Antoine Doinel è un ragazzo solo, indesiderato e incompreso. Per ribellarsi, marina la scuola e commette dei piccoli furti. Quando, con l'amico René sottrae una macchina da scrivere per pagarsi una gita al mare viene arrestato e mandato in un riformatorio.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Fra le varie pellicole cinematografiche che evocano, esaltano la sensazione di ribellione e di massima libertà fisica e mentale troviamo "I 400 colpi" del regista francese Francois Truffaut. Ci troviamo in una società antica, differente quasi in tutto da quella contemporanea colma di concezioni di evasioni e in modo meccanico di trasgressione e insomma di poca disciplina... Il mondo è cambiato, Truffaut dunque ci mostra in piena regola la dura vita di un tempo quando i ragazzi a scuola tremavano ed erano pilotati in modo autoritario dai maestri, la famiglia era sinonimo di "tabù" ove l'educazione era il perno del tutto...
Sceggia impazzita del quadro concettualistico della regia è Antoine Doinel ragazzino che deve scontrarsi con il mondo intero composto nel suo caso da coetani, polizia, presidi e genitori; su questa ultima categoria bisogna tracciare un'analisi introspettiva: il padre è molto aperto caratterialmente, in linea sommaria molto tenero e sicuramente moderato, giusto. Il vero problema è la madre, troppo "disinvoltura" nel rapporto familiare, nel rapporto madre/figlio e moglie/marito; da queste "mancanze" nascono purtroppo in modo sistematico una serie di problemi che porteranno il piccolo fanciullo alla rovina.
Truffaut quindi riesce a confezionare una sceneggiatura solidissima e non convenzionale con picchi di massima intensità emotiva e se vogliamo di drammaticità, pochissima, o meglio quasi inesistente la patetica ridondanza (comune in film del genere) , niente retorica, nessun amplificamento. Narrazione semplice, lineare ma solita; attori perfetti, fotografia buona e grande lavoro musicale. Da segnalare le sequenze finali nella caserma e il discorso sostenuto da Antoine con la dottoressa verso la fine, dialoghi di grandissima fattura. Il finale idealizzato dalla regia è sicuramente mostruoso sul piano tecnico con inquadrature bellissime e scenari magnifici, la regia lascia anche spazio al concetto di relativismo non svelando la sorte del ragazzo "disconosciuto" dalla famiglia e inseguito dalle guardie, la desolazione e le difficoltà sono oggettive.