biutiful regia di Alejandro Gonzalez Inarritu USA 2010
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biutiful (2010)

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locandina del film BIUTIFUL

Titolo Originale: BIUTIFUL

RegiaAlejandro Gonzalez Inarritu

InterpretiJavier Bardem, Maricel Álvarez, Hanaa Bouchaib, Guillermo Estrella, Eduard Fernández, Cheikh Ndiaye, Diaryatou Daff, Cheng Taishen, Luo Jin, George Chibuikwem Chukwuma, Lang Sofia Lin, Yodian Yang, Tuo Lin, Xueheng Chen, Xiaoyan Zhang, Ailie Ye, Xianlin Bao, Ana Wagener, Rubén Ochandiano, Karra Elejalde, Nasser Saleh, Tomás del Estal, Ángel Luis Arjona, Dolores Echepares, Adelfa Calvo, Manolo Solo, Violeta Pérez, Germán Almendros, Isaac Alcayde, Nacho Moliné, Carmen La Lata, Annabel Totusaus

Durata: h 2.18
NazionalitàUSA 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2011

•  Altri film di Alejandro Gonzalez Inarritu

Trama del film Biutiful

Questa č la storia di un uomo in caduta libera. Sulla strada verso la redenzione, l'oscuritŕ illumina la sua via. In comunicazione con la vita nell'aldilŕ, Uxbal č un eroe tragico e padre di due figli che sente il pericolo della morte, lotta contro una realtŕ corrotta e un destino che lavora contro di lui per perdonare, per amare e per sempre.

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Voto Visitatori:   7,94 / 10 (111 voti)7,94Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Miglior attore (Javier Bardem)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attore (Javier Bardem)
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Voti e commenti su Biutiful, 111 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

david briar  @  21/09/2015 00:13:02
   6½ / 10
Uno stratosferico Javier Bardem si aggira nella Barcellona più brutta che si possa immaginare,in un film che è una totale strumentazione del brutto e del dolore.
Forse Innaritu crede che basti rappresentare personaggi disgraziati per essere profondo e commovente,quando invece "Biutiful" da più pesantezza che emozioni,più stress che dolore,più dispiacere passeggero che immedesimazione.E Innaritu dà il sentore più di calcolo programmatico della miseria che di sincerità vera e propria,più di dolore ricattatorio,di quello che vuole farci sentire in colpa per non esserci commossi,che di dolore davvero sentito.
E se ho dubbi sulla sincerità dell'autore,non ne ho su quella dell'attore,in un'interpretazione veramente complessa e interiorizzata che eleva il film ad un livello decisamente più alto.E se ci sono alcune scene,soprattutto con i figli,che toccano davvero,il merito è in gran parte anche suo.

Se un tale impiego di talento sia sprecato in un festival infinito di perdita e dolore,di lungaggini vuote e di stanze piene di morte,dipende dai gusti.Personalmente penso che "Biutiful" senza di lui avrebbe funzionato ancor meno di quanto abbia fatto..

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Ultima risposta 26/09/2015 23.22.56
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Weltanschauung  @  24/05/2012 12:55:46
   8½ / 10
In Biutiful Inarritu ci trascina nelle zone infere di una Barcellona cupa e desolata, tra sentieri colmi di dolore, sopraffazione e disperazione.
Ci fa respirare un'atmosfera intensa ed indigesta sin dalle prime inquadrature.
Il messicano, al suo quarto film, decide di abbandonare la narrazione ad intreccio, eliminando così salti temporali e sovrapposizioni, scegliendo invece la linearità e dedicandosi interamente ad un unico personaggio.
Alla sceneggiatura troviamo la solita collaborazione con l'ottimo Arriaga, alla fotografia Rodrigo Prieto alle prese con cieli scurissimi e colori forti, ed alle musiche il buon Gustavo Santaolalla.

