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In appena quaranta minuti e con soli trenta centimetri di spazio scenico, Shin'ya Tsukamoto rimanda a settembre roba come Saw e Cube, realizzandone una variante claustrofobica molto più angosciante, stratificata e riuscita. L'escalation di situazioni da incubo a occhi aperti è l'assoluta protagonista della prima parte, portagioie di tensione, cemento. rostri metallici e millie altre diavolerie audiovisive che evocano l'orrore impalpabile della mancanza di percezione. Nel secondo atto la storia prende una piega più meditativa e metaforica, suggerendo l'importanza di quella scintilla chiamata amore che muove l'agire di noi semplici involucri di carne alla ricerca della luce.
Tsukamoto come sempre stupendo, un film che è chiaramente metaforico e tutto ciò che accade a quei corpi accade anche alle loro menti, le ferite, i denti sul metallo, la claustrofobia, il senso di annegamento ed un finale bellissimo.
Mediometraggio horror di Tsukamoto fortemente metaforico, claustrofobico all'ennesima potenza di cui condivido gli apprezzamenti, decisamente un lavoro interessante e da recuperare a chi dovesse mancare per gli amanti del genere, ma che in totale onestà non ne capisco i voti eccelsi.
Bulbo attonito, luce di un emisfero oscurato, sezionato, concentrato su uno schermo di un programma interrotto. Percorso aggrappato alla vita con i denti, serrati, l'ultimo morso all'anima che scorre i palmi rubini sul circolo di lame. Scivolato giù, nelle viscere profonde, tra i pezzi in frantumi dell'io solo, annientato, in cerca di pace. Una mano, una donna, un dubbio: la memoria rubata, la guerra, la follia perversa di un uomo annoiato. La fuga interrotta, una timida scusa. Risalire l'apnea della trasparente apparenza di un banco di pesci. Passato, ricordi, un legame. La porta soffocante, colpita con la promessa della salvezza. Una pozza, una lama, il tentativo... Uno sguardo sorriso all'infinito, nella purezza ritrovata nel candore del bianco ondeggiante nell'aria. Il capo canuto, la foto del tempo fermato nell'haze offuscato di una buia prigione di cemento, nell'haze di ogni uomo.
Praticamente la versione rozza ed estrema de "il Cubo"... Un cortissimo film dal Giappone pregno di significati più o meno celati che spiazza lo spettatore tra sequenze inquietanti ed altre lente e riflessive al limite del tedioso. Registicamente molto buono se non fosse per una certa difficoltà di visione , specie iniziale, che ho incontrato a causa della molta oscurità nella fotografia...cosa voluta e necessaria ai fine del realismo e dell'atmosfera. Mi spiace ripetere un aggettivo abusato ma è vero che è una pellicola molto claustrofobica in cui non manca per nulla pure una componente sanguinosa di alto profilo. Colonna sonora stupenda che inquieta davvero, make up di qualità e recitazione dignitosa...non dimenticando poi la location infernale. Tre una cosa e l'altra non ci ho capito molto ma a fronte del buon finale (a dire il vero non originalissimo, vedesi anche
) ho cominciato a rivalutarlo...motivo per cui un giorno lo rivedrò, vista anche la breve durata, cercando di comprenderlo al meglio e lo rivedrò in totale oscurità e con le cuffie!! Un buon prodotto horror diverso ma comunque, mi spiace dirlo, derivativo...motivo per cui mi stupisco di chi lo reputa un capolavoro assoluto.
Per essere un mediometraggio low-budget non so cos'altro si potrebbe pretendere. Tsukamoto è veramente un "legendary cult hero" come auto-pubblicizzato col Bullet Man (già solo l'idea di definirsi così in un trailer, su).
Come detto da The Gaunt, "Haze" meriterebbe già solo come esperienza emozionale e claustrofobica. Il fatto che tutto sia simbolico è un ulteriore merito. Inizialmente pensavo ad una rappresentazione della depressione. Poi, purtroppo, mi son fatto l'idea che quella cosa che ho scambiato per depressione fosse la vita stessa (e che questo fosse il motivo che ha portato i due protagonisti, quelli dei fuochi d'artificio "sulla landa gelida", alla stanza buia con la TV fissa e alla stanza della telefonata). Il ricco pervertito probabilmente non è da escludere, ma andrebbe individuato nel macchinista di Eraserhead del caro Lynch. L'incontro tra i due quindi, sia nel labirinto oscuro che al di fuori, con uno sguardo pessimistico potrebbe essere stato quello tra due infelicità destinate a produrne una terza. Alla Schopenhauer. Ma in mezzo c'è pure altro, c'è quella foschia del titolo (che forse è appunto questo), i temi classici di Tsukamoto (carne, ferite, metallo, l'uso del colore ecc.), la memoria, l'inconscio e il rimosso; senza dimenticare quello Shinya invecchiato, tra cielo azzurro e lenzuoli bianchi ...
