Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Uscito dal cinema a primo impatto non sapevo davvero come valutare l'ultimo lavoro di questo regista, uno di quelli che ammiro di più. Sapevo che mi era piaciuto eppure a causa della sua complessità e delle sue sfaccettature ho dovuto rifletterci un po' su. Alla fine sono arrivato alla conclusione che si può parlare tranquillamente di un capolavoro. Haneke torna alla ribalta facendoci entrare in un villaggio austriaco agli inizi del '900 dove la vita sembra tutta casa e chiesa ma che, a causa di una serie di eventi, verrà stravolta per sempre. Come un pittore col suo quadro, Haneke ha "pennellato" delle scenografie davvero meravigliose. L'uso del bianco e nero non fa altro che accentuare la percezione dell'essere lì, a vivere le vicende di questa comunità. La fotografia è una delle migliori che io ricordi, curata nei minimi dettagli. Meno esplicito ma più intimista de La Pianista, altrettanto sconvolgente nell'evolversi della vicenda. Si parte dalla purificazione dello spirito per poi passare(ahimè) alla purificazione della razza umana, il tutto in maniera lenta ed inesorabile. Nonostante la lentezza riscontrata però non mi ha annoiato neanche un po' e l'uso della voce del narratore fuoricampo rende il tutto più fluido ricordando un po' Dogville di v. Trier. Quì però il male non è presente solo nei cittadini adulti della comunità ma anche nei bambini, simbolo da sempre di purezza ed innocenza. Quella stessa purezza viene però macchiata da un contesto violento ed oppressivo che è la comunità in cui essi vivono. Grazie mille Haneke, oggi per 2 ore e 30 circa ho visto un po' di Bergman rinascere.