Biutiful ha la rara dote di mostrare una storia di degrado in maniera viva e lucida, ma aldilà degli aspetti tecnici, il soggetto che rende il film strepitoso è Javier Bardem, che dona anima e corpo ad Uxbal, un personaggio complesso e sofferente.
Un uomo che ci viene subito presentato nel suo dramma interiore: un cancro aggressivo alla prostata gli concede soltanto due mesi di vita.
Il lavoro di Inarritu è dunque subito esplicito divenendo un lungo percorso di redenzione, la regia ne segue gli intenti, portentosa e priva di virtuosismi, descrive alla perfezione la condizione di un uomo contraddittorio in caduta libera, sia fisica che morale.

Uxbal è padre di due figli, Ana e Mateo, che ama profondamente, ed una ex moglie(una intensa Maricel Alvarez) afflitta da depressione.
E' un personaggio multiforme, si trascina per i quartieri sporchi di Barcellona tra traffici illegali e spiritismo, la sua malattia è un universo di paure che gli esplode nel cervello, una febbre intollerabile.
Ogni attimo è per lui un' occasione di accettazione del suo strano destino e di immersione totale nella realtà, ma il presente è fatto di sopraffazioni, di rottami, di tristezze debilitanti, di nostalgie indefinite, di frammenti e sentimenti contrastanti: è caos, ad Uxbal manca la terra sotto i piedi ed una riconciliazione con chicchessia diviene per lui un impresa.

La città vecchia(come la chiamerebbe De Andrè) in cui si dimena è totalmente indifferente alla sofferenza umana, non vi è possibilità di dominarne gli sguardi, il fato sembra indicare una propensione alla guerra e all'odio che rende insostenibile tutto il resto, egli cerca di rimanere in piedi tra le rovine, provando ad accettare suo malgrado l'idea di una fine prematura(" non aggrapparsi alla vita come fa la gente sciocca"). Osserva questa sua inquietudine della morte in profondità ed a poco a poco riesce ad uscire dalla forma, dal corpo, fino ad esplorarla dal di fuori.
E così che anche la paura si dissolve, ed egli, tramite un sogno in cui fuma una sigaretta insieme al padre mai conosciuto, comprende con un dolce sorriso di essere vita eterna.
Sulla strada della redenzione, la sua via diviene inevitabilmente luminosa.

"Il malato? Un metafisico suo malgrado."(E.Cioran)

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Ultima risposta 24/05/2012 18.39.36
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druss86  @  24/10/2011 13:41:04
   5½ / 10
Sii...bello ...struggente...complesso....silenzioso...introspettivo...ma daiiii troppo giu di morale....quasi mi taglio le vene io alla fine del film...il mio voto è complessivo...buon lavoro...ma troppo deprimente....anche se la fine rilassa molto ..

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Ultima risposta 29/01/2012 21.25.50
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  29/06/2011 16:53:52
   9 / 10
Portentoso.
Inarritu abbandona gli intrecci e si concentra nei meandri fatiscenti e disperati di una vita familiare, che è anch'essa un intreccio quasi inestricabile.
Uxbal è un sensitivo accidentale, uno sfruttatore quasi misericordioso, un padre severissimo per troppo amore, un corrotto e corruttore con una certa rettitudine.
Uxbal è un uomo scavato nella roccia, uno che sopravvive col commercio di umani di serie B, che non hanno diritto nemmeno a un materasso e che si cavano gli occhi in una cantina fredda. E' tanto dolorosa la sua vita che i dolori degli altri sembrano non toccarlo, non prova empatia, è un coacervo di assenza di virtù ma proprio per questo la sua umanità è devastante.
La sua vita è marginale come i quartieri di Barcellona che attraversa, privi di tutta la magia che possiede la città per chi la vive da turista o da fortunato cittadino.
Dall'inizio alla fine si viene trascinati nell'entropia, a contatto con vite che di solito vengono accuratamente tenute lontane dagli occhi delicati degli spettatori che si commuovono alla notizia dei bambini nati durante le traversate bibliche degli immigrati ma che, al massimo, elargiscono loro il resto della colazione consumata al bar in cambio di un'occhiata alla bicicletta lasciata aperta, o che acquistando una borsa taroccata si lavano un po' di coscienza e intanto mettono in mostra la tela logata "che sembra vera".
Nel tentativo di mettere insieme tutti i pezzi e lasciare qualcosa di buono ai suoi figli dopo la sua morte, Uxbal non fa altro che aumentare l'entropia, ma deve farlo perchè, a differenza di quello che dice la sensitiva Bea, l'universo non paga l'affitto.
Un film totale, che parte da un dramma personale per abbracciare molti temi, forse un nuovo esperimento di mosaico: stavolta non storie che si intrecciano ma un solo uomo che ha in sè molte storie.
Un esperimento riuscito, che lascia senza fiato ed tecnicamente monumentale.

