La vita dell'imprenditore italiano che ha dato il nome alle celeberrime automobili di lusso, in un biopic che si concentra più sulla sua figura di uomo, dal punto di vista privato, che su quella pubblica.
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L'Avvocato Agnelli con l'orologio sul polsino DESTRO. NO, NO, NO! Dai Mann, manco l'A,B,C
Di una bellezza terrificante la ricostruzione dell'incidente di Guidizzolo. Anche qui, però, il regista si prende qualche licenza: testimonianze dell'epoca riportano che gli spettatori vennero investiti sul ciglio sinistro della strada, non sul destro come rappresentato nel film.
Decisamente un film debole che se non fosse per il super cast , comunque non a livelli eccelsi , sarebbe veramente mediocre . Molto spazio al rapporto di Ferrari con le sue donne , pochino lasciato alla sua storia con le macchine .. Figura dello stesso poco delineata ( il rapporto con la madre, la perdita del fratello ) . Molto meglio la miniserie RAI allora se proprio si vuol vedere qualcosa sul personaggio
Non ingrana, è ingrippato, vorrebb'esser'una sinfonia di morte, il rosso Ferrari come colore non di passione ma di sangue versato, uno pseudo biopic all'altezza dei capolavori del 1° Mann. Invece imbocca la strada sbagliata del luttuoso espresso a parole, coi dialoghi e non con la drammaturgia narrativa. Tre scene al cimitero e un altro paio per gl'incidenti nefasti non possono colmare due ore di film diretto con un distacco da regista post mortem.
A me non ha convinto. La storia, tratta da una versione biografica dello statunitense Brock Yates, diventa sin da subito iper-settoriale, scegliendo di raccontare una specifica e limitatissima fase della vita di Enzo Ferrari, a parer mio nemmeno così entusiasmante e speciale da meritarsi 2 ore di film.
Mi è mancata una visione di insieme del prima e del dopo, si rimane con questo spaccato di vita dell'industriale italiano, un po' avulso da tutto.
Tecnicamente non è male ma bocciato il doppiaggio italiano.