragole (1957)

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locandina del film IL POSTO DELLE FRAGOLE

Titolo Originale: SMULTRONSTÄLLET

RegiaIngmar Bergman

InterpretiVictor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand, Jullan Kindahl, Folke Sundquist, Björn Bjelfvenstam, Max Von Sydow

Durata: h 1.31
NazionalitàSvezia 1957
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1957

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Trama del film Il posto delle fragole

Un anziano e rispettabile professore di medicina, mentre si reca all'universitā di Lund per ricevere un'onoreficienza si trova a fare il bilancio di un'esistenza giunta al suo crepuscolo e vissuta con troppa freddezza nei rapporti con gli altri esseri umani.

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Voto Visitatori:   8,88 / 10 (200 voti)8,88Grafico
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Voti e commenti su Il posto delle fragole, 200 opinioni inserite

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Dragon  @  17/02/2005 19:16:06
   10 / 10
Rimandare al mio precedente commento su " Il settimo sigillo " sembrerebbe troppo comodo ed ozioso, anche per gli stessi motivi che ho voluto comunicare in quel commento, e che qui di filato mi risparmio di rielaborare; insomma, c'è da recensire un gran film, c'è la voglia di farlo, ma questa volta cercherò di essere sintetico:
L'affresco della morte e della sua incubazione in ognuno di noi, prima ch'essa ci riporti all'ordine orizzontale ( tanto per omaggiare Mann nella suo " La montagna incantata " ), attraverso la potenza visionaria dell'onirico; presenza metaforica si fa il sogno, e quasi diventa beffa del nostro senso di colpa, come in questo viaggio analitico che il prof della pellicola in questione intraprende per alleviare la sua mente dalla miriade di pensieri ed azioni inconcluse ed inconcludenti di cui la memoria, in tal caso non acciaccata dall'età, si sente traboccare; v'è uno sgradevole sentore d'acre, d'acerbo, di fragole zuccherine che, tramite il profumo delle rimembranze ( e anche per via dell'indimenticabile consistenza degli odori stessi ), slaccia delicatamente le funi che legano lo spettatore al di là dello schermo, e lo trascina nella propria incosapevolezza, nello scrigno abissale dell'io che non è mai d'accordo, a faccia a faccia con le proprie paure, come quella di non riuscire nella vita o del terrore per la procreazione ( altro riferimento letterario dico io : seppur marginalmente, anche in " La giornata di uno scrutatore ", di Calvino, il tema dell'orrore impulsivo della creazione è trattato in una maniera identica e parallela a quella di questo film ). Tanto di cappello se poi questa psicanalisi si mostra collettiva ed univoca, con una scala metaforica in grado di darci l'idea dell'universalità del tema trattato: il tramonto, la vecchiezza ostentata dal corpo ma non dagli intenti, l'infermità di corpi tozzi e gonfi che pur, dai loro bozzoli, come farfalle lasciano librare i sogni nell'aere dell'eterno;

CONSIDERAZIONE CON SPOILER

A proposito di voli, notare nel film il punto in cui, nel sogno del prof d'essere incapace di svolgere il mestiere al quale si è dedicato tutta la vita e sempre per il quale è destinato ad essere onorato con una premiazione, appaia grottesca, o tantomeno disturbante e preoccupante, l'apparizione di stormi di uccelli; ora, tenendo a mente ciò, mi collego a quanto disse tempo fa la grande Aenima, nel suo commento riguardante " Il settimo sigillo " ( dello stesso Bergman, per giunta del medesimo anno di produzione ), e che quindi è DA CONSIDERARE SPOILER NELLO SPOILER da parte mia; ma ciancio alle bande, così scrisse:

... / in quella che potremmo definire una sorta di comunione pagana con il latte e le fragole, il protagonista ritrova se stesso, i suoi ricordi...Il suo perchè /...

Ora, con calma, ecco le mie considerazioni ( la prima è che ora mi accorgo d'aver mentito riguardo al fatto che sarei stato sintetico :D ); le altre perlomeno sono da ritenersi serie:

2) Aenima ha citato il rito pagano, un lampo di genio, considerando che per l'educazione di Bergman ( e qui vi rimando, miei cari venticinque lettori :D - perdonami oh Manzoni - al sapiente ed incisivo commento di maremare su " Il settimo sigillo " : .../ Le influenze nefaste della morale religiosa (il patrigno era un prete protestante) raramente generano geni come Bergman. /... ) giustissimi si possono considerare le idee sulla morale sacra, e si può quotare l'intuizione di Aenima, che anche io supporto, come scriverò, che l'esempio del rito pagano non è casuale ed ha valore in correlazione anche ad altri elementi presenti in " Il posto delle fragole " ; ringrazio quindi per l'involontario supporto enciclopedico maremare e mi ricollego all'inizio della mia seconda considerazione per fare il punto:
il parallelo fra il rito di Aenima e quello ch'io intendo ne " Il posto delle fragole ", è quello degli uccelli, stormi che nella pellicola si odono gracchiare e si vedono prima che il prof entri nella casa ed affronti lo shock di essere considerato un emerito incapace nel suo campo lavorativo e non;
infatti, negli antichi culti pagani, il volo degli uccelli e la presenza di alcune specie di essi, come sono riconoscibili quelli del film in questione, erano portatrici di una simbologia magica, dalla quale si traevano verdetti vaticinanti, presagi o meno di sventura; nel film naturalmente il regista fa sì che sia non il protagonista, ma l'occhio fedele ed attento dello spettatore a cogliere tali significati e sfumature, come se ne trovano molti altri; il fatto è che questi uccelli mi avevano colpito sin dalla prima visione ( l'ho rivisto diverse volte ), e sapevo assolutamente che doveva esserci una chiave di lettura; chiave che credo d'aver trovato grazie all'illuminazione Aenima, che ringrazio ancora assieme a maremare.