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Ultima risposta 26/09/2011 15.48.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  29/06/2011 14:35:07
   8½ / 10
Nei bassifondi di un' irriconoscibile e fatiscente Barcellona si muove Uxbal,sorta di factotum che sopravvive sfruttando traffici di varia natura nelle vesti di intermediario tra malavita,immigrati clandestini e autoritŕ compiacenti dietro lauta ricompensa.Javier Bardem č una memorabile maschera di angoscia e sofferenza,padre amorevole e severo,marito amareggiato da una moglie dedita all'alcol e mentalmente instabile ,si fa carico di quella famiglia disarmonica alla quale tenta di donare un pizzico di soliditŕ.Un cancro incurabile gli stravolge la vita,i suoi due figli diventano prioritŕ assoluta e durante i due mesi a disposizione deve riavvolgere i fili di una vita riprovevole per garantire all'adorata prole qualcosa di importante.In fin dei conti un'inezia temporale da superare sotto pressione prima che il suo corpo raggiunga il limite e quella data di scadenza ormai assodata.
Per Inarritu niente piů tortuose intersezioni narrative,orfano del fidato sceneggiatore Guillermo Arriaga il regista messicano imprime su pellicola un deprimente e lineare quadro odoroso di vita ai margini,di paura e disperazione,lasciando tuttavia filtrare anche in un contesto cosě sgradevole quell'amore che a volte puň far miracoli .La tentacolare cittŕ catalana indifferente alle preoccupazioni di Uxbal viene eletta a culla (poco accogliente) da famiglie africane dirottate in strada nella speranza di fare qualche euro vendendo paccottiglia fornita dai cinesi.Ossia altri sventurati stipati in cantine gelide e obbligati a turni massacranti,strati sotterranei di una civiltŕ mai cosě distante da Sagrada familia e spiagge assolate.
La robustezza di "Biutiful" sta soprattutto nella determinazione di un dolore lancinante espresso da un pensiero a piů voci canalizzato in una singola disgrazia,quella di un uomo a suo modo rispettabile e definitivamente redento dalla necessitŕ .
Ombroso e trasandato come i posti che frequenta,risoluto nel voler rimanere radicato nel ricordo essendo cosciente di ciň che comporta non avere memoria ,Bardem domina la scena galleggiando tra vita e morte mosso da un senso di responsabilitŕ paterno finalmente concreto.

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Ultima risposta 30/06/2011 13.01.53
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  21/06/2011 23:40:35
   9½ / 10
ATTENZIONE: sono presenti spoiler.

