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Non all'altezza dei precedenti capitoli firmati da James Whale ma sicuramente una storia meritevole che si ricollega con semplicità ed efficacia ai fatti avvenuti in precedenza. A dirigere la baracca c'è Rowland V. Lee, che non avrà il talento del suo predecessore ma è in grado di dar vita a buone atmosfere aiutato anche da un comparto scenografico di tutto rispetto. La storia è presto detta: il figlio del celebre Barone si trasferisce nel villaggio in cui il padre diede vita alla creatura. Uomo ragionevole ed equilibrato, gentile ed affettuoso con moglie e figlioletto, una volta venuto a sapere che il lavoro del padre non è andato perduto si incaponirà nel tentativo di continuare quegli studi causa di tanto dolore. La gloria scientifica e il riscatto del proprio nome sono alla base di una follia che causerà parecchi guai. Inoltre il ritorno al vecchio castello non è certo visto di buon occhio dalla popolazione locale, ancora terrorizzata dai fatti avvenuti in passato e attenta che non si ripetano. Suggestivo trovare insieme sullo schermo due immense icone del cinema horror: ovvero Bela Lugosi (nei panni di Igor) e Boris Karloff (in quelli del "mostro"). Chi si è sbellicato con la mitica parodia "Frankenstein jr" di Mel Brooks troverà molti punti di contatto con questa pellicola, parecchie situazioni e personaggi sono ripresi da qui, per quella che resta una delle black-comedy più famose e riuscite di tutti i tempi. Tra i nuovi personaggi spicca il tragico ispettore Krogh, mentre il mostro di Frankenstein è ancora una volta vittima più che altro, nell'occasione sfruttato da Igor per i suoi progetti di rivalsa. Dignitosa chiusura della trilogia dedicata alla creatura nata dalla penna di Mary Shelley.