Michael Corleone, il padrino della cupola mafiosa italo-americana, ormai anziano, decide di ripulire la sua vita ed i suoi affari cercando di instaurare un regime di convivenza pacifica con le altre famiglie di New York. Ma a malincuore è costretto a rivedere la su posizione quando una delle altre famiglie rivendica dei diritti sui Corleone.
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Gravi errori nella ideazione del "plot", (oltre all'attacco con elicottero ad Atlantic City, che poteva esserci risparmiato), e cioè l'avere messo insieme Vaticano, P2, Marcinkus e lo IOR, Calvi, Sindona etc... e, soprattutto, la scena finale in cui contemporaneamente tutti tentano di ammazzare tutti e i morti non si contano più (tanto che non si capisce che cosa stia capitando) compromettono un film che, in altri punti, raggiunge vette di grande cinema. Forse più belli dei precedenti certi scorci, paesaggi e particolari della Sicilia, splendida la recitazione (e complimenti a chi ha truccato AL Pacino, e a chi lo ha doppiato), ma i difetti di sceneggiatura, e soprattutto la voglia di stupire esagerando sulla teoria del compltto hanno un po' preso la mano a Puzo e Coppola (credo che la responsabilità sia soprattutto del primo). Non vi è ragione per mettere questo film all'altezzza del primo; già la seconda parete mostrava i primi segni di fiacchezza. Quest'ultima fatica di Coppola è la riprova che le trilogie, come i sequel, raramente funzionano.