In una Barcellona che non profuma di paella ma di cibo in scatola, che sta lontana dalla rambla per percorrere stretti e sozzi vicoli, che invece della movida trasuda disperazione, vive Uxbal e i suoi due bambini. Uxbal č un uomo speciale, parla con chi ha appena lasciato questa vita, lo interroga, cerca di capire se passa al di lŕ in modo sereno o con qualcosa rimasto in sospeso. Uxbal gestisce il mercato clandestino, sia quello dei neri che quello nuovo e dirompente dei cinesi. Non č uno sfruttatore, tutt'altro, quasi un mecenate. Vive in semipovertŕ coi suoi due figli. Li ama alla follia. Scopre di avere il cancro. Due mesi, al massimo, quello che gli rimane.
Film mastodontico sulla vita e sulla morte, sull'amore e sulla malattia, sulla speranza e sulla disperazione.
Inarritu quasi se ne frega del cinema. Se non fosse per la parentesi paranormale (invero, alla fin dei conti, minimamente ininfluente nel plot) ci sarebbe cosě tanta veritŕ in Biutiful da star male. Perchč niente č piů vero, penetrante e shockante nello spettatore quanto il tema della malattia terminale. Siamo praticamente costretti ad uscire dalla pellicola e porsi quella fatidica domanda: "e se capitasse a me?". Ogni singola azione, ogni singolo pensiero, ogni singolo rapporto non sarŕ piů quello di prima. Due mesi. Perchč, allora, non subito? Perchč trascorrere fino all'utimo i nostri pochi e ultimi giorni? Perchč anche se la nostra vita č ormai una parentesi che sta per chiudersi (e abbiamo la tremenda (s)fortuna di saper quando), non lo č per chi farŕ scorrere il nostro sangue su questa terra per parecchio altro tempo. Uxbal lo sa. Uxbal che non ha mai conosciuto suo padre, fuggito giovanissimo in Messico. Ha di lui soltanto poche e vecchie foto. La sequenza del ricongiungimento post mortem con lui (che ricorda moltissimo il racconto finale di No country for old men) č di una bellezza e poesia unica. Uxbal vede suo padre giovanissimo, molto piů giovane di sč stesso, perchč quella č l'unica immagine di lui che ha mai conosciuto. Son pezzi di cinema unici questi. Per questo motivo Uxbal abbraccia sua figlia. "Ti prego, ricordati di me. Non dimenticarmi" le dice. Perchč sa quanto sia importante avere un ricordo del proprio padre, un ricordo vivo, pelle contro pelle, viso a viso, col sudore e le lacrime che bagnano il viso e non una semplice e fredda foto. Se questo non fosse cinema, se questa fosse la vita reale, noi, grazie a Inarritu, grazie a Bardem (attore che considero un privilegio il solo poterlo veder recitare), sapremmo che no, č impossibile, la figlia di Uxbal non si dimenticherŕ mai di suo padre. Quel momento le resterŕ cosě scolpito nella memoria che nessun'altra cosa che le capiterŕ nella vita potrŕ mai avere la stessa forza e potenza nel ricordo. Uxbal ha avuto coraggio, umiltŕ, non č facile dir questo ai propri figli. Forse meglio lasciarli senza tanto rumore, come niente fosse, non con parole cosě forti e dirimenti per la loro vita futura.
"Biutiful", scrive erroneamente la figlia nel disegno. Giŕ, beautiful, bellissima, quella che dovrebbe essere la vita. Ma alcune volte accadono cose, apparentemente piccole cose, come la notizia di avere un cancro. Il cancro č quella piccola lettera che sconvolge il significato, quella "i", una piccola ma tremenda variante nella bellezza della vita. Biutiful, appunto.

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Ultima risposta 30/06/2011 14.44.17
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Invia una mail all'autore del commento BIONDO  @  06/04/2011 20:11:45
   10 / 10
un capolavoro. la vera bellezza di questo film è che nulla è fatto a casaccio, ogni inquadratura è poesia. immaggini molto suggestive.

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Ultima risposta 08/04/2011 09.45.09
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Rask  @  02/03/2011 21:34:19
   9½ / 10
Mi aspettavo un capolavoro da Inarritu, era questione di tempo. Sostenuto dal solito Javier Bardem da Nobel e da una regia sanguigna e implacabile, se ne esce con un ritratto del degrado in cornice mistico-salvifica-assolutoria. La dissoluzione entropica è totale: fisica, sociale, relazionale. Ma è incapsulata, a rappresentarne la provvisorietà e non universlità, nella geniale ripetizione di una delle scene più poetiche della storia del cinema. Una figura paterna più giovane, atemporale, che finalmente gioca con la temuta profondità del mare scacciando le paure e indicando un OLTRE fuori campo che trafigge del tutto. Stato di grazia.

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Ultima risposta 03/03/2011 16.52.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  22/02/2011 23:27:59
   8½ / 10
Due mesi, cosa sono due mesi?

