In una baraccopoli romana vive una famiglia di immigrati pugliesi composta dal vecchio e tirannico padre, Giacinto, dalla moglie, dieci figli e uno stuolo di parenti. Scopo principale di questi è impadronirsi del milione che Giacinto ha ottenuto per la perdita di un occhio.
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Spettacolare ritratto di degrado generale, in cui fanno da padrone l'avidità e l'assenza di moralità. Scola dipinge una realtà forse un po' estrema e grottesca, ma non così inimmaginabile della periferia fatiscente italiana, allo sbando anche per colpa dell'assenza delle istituzioni.
I personaggi compiono nefandezze continue, incluso Giacinto, il capofamiglia, forse il più crudele, però viene quasi da prendere le sue parti, dato che ha praticamente contro tutti i parenti.
Nonostante sia un film praticamente privo di una trama, non mancano scene memorabili. Mi viene da pensare l'inizio, con la presentazione della famiglia, tutta accatastata in una piccola casa, con gente che tromba, si mena, uno addirittura passa con la vespa. Succede di tutto. Oppure il sogno di Giacinto, in cui i personaggi fanno una vita "normale". O anche il pranzo, in cui qualcuno rischierà la vita.