il ladro regia di Alfred Hitchcock USA 1956
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il ladro (1956)

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locandina del film IL LADRO

Titolo Originale: THE WRONG MAN

RegiaAlfred Hitchcock

InterpretiHenry Fonda, Vera Miles, Anthony Quayle, Harold J. Stone

Durata: h 1.45
NazionalitàUSA 1956
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1956

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Trama del film Il ladro

Manny Ballister, suonatore di contrabbasso dalle scarse possibilità economiche, viene riconosciuto dalle impiegate come il ladro che ha rapinato una compagnia di assicurazione. Inizia per Ballister un periodo da incubo, che lo vede impegnato a cercare di provare in ogni modo la sua innocenza. Solo quando è arrestato il vero rapinatore, che gli assomiglia in modo straordinario, tutto si risolve per il meglio.

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Voto Visitatori:   7,80 / 10 (27 voti)7,80Grafico
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Voti e commenti su Il ladro, 27 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  31/08/2010 13:43:49
   8 / 10
Uno degli Hitchcock più ingiustamente dimenticati, lo stesso re del brivido se ne ritenne insoddisfatto marchiandolo come una sorta di documentario poco riuscito. Invece è tra le opere più asciutte e tragiche del regista, dominata da un senso di impotenza e sopraffazione che raramente hanno trovato miglior resa nei suoi film. Fonda è un perfetto uomo qualunque travolto dagli eventi, la Miles tra le migliori attrici in assoluto con cui Hitchcock ebbe modo di lavorare. Superba partitura del consueto Bernard Herrman, almeno un momento da antologia: quando la camera segue il protagonista dallo spioncino della cella carceraria. Da riscoprire.

2 risposte al commento
Ultima risposta 01/09/2010 20.25.15
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/02/2009 18:29:20
   9 / 10
Ero convinto di trovarmi davanti ad un film minore di Hitchcock e invece sono rimasto a bocca aperta. E' un film che colpisce, coinvolge e impressiona. Secondo me non è per nulla datato, anzi! In tempi emotivi, di paura per se stessi e per la propria proprietà privata (come ad esempio gli attuali) è facile rimane vittima di considerazioni affrettate e istintive. L'isteria da furto può portare a considerare vere anche delle semplici impressioni e dato che adesso va di moda (come negli anni 50) la presunzione di colpevolezza, chi è oggetto di queste impressioni se la vede proprio brutta. Per "fortuna" c'è la barriera razziale che "salva" le persone di etnia italiana. Pensiamo a un cinese o a un rumeno che potrebbe essere facilmente scambiato per qualcun'altro. Basta poco per distruggere la vita a una persona. Il film ci fa toccare questa brutta situazione con mano.
Hitchcock agisce in maniera chirurgica sulla storia e sul modo con cui viene presentata. Intanto la sfronda di tutto quello che è inutile o che può distrarre: via i colori, via le belle ambientazioni, via i personaggi brillanti. Abbiamo davanti una persona normale anzi normalissima (forse troppo normale). Il protagonista sembra in apparentenza un personaggio da film noir: povero in canna e alle prese con l'esigenza di avere denaro potrebbe essere tentato dai desideri smodati di lusso e dal ricorso ai mezzi eccezionali della delinquenza. Invece Hitchcock evita apposta tutte le caratteristiche "emozionanti" che facevano nel cinema una persona qualunque un "eroe". Sembra di avere davanti un puritano inglese appena sbarcato dalla Mayflower, da quanto è integerrimo. Non sorride mai, si concede divertimenti e vacanze con sensi di colpa, da quanto pensa alla famiglia e al proprio dovere.
Eppure questa persona può finire in un circolo vizioso. Basta una etichetta "LADRO" appiccicata sopra ed è finita. Nessuno crede o vuole approfondire. Le conseguenze della pigrizia mentale e della malafede sono disastrose. L'uomo onesto vede crollare tutto addosso e deve fare ricorso a una gigantesca forza d'animo per resistere. Chi cede è invece la moglie ed è un tonfo drammatico. Hitchcock ci presenta le cose in chiaro fin dall'inizio. Sappiamo benissimo che è innocente e quindi ci immedesimiano all'istante con i suoi sentimenti. In questa maniera sentiamo addosso tutta l'umiliazione e tutta l'ingiustizia che può capitare ad un innocente.
Ma come è possibile che nessuno se ne accorga o voglia fare un piccolo sforzo per dare un po' di credito a questa persona? E' proprio così terribile e impersonale la macchina della giustizia? E' arrivata a questo punto?
Hitchcock non poteva allora ammettere questo. Il pubblico e l'opinione pubblica non avrebbero permesso. Bisognava in qualche maniera riparare e dare una speranza. La forza della solidarietà familiare, il ricorso alla fede religiosa, la spintarella decisiva data dal fato ed ecco che la storia alla fine in qualche maniera si ricompone. E' un gigantesco sospiro di sollievo per lo spettatore. Per fortuna che ci sono i mezzi per rimediare, viene da pensare. Hitchcock però ha l'accortezza di non togliere del tutto la rabbia da addosso lo spettatore. Il protagonista si riprende in qualche maniera, ma sua moglie no (almeno non subito). Quindi non ci fa scordare che le conseguenze dei pregiudizio e delle valutazione emotive troppo impulsive possono trascinarsi a lungo. Meglio non scordarlo.
Tra l'altro, questo è il primo film di Hitchcock in cui la componente psicologica entra in maniera diretta nella storia e ha il suo importante ruolo. E' un segno che anche Hitchcock si è reso conto che la realtà sociale a metà anni 50 è diventata molto più complessa e che colpisce in prima persona tutti, nessuno escluso.
Ripeto, un grande film estremamente efficace che io considero attualissimo se si riesce a fare a meno di ogni pregiudizio razziale.

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/10/2011 16.44.38
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