Molti fili in mano ad Inarritu a rischio dispersione, qualche situazione anche superflua, ma come si fa straordinario nel finale quando si richiude sull'intimità della sofferenza di Uxbal.
Il grado d'intensità della prova di Bardem fa soprassedere ad una certa sovrabbondanza del racconto, la sua interpretazione è immensa, la sua carezza di una dolcezza lancinante, il suo sguardo alla fine per me vale tutto.
Inarritu filma una Barcellona irriconoscibile, dove i barrios pullulano di caos e di vita ai margini e la sopravvivenza conta sulla velocità delle proprie gambe, apre le porte sull'inferno che nessuno vuol vedere e tra tante storie che compongono qualcosa che è più di uno sfondo, quasi un doppio simbolico, prevale quella di uno dei tanti, un padre.
E la sua è principalmente una storia di legami familiari, legami che partono da prima della propria nascita e continuano attraverso i propri figli, legami d'amore che un anello nei suoi passaggi saprà simboleggiare nella sua irriducibilità.
La sua storia è di un dolore grandissimo, trasmesso senza possibilità di difendersene, ma anche di un amore così infinito da essere eterno.
La sua lotta trova una risposta e accende una piccola scintilla di speranza e pace, conforto nella desolazione di un destino che pare intollerabile.
Non è un film perfetto, no, ma anche le cose non perfette possono essere bellissime.

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Ultima risposta 12/03/2011 16.36.59
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  11/02/2011 18:25:17
   9 / 10
Il viaggio terreno di un uomo verso gli inferi. Il dolore fisico lenito da un sogno di pace, soffice come la neve, caloroso come una carezza paterna.

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Ultima risposta 13/02/2011 02.37.01
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  10/02/2011 16:58:26
   8½ / 10
Non so se è un capolavoro o meno, forse lo diventerà (almeno per me) con il tempo, di certo è un grandissimo film.
Disperazione, famiglia, immigrazione, lavoro, malattia, morte..tutti temi cari ad Innaritu, e tutti girano intorno a Uxbal (strepitoso Barden).
Come si intuisce, non è un film che lascia indifferenti e, come tutti i film del regista messicano, avrei difficoltà a vederlo una seconda volta.
Stilisticamente ineccepibile, molto azzeccata e originale la scelta di utilizzare un microfono con un effetto di presa diretta nei momenti di intimità emotiva tra le persone.

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Ultima risposta 11/02/2011 09.27.17
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  10/02/2011 12:29:00
   9 / 10
Duramente bello.
'Biutiful' č un film immenso, il quarto di Ińárritu, questa volta senza Arriaga, ma sempre con le stesse ossessioni: il dolore insopportabile per la perdita - anche se questa volta rappresentato da un padre morto - la palude sentimentale di una famiglia lacerata dal contesto sociale, una fallita integrazione razziale, l'odore di morte imminente e gli effetti devastanti del fetore della vita.
Tuttavia ciň che vediamo non č un nuovo Ińárritu, ma quello che č in realtŕ, lui regista e lui autore. Il tema della morte č presente e c'č un ritorno alla sua fotografia iniziale quella di "Amores Perros", cruda e reale. Questa volta perň le storie non vengono spezzate, non assistiamo ad un intreccio con diversi punti di vista; "Biutiful" č il primo dei suoi film con un drammatico peso schiacciante che poggia tutto sulle spalle di un singolo personaggio.
La regia č impeccabile, ogni sequenza, ogni inquadratura e quel colore blu che rattrista ogni storia e che Ińárritu ha sempre saputo plasmare in ogni suo film.

Bardem sconfina in una nuova dimensione lasciando la propria pelle e un pezzo di anima per addentrarsi nella buia solitudine di Uxbal, attraverso un pellegrinaggio nel mondo dei vivi e dal quale č in procinto di partire; riempie lo schermo con una tangibile desolazione e con particolare vulnerabilitŕ. Uno dei ruoli migliori della sua carriera, intenso e diabolicamente complesso con tutto il diritto di meritare l'attenzione di coloro che devono dare l'Oscar come miglior attore tra qualche giorno.

Infine Barcellona, ma non quella cittŕ da "cartolina" mostrata da Woody Allen, ma una Barcellona marginale quella piů degradata e clandestina.

Con Biutiful Ińárritu non lascerŕ indifferente nessuno; lasciare la sala senza pensare al film e senza sentire un sapore amaro sarŕ impossibile.

