cannibal holocaust regia di Ruggero Deodato Italia 1979
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cannibal holocaust (1979)

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locandina del film CANNIBAL HOLOCAUST

Titolo Originale: CANNIBAL HOLOCAUST

RegiaRuggero Deodato

InterpretiLuca Barbareschi , Francesca Ciardi , Robert Kerman

Durata: h 1.35
NazionalitàItalia 1979
Generehorror
Al cinema nel Dicembre 1979

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Trama del film Cannibal holocaust

Un gruppo di documentaristi parte da New York alla volta della foresta amazzonica e poi scompare nel nulla: vengono ritrovate le bobine che testimoniano una fine incredibilmente orribile.

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Voti e commenti su Cannibal holocaust, 261 opinioni inserite

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Diames  @  09/06/2006 17:48:27
   8 / 10
Questo film ha indubbiamente i suoi pregi ed i suoi difetti: per quanto mi riguarda, però, i pregi superano di gran lunga i difetti. Le uccisioni stesse degli animali (moralmente deplorevoli), anche se considerate di per sé possono sembrare gratuite, nell'economia del film risultano essenziali (si sta parlando, ovviamente, ad un livello estetico, non etico), al fine di creare quell'atmosfera di crudo realismo e ripulsa, che ha fatto la fortuna/sfortuna del film. Poi, volendo essere cinematograficamente obiettivi, almeno la seconda parte è da antologia (e ha fatto non poca scuola, cfr. "the blair witch project", rimanendo però un modello ineguagliato). Sicuramente un film non per tutti (gli stomaci), ma meritevole di almeno una visione (per chi se la sentisse, ovviamente). Indubbiamente shockante. Riguardo al paragone, fatto da un altro utente, con "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini: lo trovo a dir poco fuori luogo (le due opere non si somigliano nemmeno nel tipo di violenza inscenata). Inoltre l'opera di Pasolini si colloca indubbiamente (a mio parere, ma credo di molti) su un altro (superiore) livello artistico.
La questione morale sull'uccisione degli animali, invece, necessiterebbe di molto spazio e tempo: solo una cosa mi permetto di dire, ossia che trovo assolutamente indegno ricorrere a certi espedienti per aiutare la finzione ad essere meno finta (non trovo, cioè, che un presunto fine artistico, raggiunto o meno, posa giustificare un comportamento immorale, anzi); certo, c'è da dire che allora bisognerebbe andare ad incriminare anche registi della portata di Bunuel, Bertolucci, Bergman ecc. La differenza sta nel fatto che Deodato, non incutendo quel timore reverenziale che incutono invece i grandi registi sopracitati, risulta essere un più facile bersaglio per qualsiasi tipo di critica (nella fattispecie, extracinematografica). La questione morale però, se si vuole essere coerenti con l'assunzione che non sia giustificabile un'immoralità a fini artistici, deve essere scissa da quella cinematografica; perciò il giudizio etico sulle uccisioni/maltrattamenti di animali, che sia in Deodato o Bunuel, dovrebbe prescindere da quello estetico, date le premesse ovviamente. Non credo ci siano dubbi sulla superiorità artistica di un Bunuel rispetto ad un Deodato, ciò non significa però che questa superiorità debba essere individuata anche ad un livello morale, anzi. Inoltre si tratta di vedere fino a che punto una scena sia documentaristica (nel qual caso si potrebbe accusare il regista, al massimo, di cattivo gusto, ma non di violenza o simili) oppure causata al solo scopo ("artistico") di poter girare la scena in questione (nel qual caso invece vi sarebbe una totale responsabilità etica nei confronti dell'accaduto).
Per tornare al film, a renderlo così fastidioso (agghiacciante, inguardabile ecc.), non è tanto ciò che si vede (come ho già fatto notare, anche altri registi si sono cimentati, prima e dopo di lui, in simili scene di violenza reale nei confronti degli animali), ma piuttosto come Deodato ce lo fa vedere. Per questo non si può negarne la bravura registica, soprattutto per quanto riguarda la già citata seconda parte, in quanto riesce, nel bene e nel male, a raggiungere lo scopo: il che già dimostra, di per sé, una buona padronanza del mezzo cinematografico.

4 risposte al commento
Ultima risposta 24/06/2006 20.40.47
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