blue movie (1978) regia di Alberto Cavallone Italia 1978
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blue movie (1978)

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locandina del film BLUE MOVIE (1978)

Titolo Originale: BLUE MOVIE

RegiaAlberto Cavallone

InterpretiClaude Maran, Danielle Dugas, Joseph Dickson, Dirce Funari, Leda Simonetti, Giovanni Brusatori

Durata: h 1.30
NazionalitàItalia 1978
Generethriller
Al cinema nel Giugno 1978

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Trama del film Blue movie (1978)

Una ragazza viene violentata ma riesce a sfuggire al proprio assalitore uccidendolo. Mezza nuda e percossa pesca il ragazzotto di turno e si fa dare un passaggio fino alla dimora di questi. Qui si scoprirà che il ragazzotto, un fotografo che ha capito il segreto di come trattare donne e modelle, ha intenzione di tenere rinchiusa la ragazza dopo averla, apparentemente, salvata..

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Voto Visitatori:   6,83 / 10 (12 voti)6,83Grafico
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Voti e commenti su Blue movie (1978), 12 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/05/2012 09:49:39
   7½ / 10
Il Blue movie di Cavallone per qualche spunto è derivativo dal Salò di Pasolini, ma rispetto a quest'ultimo film è meno politico e più virato verso un punto di vista sociologico. La mia impressione è la trasformazione della nostra società operata dalla cosidetta civiltà dei consumi, dove uomini e donne sono sottomessi a dei puri simboli che al loro interno nascondono pura immondizia che continuamente rigeneriamo e di cui ci nutriamo. Il pessimismo estremo di questo film particolare, senza una vera linea narrativa convenzionale, si esplica anche nel confronto/scontro fra i due sessi, finalizzato al puro dominio e alla sottomissione dell'altro. Perde senso quindi il concetto di maschilismo e femminismo, per Cavallone hanno lo stesso volto e le stesse finalità. E' una pellicola girata con un budget ridicolo, che riesce comunque a dare un'atmosfera malata, di un percorso inevitabile e senza ritorno. Gli attori non sono certo il massimo, ma non influenzano negativamente i buoni spunti di riflessione di questo film.

2 risposte al commento
Ultima risposta 24/06/2014 15.29.29
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Guy Picciotto  @  28/02/2010 17:58:18
   8½ / 10
Attacco frontale di Cavallone alla "cultura di massa", ovvero ad una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista dei vecchi fascisti, e del vecchio potere. Evidentemente è un nuovo potere, che già dominava stabilmente nel 1978 e c'è tutt'ora, più che mai. Cavallone oppone a questo nuovo potere imperscrutabile un sistema di segni speculari a quelli della società dell immagine e dei consumi, quindi troviamo echi pasoliniani (la scatologia), eros e thanatos, trattati in chiave derisoria, la macchina fotografica vista come attentato feticista al culto dell'immagine. L'identikit di questo nuovo potere ha dei tratti "moderni" dovuti alla tolleranza (falsa), e a un ideologia edonistica perfettamente autosufficente, si tratta quindi di un omologazione repressiva ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre, dell'ottimismo sempre e comunque e del sorridi sempre anche se stai morendo dentro.
Le umiliazioni continue mostrate nel film dell'uomo maschera del potere sul servo/a kharmico/a sono il baricentro di un opera squilibrata e furiosamente nichilista, Cavallone ha dimostrato di prevedere il futuro decisamente bene, ben sapendo che la cultura genera codici e che i codici producono il comportamento, e che il comportamento è un linguaggio, e che in un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.
Una parola sul montaggio: è quello che fa la differenza e che fa emergere Cavallone rispetto ai tanti dilettanti borderline : disorganico ma pienamente incisivo, squinternato ma organico, sempre ad un pelo dall hardcore ma senza mai tuffarcisi dentro.
Masterpiece

1 risposta al commento
Ultima risposta 23/07/2012 23.56.26
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DarkRareMirko  @  09/04/2009 18:08:30
   7 / 10
Cavallone, col titolo di questo film, fà sia il verso a Verstappen che a Warhol, con un film che ha tematiche più o meno simili con gli omonimi film dei 2 registi citati, anche se intenti totalmente diversi (e pure più nobili,a nche se un pò più triti).

Qua si critica il consumismo, la mercificazione del corpo umano, ecc. chiamando come presenza in certe sequenze la solita ***** Pasoliniana (Salò è di 3 anni prima di questo discreto film di Cavallone, ricordiamolo).

Brava e davvero bellissima, con un sedere veramente da manuale, la Funari (Porno Holocaust di D'Amato), regia controllata e sapiente di Cavallone, per 80 minuti che non stancano.

Non mi pare comunque, checchè altri dicano, di aver visto fantomatiche scene hardcore; qua c'è sì molto sesso, ma mi pare che si stia sempre in ambiti softcore.

Cavallone (Spell dolce mattatoio) è un regista davvero sapiente ed interessante, da recuperare e riscoprire.

5 risposte al commento
Ultima risposta 08/09/2012 14.15.53
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