In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l'unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l'amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l'intero quartiere. Dopo l'ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall'esito inaspettato.
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In Dogman Garrone riesce ancora una volta a mettere a nudo le problematicità di una società costretta a doversi confrontare con un mondo spietato, che non lascia spazio ai sentimenti, che infila cinicamente la punta affilata del coltello nelle ferite aperte e non ancora medicate, che fa leva sui pregiudizi, sulle paure, sull'insicurezza per attuare i suoi più loschi piani e sporcarsi le mani con il sangue delle persone ingenue, buone, che non meritano il peso di simili condanne. Un cammino estenuante, pieno di difficoltà, per un personaggio che, costretto a doversi misurare con la dura realtà della periferia, ignorato dagli altri, cerca con tutte le sue forze di trovare la strada verso la propria salvezza personale, verso quell'accettazione sociale di cui ha così disperato bisogno al fine di potersi esprimere e di poter comunicare la propria identità.