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Titolo affascinante, musichetta ossessiva azzeccata, per il resto l'oretta e mezza se ne va e io mi sono un po' perso senza esaltarmi dopo un inizio promettente. Finale che - come a un altro utente - ha ricordato veramente tantissimo
Pur non esente da fesserie il film di Lado riesce a essere sufficientemente interessante, instillando una certa curiosità nello spettatore, nonostante il finale deluda un po' le aspettative. La regia non è perfetta: Lado insiste nel voler esaltare make up ed effetti speciali palesemente farlocchi con primi piani e scene ripetute all'eccesso, ottenendo però l'effetto contrario. La storia ha l'atmosfera tipica dei thriller di quegli anni, con tanto di motivetto musicale ossessivo, non presenta però grandi picchi di pathos nè una grande performance attoriale, la Strindberg sopattutto è palesemente incapace, ma si lascia guardare e non annoia.
Discreto thriller di Aldo Lado che per certi versi anticipa addirittura"Profondo Rosso". La regia è di ottimo livello e riesce a combinare l'atmosfera morbosa con una buona quantità di suspense,non mancando di sfruttare al meglio la location decadente ma affascinante di Venezia. Molto bene anche la colonna sonora di Morricone,particolare ma piuttosto azzeccata. Purtroppo però, oltre a questi indubbi pregi, troviamo una sceneggiatura che accanto ad alcuni passaggi azzeccati riserva anche troppi momenti morti ed un ritmo esageratamente lento. Cast non all'altezza della situazione. Peccato,per quanto raggiunga la sufficienza era una pellicola che presentava potenzialità di gran lunga maggiori ( soprattutto per quanto riguarda l'aspetto tecnico), riuscito e convincente solo a metà.
Un assassino di bambine si sta scatenando a Venezia. Il padre sconvolto Lazenby indaga dopo che sua figlia è stata uccisa. Un superbo giallo di Aldo Lado. Fin dalla prima scena Lado crea un'atmosfera tesa che mantiene la presa sullo spettatore fino alla fine. In linea con alcuni dei migliori marchi di fabbrica del giallo, questo film ha un'eccellente fotografia (Franco Di Giacomo), che fa buon uso degli incantevoli paesaggi di Venezia. L'ossessionante colonna sonora di Ennio Morricone è un altro enorme vantaggio. Il film è ben scritto e ha una bella storia, anche se un po' complicata. Mi ci sono volute due visioni per far quadrare tutto, ma forse a volte sono solo un po' ottuso. Forse la sceneggiatura (Massimo D'Avack, Francesco Barilli, Aldo Lado) non ce la fa a reggere troppe verifiche, ma non ho trovato grossi buchi nella trama. La rivelazione dell'assassino è, come nella maggior parte dei gialli, una vera sorpresa. Immagino che non lo indovinerai. George Lazenby (a mio parere un Bond molto sottovalutato) è un protagonista molto simpatico, offre una performance credibile nei panni del padre in lutto e dell'investigatore dilettante e Anita Edberg sembra favolosa. Ti consiglio di dare un'occhiata a questo se sei un fan di questo genere. Proprio come il classico film horror britannico "A Venezia un dicembre rosso shocking" ("Don't Look Now") avrebbe fatto un anno dopo, "Who Saw Her Die" è ambientato nella bellissima città di Venezia e sfrutta bene questo fatto. È vero che "Chi l'ha vista morire" ("Who Saw Her Die") non è così abile nel fare un ottimo lavoro nel mostrare quanto sia bella Venezia, ma pochi film possono davvero competere con gli scatti mozzafiato di "A Venezia...". Il film inizia con l'omicidio di una bambina dai capelli rossi sulle innevate Alpi Francesi (Megève, Alta Savoia). Questo rende il film più scioccante della maggior parte dei gialli fin dall'inizio, poiché i film in cui i bambini vengono uccisi di solito rendono la visione scomoda. Si passa poi ad un'altra situazione, che vede Franco Serpieri, interpretato da George Lazenby, ex James Bond, e sua figlia; Roberta, che è interpretata da Nicoletta Elmi che i fan dell'horror riconosceranno dal classico "Profondo Rosso" di Dario Argento, così come dal classico film di Mario Bava "Reazione a catena", tra gli altri film dell'orrore. La trama poi va avanti e anche Roberta finisce morta, il che spinge suo padre a svolgere un'indagine per conto suo. Come accennavo sopra il film presenta molti dei marchi del giallo classico, incluso il "guanto nero" di base. Presenta anche alcune fantastiche inquadrature dell'assassino che insegue le sue vittime attraverso una valle nera, che ci offre un bel punto di vista che serve a rendere il film raccapricciante in quanto possiamo vedere ciò che le vittime non vedono. Il film presenta anche una colonna sonora di Ennio Morricone. Tecnicamente, questa colonna sonora non è tra le sue migliori opere in quanto è, in fondo, solo un coro di bambini che canta; ma come al solito con Morricone, si adatta perfettamente