Angosciante e claustrofobico mediometraggio,ricco di simbologie e significati profondi, diretto da Tsukamoto nel 2005. La trama è molto interessante,la regia è buona ed anche la recitazione è convincente. Un opera particolare che merita almeno una visione.
Opprimente, claustrofobico e metaforico. Un'opera che ha l'essenza di Mulholland Drive e la forma dell'oblio. Una lotta interiore, ricca di simbolismi, per fuggire dalla perdizione e rimpossessarsi del ricordo e della speranza. Non è puro cinema, Haze è puro incubo.
Scusate ma quindi??????? Qual'è il senso di questo film non l'ho capito? Come finisce? Claustrofobico ed angosciante ok, ma poi non si spiega un bel nulla.
"Haze" si può dividere idealmente in due parti. La prima parte: angoscia e oblio. Un uomo spaesato, terrorizzato e completamente immemore, schiacciato tra enormi ed insondabili pareti buie ed opprimenti, in un buio labirinto di angusti cunicoli senza via d'uscita. La seconda parte: speranza e simbolismo. Una lotta per riappropriarsi della vita e della memoria, in un susseguirsi di immagini e momenti che confondono le coordinate temporali - passato e presente che si confondono, così come la realtà si confonde col ricordo o con la metafora. A far da discrimine, l'incontro con una donna. Un incontro che porta con sé il risveglio della speranza di sopravvivere e la riscoperta della forza di volontà, ma anche il risveglio di immagini cruente e di voci di un passato doloroso.
Il primo approccio induce all'errore. I primi minuti creano nello spettatore la convinzione di assistere ad una bizzarra versione dell'ennesima situazione "fuga e sopravvivenza". L'incontro con la donna apre una seconda parte che a sua volta apre, seppur parzialmente, occhi e mente dello spettatore. La trappola è una metafora, le immagini e le voci provengono dal significato celato dietro il velo dell'apparenza. Muro e labirinto, metafora di perdizione ed oppressione, il buio è il colore dell'angoscia. Oblio, smarrimento, soffocamento, sangue, buio e morte: esauriente compendio delle ossessioni umane. Amor vincit omnia? Solo l'amore salva: in una selva di arti mozzati, due mani si stringono alla ricerca della vita, prima della morte, oltre la morte. Lo spettatore si ritrova tra le mani una metafora e vuole comprenderla, una misteriosa scatola cinese di cui vorrebbe apprendere il contenuto, ma di cui non sa trovare un'univoca chiave d'apertura.
La prima parte è una facciata ben costruita, che avvolge lo spettatore in una sensazione di oppressione che fa sorgere la nostalgia della luce e dell'aria. La seconda parte è rivelazione e mistero: in una selva di dettagli determinanti, vengono offerte all'ingegno molteplici chiavi di lettura, ma non viene indicata la soluzione definitiva.
Più che un film, una metafora rivelata ma non svelata; un enigma che si compiace di restare essenzialmente irrisolto.
Haze probabilmente rappresenta un compendio delle ossessioni di Tsukamoto. E' un mediometraggio che non lascia respiro, letteralmente. Più che alla ricerca di chiavi lettura e simbologie, Haze un film da vivere emotivamente e non lascerà delusi.
