Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Che portento: nonostante la trama sia semplice e priva di colpi di scena, nonostante i dialoghi non siano memorabili e i personaggi non escano da schemi conosciuti, Avatar coinvolge, anzi, avvolge chiunque lo veda con occhio non condizionato da pregiudizio per la forza delle sue immagini trascinanti e di un impianto narrativo favolistico che, da che mondo è mondo, ha sempre avuto un valore positivo. Privo dei moralismi che spesso infarciscono banalmente i kolossal di certo tipo, Avatar mantiene intatta fino alla fine una sua coerenza ed eleganza, non si impone mai con l'arroganza di disvelare chissà quali significati e invece conquista con la dolcezza e (perché non dirlo) con la sensualità del suo mondo. Non è solo il fascino di Pandora, a cui si può essere più o meno sensibili, ma anche l'idea, per me fantastica (proprio nel senso di desiderio fantastico), di vivere in un avatar; personalmente ho trovato suggestive anche alcune scene "fuori" da Pandora e veramente non c'è stato nulla che abbia disturbato la mia visione. Un gran lavoro reso in modo eccellente (ad oggi naturalmente) che diventa una sorta di viaggio-regalo per chi ha voglia di lasciarsi andare.