Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Avatar è un film visivamente pignolo e minimalista, per chi posa più facilmente l'attenzione sulle sfumature del filo d'erba piuttosto che sui particolari della storia narrata. Un film che piacerà a chi da anni cerca lo svago nei videogiochi, e come questi attingono qua e la dall'universo cinematografico e dai fumetti del tempo passato, Avatar attinge continuamente da ogni forma di intrattenimento artistico. Dove si vuole arrivare? probabilmente inserire un segnalibro dentro quello che stiamo vivento, il quotidiano, dopo l'avvento di internet tutto quanto è virtualizzabile e riproducibile, attraverso parallelismi sociali e proiezioni temporali. Matrix capostipite di un avvento angosciante, Avatar epilogo rassicurante di una realtà che attraverso l'evoluzione informatica sta cambiando, trascinandosi dietro una concezione di natura empatica e selvaggia anello e radice di ogni legame, madre di tutte le vite. Il film narrato è un insieme di luoghi comuni e caricature umane stereotipate al limite dell'immaginazione, probabilmente sintomatologico di una cultura che nonostante il progresso tecnologico è incatenata alle tradizioni più antiche di spiritualità e guerriglia. Contrariamente a quanto scritto dai più, reputo il 3D degli occhialini semplice accessorio fine a se ste stesso. Ancora una volta non si avverte la sensazione desiderata di "esseci dentro". Troppo alto il contrasto tra interni ed esterni, troppo scure le tinte, poco profondi i primi piani. Se riesco tonerò a vederlo in una sala normale, almeno per ammirarmi quegli splendidi colori. Il film non entusiama per la storia, nessun protagonista sarà ricordato tra 10 anni come invece è accaduto per Titanic, ma scorre via che nemmeno te ne accorgi, è fantasioso, tenero, minimalista e talmente stereotipato da lasciare un senso di serenità, nel bene e nel male. Cameron da decenni confeziona blockbuster per tutti, e nel suo campo è forse il migliore.