i fidanzati regia di Ermanno Olmi Italia 1963
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i fidanzati (1963)

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locandina del film I FIDANZATI

Titolo Originale: I FIDANZATI

RegiaErmanno Olmi

InterpretiCarlo Cabrini, Anna Canzi

Durata: h 1.21
NazionalitàItalia 1963
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1963

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Trama del film I fidanzati

Giovanni, operaio specializzato del nord, viene inviato in Sicilia, dove l'azienda per cui lavora è impegnata nella costruzione di un impianto industriale. Per il giovane l'impatto con il nuovo ambiente è tutt'altro che indolore: la distanza con il proprio mondo è incolmabile e la cultura della fabbrica si dimostra ben lontana dal produrre un sistema di valori alternativo a quello tradizionale. Alla fidanzata rimasta a Milano scrive lunghe lettere che testimoniano efficacemente la realtà dello sradicamento.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (4 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su I fidanzati, 4 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  17/06/2013 18:23:58
   7 / 10
Inconfondibile film del primo Olmi: lento, introspettivo, contemplativo. Anche qui, come nei primi 3 film, i protagonisti sono semplicissime persone del popolo, o almeno di quello che allora si sentiva essere "il popolo". "Il popolo" per Olmi sono soprattutto persone oneste, lavoratrici, parsimoniose e rispettose delle regole. L'intento è quello di nobilitarle tramite mdp, disegnarle come persone degne di rappresentazione artistica seria e approfondita.
Anche in questo caso la storia non ha colpi di scena o sviluppi narrativi particolari ma si basa semplicemente sulla descrizione di un normale rapporto amoroso messo alla prova dalla lontanza per lavoro. Nonostante ciò l'occhio attento e penetrante della mdp di Olmi ci regala delle visuali approfondite su ciò che normalmente è comune e ordinario (una sala da ballo, una fabbrica, una festa paesana, un albergo, un affittacamere, ecc.)
"I fidanzati" si differenzia però dai film precedenti per una certa varietà stilistica. La prima parte del film infatti ricalca un po' lo spirito dei film di Antonioni, dove il protagonista è l'incomunicabilità fra le persone. Nella seconda parte invece si ricalca il gusto documentario dell'epoca, alla scoperta delle mutazioni prodotte dall'industrializzazione (visti con occhio non ancora critico). La terza parte invece è in pratica un tentativo di riprodurre visivamente delle lettere scritte (un po' come faceva Bergman all'epoca). La linea logica di rappresentazione nel film è comunque spesso interrotta da flashback, da pensieri immaginati visivamente, un po' come usava nella nouvelle vague.
Nonostante ciò Olmi riesce a descriverci degli esseri umani veri, piuttosto che dei personaggi. Giovanni è interpretato splendidamente da un attore non professionista (di cognome Cabrini, come nel film) che riesce a riprodurre perfettamente un carattere chiuso, taciturno, tranquillo, non capace di finezze espressive ma che soffre comunque di nostalgie e solitudini.
Il finale (come nel film "Il posto") getta una sinistra ombra su quello che sembrerebbe un ritratto ottimista e intenerito. Anche sui fidanzati incombe l'omologazione, l'alienazione e l'inaridimento nella routine. Questo sembra far intuire alcuni frasi di Giovanni ("ti chiamo di Domenica, così spendo meno"). Del resto la sorte del padre di Giovanni la dice lunga sui rapporti interpersonali ai tempi dell'industrializzazione.
Questo film ci fa vedere anche come Olmi (come tutti all'epoca del resto) non fosse capace di penetrare nella vera essenza della società meridionale (siciliana), qui descritta superficialmente o tramite stereotipi.

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