Un uomo imprigionato in un oscuro ed angusto labirinto è costretto a strisciare tra cunicoli tenebrosi zeppi di insidie,non ha memoria di ciò che gli è successo in precedenza,l'incontro con una donna a sua volta prigioniera ed immemore dona un barlume di speranza nella ricerca di una via d'uscita. Distante dalla spettacolare commistione carne/macchina di Tetsuo,ma ancora concentrato su suoni di natura meccanica,Tsukamoto fornisce un ulteriore esempio di cinema estremo,non solo nella messa in scena del soggetto ma soprattutto nella comprensione di esso. "Haze" è un mediometraggio ricco di simbolismi interpretabili attraverso molteplici chiavi di lettura,può essere un condensato di paure ataviche come quella per il buio o per la morte,rappresentata da una miriade di arti mozzati e da una sequenza di tortura poco esplicita ma comunque raggelante,oppure dalla prigionia più raccapricciante,concernente il seppellimento prematuro.Il tutto ipoteticamente imputabile ad un rapporto sentimentale che cessato per cause in apparenza tragiche diventa motivo di solitudine,irrequietezza,malinconia e quindi terrore di vivere. Ma Tsukamoto pungola la fantasia dello spettatore spingendosi ancora oltre,i suoi personaggi possono essere considerati dei neonati,giunti alla luce dopo un complesso e inesplicabile percorso,le ferite all'addome infatti potrebbero simboleggiare l'asportazione del cordone ombelicale.Il regista poi,quasi sadicamente, mostra solo alcuni spezzoni della loro vita nelle armoniose immagini finali fornendo così una visione solo parziale degli accadimenti. Supposizioni e non certezze che restano quesiti irrisolti suggeriti da un'opera dal fascino sinistro,in perenne bilico tra la vita e la morte.
Soffocante esperienza cinematografica di Tsukamoto. Il giapponese cerca ossessivavemente di creare senso di claustrofobia nello spettatore tramite riprese trabballanti, buio pesto e musiche angosciose. Bene i primi 20 minuti, poi col tempo tutto va appiattendosi.
Guarda un po'... Una volta sono d'accordo con Odio ! ( Insolito nè ?!) Questo è un capolavoro??? Questo è vero cinema??? Tsukamoto cerca di angosciare profondamente lo spettatore condendo immagini di pezzi di uomo con una storia talmente concettuale che non esiste. Forse sarò io, ma con un idea del genere un grande regista come lui avrebbe potuto fare mooolto di più. La poca (pochissima) angoscia che si accumula nel vedere sguazzare delle persone nel sangue e nelle arterie si vanifica in 4 semplici minuti del primo piano buio del protagonista. Ma lasciamo da parte la questione tecnica (praticamente impeccabile nella sua "stranezza") non venitemi a dire che la storia vi ha coinvolto, che il dolce rapporto fra i due protagonisti vi abbia catturato ed il finale vi abbia stupito enormemente lasciandovi con la bocca aperta per due ore. Dopo 45 minuti di nulla mi aspettavo un finale col botto... Invece mi ritrovo la solita e non chiara pseudopoesia. Personalmente non ho ricevuto nulla da questo mediometraggio... e questo è tutto.
Sì, sì, di sicuro è pieno di significati profondi e tutte le altre pugnette che vi pare. Ma che due palle oh. Maronn. Per i miei schifosi gusti personali è stata una noia ..pazzesca, giusto per restare in tema. Frutto più che altro di lungaggini esagerate, a mio profano parere (toh, ho appena scoperto che nel progetto iniziale doveva durare la metà, guarda un po' il caso), ma non solo. Ho sbadigliato più volte durante l'infinita scena del tubo. Riconosco a Tsukamoto un gran talento visivo e non m'è neanche dispiaciuto come attore, ma trovo che questo suo lavoro possa incutere un senso claustrofobico soltanto a chi realmente ne ha la fobia o a chi prova angoscia quando Pollicino non trova la strada di casa.
dopo la prima visione il film ti lascia con molti interrogativi,dopo la seconda qualche interrogativo sparisce ma ne sorgono altri... penso che ogni persona possa dare a questo film un significato diverso. il film ci porta ad esplorarci dentro con tutte le nostre paure senza darci risposte! girato molto bene ma trovo che la prima parte non sia all'altezza!
Claustrofobico all'ennesima potenza, ci sono momenti in cui ti manca l'aria. L'idea è pazesca, il mediometraggio ti mette un angoscia unica. Non conoscevo questo regista giapponese, davvero una bella sorpresa.
Un mediometraggio interessante..ma non un capolavoro come alcuni l'hanno dipinto..per certi versi ricorda sicuramente il cinema di Lynch..con le dovute proporzioni rispetto al "maestro" ovviamente. La chiave di lettura è data nelle sequenze finali e sono d'accordo con i precedenti commenti
A quanto pare si tratta di un suicidio tentato da ambedue i protagonisti che evidentemente erano legati tra di loro da un'unione (marito e moglie probabilmente)..lui si salva e lei no..anche se non c'è dato di sapere la motivazione di quel gesto come spesso accade in questo genere di film molto ermetici e tutti da interpretare
Un buon prodotto che una visione la merita..molto claustrofobico e angosciante sicuramente..ma Lynch è un'altra cosa.
