idolo infranto (1948)

Reed dirige un giallo Hichcockiano dove la tensione è in crescendo continuo tra una bugia e l'altra.
E pur di salvare il proprio "idolo" si è disposti anche a questo, anche se sei un bambino abituato a guardare la vita da una scalinata.
Un bambino praticamente senza genitori che si affida alle avventure, ovviamente false, del maggiordomo di casa. Ma è anche l'unico che riesce a far "vivere" il ragazzo.

Un gioiellino di raffinatezza stilistica, di recitazione oltre che di psicologia infantile. Non penso che Reed abbia voluto adottare il punto di vista del bambino, anche perchè non è molto nelle corde del cinema di quegli anni, quanto piuttosto un punto di vista esterno, fedele alla teatralità del suo cinema, ma comunque attento ad alcune sfumature del carattere del protagonista e del suo modo di intendere il mondo degli adulti che rendono il film unico nel suo genere. Apprezzabile anche un certo humor elegante che affiora qua e là e che alleggerisce la storia.

ottimo giallo da crisi di nervi, uno dei film migliori di Reed che utilizza una formula semplice semplice per la tensione ma in questo caso perfetta: lo spettatore sa la verità fin dall inizio, ma come fanno i personaggi del film a scoprirla?
io il bambino volevo ucciderlo, davvero
uno dei bambini piu insopportabili del grande schermo..

Mmmh, non sono del tutto convinto sull’onestà del “punto di vista” del racconto… Ovvero, lo sguardo dalla scalinata - gli affari degli adulti, il loro mondo osservato da lontano - è proprio del piccolo Philip, oppure è quello di Reed? Le cose dovrebbero in fin dei conti conciliarsi, ma la troppa raffinatezza della regia fa pensare che il tema dell’infanzia sia quasi un pretesto per esercitare il proprio mestiere. Insomma è il bambino che entra nel mondo dei grandi e non il contrario.
Ma resta comunque un film girato molto bene, preciso e misurato in ogni sua parte. Forse l’idolo infranto sancisce il passaggio ad un’età più matura? Probabile, dunque la fine dei sogni.