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Al termine di questa trilogia il nostro Apu puo' ritenersi soddisfatto...si perche qui gli muore solo un parente e non due! In realta' c'è poco da scherzare, questo film è l'ennesima perla firmata da Satyajit Ray. Apu è diventato un adulto e malgrado dichiari apertamente di non voler seguire le regole della tradizione Indiana ne è sempre coinvolto, non puo' farne a meno, e si sposa seguendo le scaramanzie di un villaggio. Ma la felicita' si affaccia per poco tempo alla vita del portagonista ed è cosi che decide di tagliare "finalmente" con tutto facendo l'eremita. Il bellissimo finale conciliatorio è un esperienza da vivere solo dopo aver visto i primi due film. Emozioni uniche e straordinarie da storia del cinema. Superbo!
"Il mondo di Apu" completa la trilogia k rese famoso Satyajit Ray e diffuse il cinema indiano nel mondo. La conclusione - Apu ritorna simbolicamente al suo villaggio e si confronta con il proprio sé infantile - dà all'intera trilogia la forma ciclica di un mito. Ognuno dei film di Apu é costruito intorno a due morti, sebbene in questo film la seconda sia quella di Apu stesso. Egli muore spiritualmente dopo aver perso Aparna e solo un evento casuale lo salva dal suicidio. Il mezzo scelto per suicidarsi era un treno: qui, come in tutta la trilogia, i treni simboleggiano forze inesorabili e impersonali che causano separazione e morte. Al cento de "Il mondo di Apu" si colloca il breve matrimonio con Aparna. Fin troppo veloce in termini di tempo cineatografico, appena mezz'ora, esso ha cmq un potente impatto emotivo ed erotico. Non che il film di Ray mostri alcun esplicito contatto sessuale, dal momento che, se anche avesse voluto, le convenzioni morali indiane lo avrebbero impedito. Il regista comunica però una ricchezza di rivelazioni erotiche in momenti come quello in cui Apu, svegliandosi nel suo letto un tempo solitario, e sentendo Aparna che prepara gioiosamente la colazione, con sorpresa scopre una forcina sul cuscino dietro di lui. Ray tira fuori da Soumitra Chatterjee e Sharmila Tagore, al loro debutto sullo schermo, un'interpretazione di sconvolgente profondità e convinzione; nessuna meraviglia che entrambi siano divenuti grandi star del cinea indiano e interpreti preferiti dei film di Ray. La Tagore, incantevole nel ruolo di Aparna, aveva solo 14 anni all'epoca. Grazie alle loro interpretazioni a al caéore coinvolgente e delicato della regia di Ray, questa resta una delle rappresentazioni cinematografiche più commoventi e intime dell'amore coniugale. "Il mondo di Apu" non solo chiude la magistrale trilogia del regista, ma offre un racconto straziante di amore e abbandono.
Non tutti sanno ma l'india ha la maggior produzione cinematografica mondiale, maa alla imponente quantità non ha mai fatto riscontro un'adeguata qualità. Splendida eccezione in questo chiassoso e caotico mondo è Satyajit Ray. In bilico tra Mizoguchi e Renoir con rimandi al neorealismo italiano... ci regala una delle più splendide trilogie di sempre. Dopo Il lamento sul sentiero e L'invitto il Mondo di Apu conclude alla grande la trilogia di Apu. Un film senza fronzoli che fa della semplicità la sua arma vincente ci descrive un India che sta cambiando l’industrializzazione, i rapporti tra le classi, il conflitto tra la vecchia e rigida tradizione e il nuovo modo di sentire: tutto è reso senza intellettualismi, con grande e diretta semplicità. La prima notte degli sposi, l’orrore di Aparna quando entra nella topaia che sarà la sua nuova casa, la loro vita in comune e la felicità fatta d’uno sguardo, d’un gesto, d’una testa posata su una spalla: una delle storie d’amore più caste e intense del cinema.