al film, poiché il tema del film è il coinvolgimento dei bambini. Gli omicidi dei bambini nel film sono molto sommessi, il che è un bene in quanto gli omicidi brutali che coinvolgono bambini supererebbero un confine morale. Più avanti nel film, quando gli adulti iniziano a essere presi di mira, siamo trattati da alcune brutali uccisioni in stile giallo, e anche questa è una buona cosa. La mia unica critica principale a questo film è che a volte la trama può rallentare, quasi a passo d'uomo, e può diventare un po' noiosa. Tuttavia, le parti noiose del film non durano a lungo e non causano grossi problemi al film, solo una piccola interruzione. Distribuito nel 1972, questo film rimane l'apice creativo di George Lazenby come attore. Visibilmente più magro, avendo presumibilmente perso qualcosa come 16 kg. per la parte, Lazenby attraversa un terrore temperato che segue obliquamente il modello giallo. Il debutto cinematografico di Lazenby, il caleidoscopico "Agente 007 Al servizio segreto di Sua Maestà", aveva aggirato i tropi di James Bond con risultati sovversivi, ma esilaranti. Ora "Chi l'ha vista morire" allo stesso modo ha attraversato un genere italiano di narrativa poliziesca con l'invenzione seriale. Entrambe sono opere di grande pregio. La decisione di Lazenby di recitare in un film europeo è stata certamente una decisione coraggiosa; anche saggio! Il suo Franco Serpieri, un genitore disturbato che affonda in un condotto di bambini morti, si sente psicologicamente più completo del detective di Ian Fleming nella sua forma più depravata. Vestito con baffi lanosi, il piombo sconcertato è una bestia diversa dalla spia istruita di Eton, biforcuta falsamente sotto le carreggiate nubili di Venezia. Il quadro anarchico-olistico che si insinua nei film italiani era stranamente assente dai film americani contemporanei del suo genere idiosincratico. Il fatto che il film possa concettualmente stare accanto all'onirico "A Venezia un dicembre rosso shocking" di Roeg in una doppia fattura, dimostra quanto bene lo sfondo italiano si presti al soprannaturale. La serie di Bond si è divertita con il loro stile populista, mentre "Chi l'ha vista morire" si maschera per un pubblico che ha trovato la spavalda serie di spie troppo ingenua per la loro lingua raffinata. Eppure lo sceneggiatore/regista Aldo Lado produce un altro gustoso connettore, scegliendo Adolfo Celi di "Agente 007 Thunderball (Operazione Tuono)" per il pretestuoso Serafian.Il film si diverte nell'oscurità. Una ragazzina viene uccisa da un assassino velato, un'altra ragazza viene gettata in un fiume a galleggiare. Gli uccelli vengono fotografati, filmati e catturati con una minaccia penitente, che volano senza meta per le strade veneziane. Anita Strindberg/Edberg, svedese, interpreta Elizabeth Serpieri, la moglie irregolare di un padre irresponsabile. Maestosamente magra, Elizabeth esprime le reazioni allarmate degli spettatori agli eventi spettrali che si aprono. È merito del film che la miriade di omicidi sia inquietante, invece che sensazionalistica. Dove altre immagini gialle spingevano le buste violente a parametri luridi, "Chi l'ha vista morire" si fida dell'atmosfera, dell'irritazione e del disagio generale alle prese con il pubblico. Poi c'è il ritratto di Lazenby, uno scultore scoraggiato la cui più grande creazione, sua figlia, è stata rivendicata da un tempestoso assassino. Gettato nella pienezza dei suoi demoni personali, Serpieri deve contrastare i suoi incubi personali tra la risacca di macabre uccisioni. Il film è risolutamente brutale e George Lazenby è brillante come protagonista avvilito, forse sociopatico. Tuttavia, come è stato con la maggior parte del suo lavoro post Bond, si sarebbe rivelato poco conosciuto al di fuori dei suoi fan accaniti. Girato magistralmente, il film vanta una carreggiata di inquadrature bordate d'acqua che scivolano sulle barche veneziane. Montaggi luminosi e luminosi di opere in argilla, uccelli in gabbia e abbracci coitali conferiscono al film una lucentezza che probabilmente non potrebbe permettersi in realtà. La cadente colonna sonora di Ennio Morricone completa un brano che resta uno dei thriller europei più penetranti e sorprendenti dei primi anni Settanta. Nel complesso, "Who Saw Her Die" non è il miglior esempio del genere, ma è un buon esempio e consiglio a tutti i fan del giallo di dare un'occhiata, anche perchè abbiamo il trauma infantile dell'assassino. Colpevolmente nei titoli di testa non viene citato il coro di voci bianche che è quello diretto da Paolo Lucci ma solo il direttore d'orchestra Nicola Samale. Entrambi invece vengono nominati nel cd pubblicato in Svezia. Per le location esatte vedere qui https://www.davinotti.com/articoli/le-location-esatte-di-chi-l-ha-vista-morire/240.
