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Si capisce mano a mano il significato del racconto. Invito a non commentarlo troppo, essendo breve va apprezzata nella sua brevità il messaggio e frase finale.
Anche qui ci sarebbe moltissimo da parlare. Una grandissima metafora, neanche troppo velata sullo spinoso rapporto poliziotti-afroamericani; partendo dal tristemente noto caso di George Floyd i registi riescono ad usare un maniera origina una idea sfruttatissima come quella dei loop temporali. Tra fantascienza e denuncia sociale il protagonista incarna praticamente tutte le morti ingiuste dei neri per mano della polizia. Si mantiene sempre una paritetica dualità tra il fantastico del film ed il dramma della realtà che qui arrivano ad intersecarsi: i tentativi di uscire dal loop sono lo specchio dei tentativi di dialogo, di tendere una mano, per uscire dalla spirale di violenza che dilaga nelle strade statunitensi. C'è una via di uscita? Si...no. Ma quello che non si abbandona mai è la speranza. Un film validissimo...ma che rispecchia prettamente la società americana ed una cui circolazione all'estero non avrebbe senso se non per le notizie di cronaca che arrivano dagli Usa. Per essere un corto è realizzato in maniera splendida, da far impallidire molte megaproduzioni Hollywoodiane.