3) L'ultima considerazione tiene conto di quanto prima detto, ed è rilevante forse più solo come opinione: trovo infatti curioso come in " Il posto delle fragole " gli stessi frutti del titolo siano rivelatori d'antichi ed amari ricordi, mentre in " Il settimo sigillo " siano portatrici, ritualmente come ribadito, di serenità ed armonia; insomma, nella storia del professore le fragole sono una dissacrazione dell'efficacia del rito pagano, e il parallelo tra i due film ( specialmente per trattazione e simbologismi ) diviene al punto inevitabile; c'è infine e comunque da dire che, il prof si ritrova nel finale con serenità ed inevitabile riverenza e felice accettazione per la morte, nonostante la dissacrazione, la cui antitesi era stata per Antonius Bloch il ricordo più lieto d'una dissennata esistenza.


Sarei felice di ricevere opinioni ( la mia si basa su una manciata di oggettivi particolari, ma il campo è quanto mai vasto e ognuno aggiunge la sua pietra ) , completamenti, dissensi anche ( purchè costruttivi ), e di invogliare inoltre alla lettura del mio commento riguardo " Il settimo sigillo ", in modo da poter disquisire in maniera ottimale e da poter unire il breve arco di parole che mi sono dilettato a creare e consolidare col solito amore per i film.





3 risposte al commento
Ultima risposta 23/02/2005 23.40.16
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dragonfly  @  15/10/2004 18:04:49
   10 / 10
E' un onore votare per primo questo grande capolavoro del cinema. Bergman è il regista che più ammiro, per la grande capacità di costruire nel film una relazione molto forte con lo spettatore. I film di Bergman hanno tutti un comun denominatore: la contruzione di un universo famigliare fatto soprattutto di donne (belle, Liv Ullmann in primis, ma anche Bibi Anderson e Ingrid Thulin) in cui l’uomo è l'unico valido protagonista. Questo film riesce a trasmettere sentimenti che nell'arte si credevano perduti: riflessioni sulla vita umana, sul passato, sulla missione dell'uomo sulla terra. Bergman non cerca una giustificazione teologica su chi siamo e cosa stiamo facendo, ma evidenzia la vecchiaia come apice della costruzione di una vita che noi stessi scegliamo e che solo alla fine possiamo scoprire se e come è stata producente o utile. Il film acquista un grande fascino nei momenti surreali, del sogno esistenziale, dove ogni oggetto è la rappresentazione della vita del protagonista. E' forse banale chiamarlo road-movie. Perchè attraverso il suo commuovente viaggio il protagonista ricorda il suo passato, la sua giovinezza. Un viaggio alla ricerca del tempo perduto, dove la solitudine della vecchiaia diventa una sana meditazione sulla vita e la morte. Un intreccio tra realtà, sogno e ricordo.
Il film inizia con le indimenticabili parole del professor Borg " "I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggior parte al pettegolezzo e ad una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato ad isolarmi dalla cosidetta vita sociale e quotidiana. Le mie giornate trascorrono in solitudine". Queste parole sono una vera e propria predizione di ciò che succederà nel film. Il viaggio in macchina diventa piano piano anche un viaggio nell' interiore, un cambiamento nella vita del professore. Come direbbe paul, un viaggio nei meandri dell'animo umano e delle turbazioni del protagonista.
Nei sogni, quello iniziale, quello in cui Borg trova se stesso nella bara, la partita di scacchi, il riconoscimento accademico, troviamo un'infinità di simboli, e, per una volta, il mondo simbolico bergmaniano è molto chiaro (anche se non vorrei dargli un'interpretazione rapida altrimenti dovrò polemizzare nuovamente contro le teorie di cash).
Straordinario il "produttore-regista" Victor Sjostrom nei panni del professore, qui alla sua ultima e rimpianta interpretazione. Brave anche le donne, con un'ambigua Thulin e una solare Bibi Andersson. Apparizione fugace di Max Von Sydow, altro grande attore bergmaniano. Un film da primo posto nella top ten, non tanto per l'eccellente livello tecnico (fotografia, scenografia e montaggio sono superlativi, ma per il messaggio e per i tanti sentimenti che riesce a trasmettere anche a distanza di anni.



8 risposte al commento
Ultima risposta 25/10/2004 13.26.50
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