Ci sono ovviamente analogie con altri film dell'epoca...per es. sia in "Solamente nero" di Bido che in "Non si sevizia un paperino" di Fulci il killer è vestito di nero e nel secondo, che è dello stesso anno, anche il movente è molto simile, nel senso che anche li l'assassino uccide per evitare che i bambini potessero crescere nel peccato. Un'altra particolare similitudine tra "Chi l'ha vista morire?" e "Non si sevizia un paperino" riguarda la scena finale, carica di violenza catartica. Nel film di Fulci l'assassino precipita da una rupe, in quello di Lado cade da una finestra dopo essersi trasformato in una torcia umana. Secondo alcuni segno che solo il sangue può lavare il marciume di certa borghesia ricca, prepotente e corrotta e che solo le fiamme possono sterilizzare l'aria da peccati mostruosi e innominabili. Per quanto riguarda i capelli rossi e le lentiggini invece, ho avuto un deja-vu col recente film di Carrisi "La ragazza nella nebbia", dove anche li l'uomo della nebbia era solito uccidere e collezionare ciocche di capelli rossi. Un paio di scene (Ginevra al cinema ed Elizabeth nell'ascensore) mi hanno ricordato un po' il film famoso di Argento "Profondo rosso", anche se molto alla lontana (la sequenza introduttiva nella sala di parapsicologia e quella finale nel gabbiotto del killer). Infine la filastrocca che è la colonna portante del film e che si sente (in parte solo alcune strofe) all'inizio come commento musicale alle foto di Nicole archiviate dalla polizia francese come "omicidio commesso da ignoti" (dossier n. 1026), subito dopo che la governante (che si scoprirà poi essere Ginevra Roussel) vede in faccia l'assassino (che poi ricatterà), chino sulla bambina. Canzone che mette veramente i brividi per il contrasto fra le voci candide dei bambini che la cantano e il suo contenuto lugubre, macabro. Da una strofa si può intuire chi sia l'assassino (anche se una volta tanto l'ho indovinato da subito)...e comunque è talmente importante che da il titolo al film (potrei dire che è una delle poche che valgono quasi più del film), dura circa 3 minuti, per quello è stata tagliata all'inizio.
Chi piangerà quel morto? Dice la tortorella: "Io ch'ero la sua bella, Io piangerò quel morto"
(Chi?) Chi l'ha visto morire? ("Io") "Io" dice il moscerino "Con quest'occhio piccino, Io l'ho visto morire" Io...Io…Io…Io…Io...Io…Io…Io…
Dice il passero: "Io, con l'arco e il dardo, io" Dice il passero: "Io ho ucciso il pettirosso"
(Chi?) Chi l'ha visto morire? ("Io") "Io" dice il moscerino "Con quest'occhio piccino, Io l'ho visto morire" Io...Io…Io…Io…Io...Io…Io…Io…
C'era una volta un uomo piccoletto Che aveva un osso piccoletto Gli occhi e il mento stretto e la parrucca E gli spaccò la zucca
(Chi?) Chi l'ha visto morire? ("Io") "Io" dice il moscerino "Con quest'occhio piccino, Io l'ho visto morire" Io...Io…Io…Io…Io...Io…Io…Io…
Il corvo stava in cima al muraglione E dopo un tratto ha fatto un tombolone Qua c'è da fare la cesta di pane E nei pensieri purtroppo mai più
(Chi?) Chi l'ha visto morire? ("Io") "Io" dice il moscerino "Con quest'occhio piccino, Io l'ho visto morire" Io...Io…Io…Io…Io...Io…Io…Io…
Quand'ecco la moffetta già l'ha fatta, Seduta al sole sopra l'erba fina, Con passo d'angioletto si avvicina E la vicina scappa, scappa, scappa
(Chi?) Chi l'ha visto morire? ("Io") "Io" dice il moscerino "Con quest'occhio piccino, Io l'ho visto morire"
Un giallo piuttosto scadente che ha Venezia come sfondo non adeguatamente sfruttato, alcuni bravi attori ( Adolfo Celi ) che non rendono al meglio ed altri ( George Lazenby ) che così bravi non sono, cosicchè la recitazione in generale risulta piuttosto mediocre. La trama stessa è un po' debole ed il film nel complesso è parecchio noioso; non contribuiscono a salvarlo le scene grossolane degli omicidi ed anche la colonna sonora di Morricone, pur discreta, non è all'altezza delle opere migliori del compositore. Si arriva verso quasi la fine della pellicola sopraffatti dalla noia, con il film che fino a quel momento ha avuto come miglior pregio solamente alcune soggettive dell'assassino; negli ultimi dieci/quindici minuti, con il personaggio interpretato da Anita Strindberg in fuga dall'assassino, la tensione sale un po' fino all'epilogo per altro abbastanza scontato a quel punto, visto che sono morti tutti i personaggi principali meno uno...