9 risposte al commento
Ultima risposta 10/02/2011 14.26.36
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  09/02/2011 02:13:50
   9 / 10
EUROPA ANNO ZERO.
Prendete i Dardenne, il loro stile; prendete quel gran capolavoro che č cinematograficamente parlando "Gomorra" del nostro maggior giovane talento, Garrone. Seguite le metamorfosi piů recenti del cinema "appiccicato alla realtŕ", a partire da quel big bang che fu il neorealismo italiano.
"Biutiful" di Inarritu aggiunge un tassello magnifico a questo cinema, al Cinema.

Europa anno zero.
In questo silenzioso disastro siamo tutti dentro: un mondo che cerca l'ultimo fiato a pelo di soffitto, mentre l'acqua sta invadendo la stanza.
Inarritu descrive l'entropia sociale in una metropoli dell'occidente. Una Barcellona tutt'altro che irriconoscibile... Una Barcellona che non č, certo, quella dei turisti: ma una cittŕ di sangue e viscere calde.
Inarritu ci fa aprire gli occhi, con sapienza di sguardo: lui spazza via le cartoline e ci fa guardare nel profondo del pozzo.
Inarritu cortocircuita l'urgenza del tirare avanti, mantenere l'ordine mentre tutto intorno esplode (entropia), con l'urgenza del confronto ultimo: quello con la morte.

"Biutiful" č un film incentrato sulle rimozioni.
Ci sbatte in faccia tutto ciň che quotidianamente rimuoviamo dal nostro orizzonte, ciň che non vogliamo vedere eppure sta lě, appena affianco a noi sul marciapiede.
E soprattutto fa i conti con la piů grande rimozione della contemporaneitŕ: la morte.
Cadaveri e cimiteri, contigui agli appartamenti (una scena formidabile il dolly zoomato che scende sul cimitero a partire dai condomini sovrastanti). La fisicitŕ della morte. La morte come limite prossimo: scoglio insuperabile lě dove si argina la nostra possibilitŕ di frenare l'entropia del nostro universo personale.


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La regia č portentosa.
Il livello artistico di un film, il salto di qualitŕ dato dallo stile e dall'ispirazione lo si vede nei dettagli. Per esempio, quando notiamo che Inarritu, in una concitata scena di fuga per le vie urbane, ha ritenuto importante inserire un'inquadratura di un secondo su di una di quelle persone che si mascherano da statue e se ne stanno lě immobili. Ecco: in mezzo a tutto quel macello, Inarritu si sofferma - un secondo, non di piů - su quella finta-statua perplessa e attonita, che resta immobile e preoccupata mentre intorno si scatena il finimondo. Non se l'č trovata lě per caso: ha voluto una comparsa per quel ruolo.
E ancora: altro contesto: il protagonista cammina da solo su un ponte, al crepuscolo. Questa volta il montaggio non č concitato, la macchina da presa non stacca: in un'unica inquadratuta passa dal suo volto a uno stormo che si compatta e si dilata nel cielo. Poi torna sul protagonista. Intuizioni visive. Suggestioni.
E sono solo due momenti: il film č tutto girato con tale continua ispirazione visiva.

Detto questo della regia, va riconosciuto che la sceneggiatura, anche senza Arriaga (ma sempre con Santaolalla alle musiche), č di gran valore.
Anzi: abbandonata l'ambizione di parlare della babele dell'universo congiungendo i quattro angoli del mondo, Inarritu -senza intrecci paralleli- si chiude nei recessi di una metropoli, dentro l'animo di un uomo, nel sottoscala del mondo.
E da lě lo fa esplodere, il mondo.

Il suo film piů maturo. Sinora, il suo capolavoro.

(Il voto č 9. Ma questo č uno di quei film che quando li rivedi si dischiudono...).

25 risposte al commento
Ultima risposta 26/02/2011 02.17.49
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annibalo  @  06/02/2011 19:54:28
   7½ / 10
sguardo,temperatura, stile più che buoni,bravo l'autore,un po' troppo costruiti gli intrecci

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/03/2011 10.21.38
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