Ecco come un bravissimo regista riesce ad infondere terrore e curiosità in poco più di tre quarti d'ora. Film a dir poco claustrofobico e visionario, un mediometraggio di grandissima fattura che non lascia l'amaro in bocca seppur il finale non sia così rivelatorio. Tante sono le interpretazioni che si possono dare, ognuna di esse comunque non cancellerà il senso di disagio che questo film provoca.
Due protagonisti, poche ambientazioni, una grandissima idea, un bel film.
Da un'idea di base che ricorda molto quella de "Il Cubo" Tsukamoto riesce a sfornare un piccolo capolavoro che poi si distanzia notevolmente da quest'ultimo sia per lo svolgimento che per le tematiche affrontate. Ennesima conferma di uno dei registi più geniali in circolazione. Bellissimo il finale dolceamaro. Consigliato.
La prima parte del film la si capisce: due persone sono intrappolate in quel gabbione di cemento con pezzi di corpi, e si ricordano poco o niente del loro passato. Alcuni flashback lasciano intendere però che le due persone si conoscono. Le ipotesi che io ho fatto sono: il protagonista ha assunto droghe; il protagonista sta sognando; ci sono gli alieni. Ogni tanto però il protagonista intravede nel dormiveglia una ragazza che gli dice "Mi dispiace"... quindi qualcosa di reale e di poco piacevole è davvero capitato.
Nella "seconda parte" del film il protagonosta si ritrova in una stanza bianca, luminosa, con la ragazza stesa a terra e ferita. Chiama quindi soccorso col telefono. E' quella la realtà? Cosa è capitato? Il protagonista aveva accoltellato loa ragazza o quella averva tentato il suicidio? Oppure erano stati rapinati? O avevano preso droghe?
Nella "terza parte" si vedono i due che guardano beati e contenti i fuochi d'artificio. Cosa c'entra questo con le scene drammatiche di prima? In che ordine temporale va collocata questa scena?
Nella "quarta parte", che dovrebbe essere quella che dà un senso al tutto, si vede il protagonista anziano che si alza da una poltrona, passa accanto alla foto della donna (ormai anziana) e probabilmente già morta, e si porta fuori su una terrazza assolata fra biancheria stesa ad asciugare: è contento e sereno.
Mi aiutate a dare un senso al film? Come lo avete interpretato voi? Come avete collegato questi vari... monconi? ;-)
Un incredibile e assolutamente fantasico mediometraggio di Tsukamoto, che in 45 minuti costruisce un film scurissimo, col suo classico stile frenetico, e incredibilmente claustrofobico. Si astengano le persone facilmente impressionabili, perchè qui Tsukamoto si muove tra pareti strettissime e opprimenti che lo schiacciano, nell'acqua e in mezzo ai cadaveri. In origine era un cortometraggio di 25 minuti, poi il regista l'ha allungato a 45.
Il giorno in cui tsukamoto deciderà finalmente di abbandonare questa mania del montaggio spezzato, io sarò il suo primo fan. Fino ad allora, non dico che mi faccia ******, ma...
"Ti ritrovi nella più totale oscurità e vieni smembrato..."
Tsukamoto torna a colpire e si vede: un corto totalmente angosciante e claustrofobico, che analizza l'uomo e il suo inconscio, nel quale i due protagonisti si ritrovano in mezzo ad un loro inferno simbolico, da cui solo uno di loro uscirà vivo, ma distrutto nell'anima. Da vedere, il regista ha classe da vendere.
...Avevo abbandonato da un pò la visione dei film del grande Shinya Tsukamoto, ma riprendo con questa perla... Grande film, claustrofobico e malato il tutto condito dalle immani capacità di questo regista... Un ottimo lavoro, consigliatissimo...
La definizione di "gioiellino" per questo film calza a pennello!!Il maestro Tsukamoto (Tetsuo) riesce a concentrare in 49 minuti tutte le caratteristiche che un horror dovrebbe avere: malato, disturbante, ansiogeno e claustrofobico come pochi altri...Da vedere senza riserve!!