C'è sempre da sperare che la tv generalista provi a recuperare questi film, ormai chiusi nel dimenticatoio degli archivi cinematografici, perchè alcuni di loro, molti gialli della fine degli anni '60 e dei successivi anni '70, meriterebbero sicuramente maggiore visibilità ancora oggi, e, sono convinto, recupererebbero molti estimatori. Aldo Lado, sicuramente un regista che sa il fatto suo, si trova a fare i conti con una sceneggiatura un pò arruffata e maldestra, dove un infanticidio è il pretesto per far comparire sulla scena una miriade di personaggi misteriosi, troppo poco approfonditi, e dai lati oscuri che contaminano la trama senza arricchirla. A mio parere, Venezia non è sfruttata a dovere, il protagonista, pur impegnandosi, non riesce a riempire lo schermo e le musiche di Morricone, stavolta, sono troppo ripetitive ed ossessionanti, anche se giustamente inquietanti. Insomma, nel complesso è un gialletto guardabile che, però, non mi sento di consigliare agli amanti del genere.
Discreto giallozzo dei primi anni '70 che, forse, non sfrutta al massimo le location Veneziane (vedi il successivo "don't look now" di Roeg), comunque suggestive, e che soffre di un finale un po' tirato via. Se dal punto di vista del cast non si segnala niente di particolare (protagonista è un legnoso Lazenby simil Dennis Weaver), punto di forza è la colonna sonora di Morricone, che sicuramente è stata tenuta ben presente nella composizione di quella di "profondo rosso", a base com'è di inquietanti nenie e cantilene infantili. Il pezzo che accompagna ogni apparizione dell'assassino ("canto della campana stonata") è affascinate e sinistro. Non malaccio la regia di Lado, seppur con qualche approssimazione
Non è sinistro come il film di Roeg, successivo a questo di Lado, ma Chi l'ha vista morire sfrutta bene la location veneziana. Lado è un buon regista e riesce con il suo mestiere a supplire ai diversi difetti di sceneggiatura che presenta passaggi troppo lenti, ma compensati da buone sequenze, in primo luogo quella del cinema che Argento riutilezzerà in Profondo rosso (sequenza finale dell'ascensore). Molto bella anche la colonna sonora di Morricone, angosciante in quel miscuglio di voci infantili. Lazenby purtroppo non è mai stato nè sarà mai un fenomeno di recitazione e qui è uno dei punti deboli del film. Non è un giallo originale nella trama, ma da vedere per i cultori del genere.
woooooooooooooooow.....pensavo non lo konoscesse nessuno, invece vedo ke ha qualke estimatore, oltre me.....xò vabbè...non è ke sia proprio famosissimo, nonostante l'ottimo kast, kon in testa George Lazenby, konsiderato quasi all'unanimità il peggior 007 della storia..... è kmq un buon prodotto e sikuramente tra i migliori thriller made in Italy degli anni 70 su questo non ci piove !!!! Lo vidi x la prima volta nella biblioteka filmika di Barcelona....ignoro xkè in Spagna avessero un film italiano non famosissimo, ma vabbè....non kiesi manko xkè l'avessero....lo guardai e zitto....e già allora gradii abbastanza..... l'ho rivisto oggi....a distanza di...uhm...9 anni.....e sinceramente lo rikordavo solo a tratti.....la Nicoletta Elmi allor bimbina, la kanzomcella ke risuona spesso durante il film e il finale quasi a "surprise".......e quindi...l'ho rivisto quasi kome se fosse la prima volta..... La storia rikalka un po' quella ke si può vede' in tutti i thriller di quegli anni...ma 'sto film ha sikuramente una marcia in più, soprattutto grazie all'eccellente kolonna sonora by Ennio Morricone e, kome già detto, ad un kast ottimo e vario...... e mi so' piaciute anke la regia di Aldo Lado (qui al suosekondo film) e puranko l'ambientazione in quel di Venezia, città di x sè molto misteriosa, kon tutte quelle kalli labirintike.... talmente labirintike ke ogni volta ke vado a Venezia mi ci perdo puntalmente...ehehehehh...ma vabbè...questa è un'altra storia.... ;-) so...penso ke il 7 pieno kome voto sia meritato...... e mo'...mi sa ke mi rimetto a letto.....giornata di kakketta oggi kon un tempo osceno, 'sta febbricciattola ke rompe un po' e, kome se tutto ciò non bastasse, anke kon la Kamera ke ha dato fiducia al Nano...... uff >.<
C'è una cosa di cui sono fermamente convinto: una buona parte del valore di un film dipende dalla colonna sonora. E nel caso di questo thriller di Lado, le musiche di Morricone alzano il valore di un film che altrimenti (per me) sarebbe stato poco oltre la sufficienza; Infatti qui troviamo una delle colonne sonore più inquietanti e malate che io (finora) abbia mai sentito: totalmente, o quasi, composta da cantilene infantili, come la canzoncina che dà il titolo al film o il tema dell'assassino, perfettamente inserite nelle scene. Veniamo al film. in questo thriller ambientato (a parte lo splendido prologo sulla neve) in una Venezia scura e livida, un misterioso assassino violenta e uccide bambine dai capelli rossi. Il padre di una di loro, interpretato abbastanza bene dall'ex James Bond George Lazenby, decide di indagare per conto suo, arrivando a scoprire parecchie verità scomode. Lado, come nel successivo "L'ultimo treno della notte", sferra attacchi neanche troppo velati alle istituzioni: la polizia, a un certo punto definita "di mer.da" dal protagonista; la cosiddetta "buona borghesia", che qui si dedica allegramente a festini porno; non dico altro per non spoilerare. Sugli attori: di Lazenby ho già detto, brava e bella la Strindberg, inquietanti, e parecchio, Adolfo Celi e la piccola Elmi. In conclusione, un film discreto, che regala buoni momenti di suspence, come il prologo in montagna e il lunghissimo inseguimento finale della Strindberg da parte dell'assassino.
Ero pronto a stroncare senza alcuna pietà questo avvilente gialletto dai ritmi catatonici, fortemente debitore dell'Argento di "Profondo rosso" e del Roeg di "A Venezia... un dicembre rosso shocking". Poi invece mi accorgo che entrambi i film sono susseguiti a questo di Lado, quindi mi cospargo il capo di cenere e metto un punto in più. E si, solo uno perché a mio parere resta davvero brutto: per tutta la prima parte si spera solamente che la piccola Elmi ci lasci la pelle il più presto possibile, per tutta la seconda vorremmo accadesse lo stesso all'idiotissimo padre capellone. Per non parlare del pessimo finale! Non bastano, per risollevare dal tedio, qualche morte fantasiosa. Anche perchè alle vittime non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di darsi alla fuga di fronte all'omicida. Snervante colonna sonora di Ennio Morricone. Un film che vanta immeritata fama di cult. In compenso, è un potentissimo sonnifero.
in piena sintonia con i giudizi che mi precedono... finale forzato (come il consueto attacco alla borghesia del Nostro) e, per me, che avevo visto poco prima SOLAMENTE NERO, anche scontato, ma la regia di Lado è solida e le musiche di Ennio Morricone contribuiscono a creare l'atmosfera giusta... L
Perfettamente d'accordo con il commento di HGWells, davvero, parola per parola; aggiungo che la prestazione recitativa di un giovanissimo Alessandro Haber è molto buona e che, come nella stragrandemaggioranza dei gialli all'italiana, la spiegazione data alla fine della vicenda risulta essere però un pò macchinosa e forzata.
Difetto di poco conto però; Lado (L'ultimo treno della notte) è difatti assolutamente un buon regista.
Ottimo poi anche lo score musicale di Morricone, ormai davvero un Dio.
Gialletto all'italiana debitore di Argento, ma comunque dotato di un'ottima atmosfera e di qualche tocco di originalità (raro). La regia è buona, soprattutto per la sequenza del cinemino porno. La musica di Morricone si abbina perfettamente alle immagini, con contilene infantili e cori macabri. Forse è un po' troppo prevedibile il finale, e il movente un po' tirato per i capelli, ma nel complesso non ci si può lamentare. Dubito che piaccia ai meno affezionati al giallo.