apocalypse now regia di Francis Ford Coppola USA 1979
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apocalypse now (1979)

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locandina del film APOCALYPSE NOW

Titolo Originale: APOCALYPSE NOW

RegiaFrancis Ford Coppola

InterpretiMarlon Brando, Robert Duvall, Martin Sheen, Frederic Forrest, Laurence Fishburne, Albert Hall, Sam Bottoms, Dennis Hopper, G. D. Spradlin, Harrison Ford, Jerry Ziesmer, Scott Glenn, James Keane, Kerry Rossall, Tom Mason, Cynthia Wood, Colleen Camp, Linda Carpenter, Aurore Clément, Jack Thibeau, Glenn Walken, Damien Leake, Marc Coppola, Bill Graham, Jerry Ross, Charles Robinson, Nick Nicholson, Don Gordon Bell, Evan A. Lottman, R. Lee Ermey, Jim Gaines, Vittorio Storaro, Francis Ford Coppola

Durata: h 2.27
NazionalitàUSA 1979
Genereguerra
Tratto dal libro "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad
Al cinema nel Novembre 1979

•  Altri film di Francis Ford Coppola

Trama del film Apocalypse now

Kurtz, colonnello dell'esercito statunitense in Vietnam è uscito dai ranghi, ha sconfinato in Cambogia con i suoi uomini e ha costituito una sorta di impero personale dove combatte una sua feroce guerra privata. Al capitano Willard è affidata la missione di raggiungere Kurtz nel suo territorio e di eliminarlo. Sarà un viaggio terribile, punteggiato di insidie e, ancor più, avvelenato da molteplici orrori.

Film collegati a APOCALYPSE NOW

 •  APOCALYPSE NOW REDUX, 2001

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Voto Visitatori:   9,06 / 10 (276 voti)9,06Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior fotografiaMiglior sonoro
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior fotografia, Miglior sonoro
Migliore regista straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista straniero
Miglior regista (Francis Ford Coppola)Miglior attore non protagonista (Robert Duvall)Miglior colonna sonora (Carmine Coppola, Francis Ford Coppola)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior regista (Francis Ford Coppola), Miglior attore non protagonista (Robert Duvall), Miglior colonna sonora (Carmine Coppola, Francis Ford Coppola)
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su Apocalypse now, 276 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento doncorleone  @  18/01/2006 23:20:50
   10 / 10
E ora l’apocalisse e insieme suonano i primi The Doors con la loro non casuale the end. Il fuoco divampa tra la folta e lussureggiante vegetazione, le pale degli elicotteri smuovono l’aria imputridita dagli spari, dalla polvere da sparo, dalle ritirate, dalle fughe, dalle ferite, dal sangue, dai cadaveri, dal fetore della morte, dall’orrore!
Incomincia così l’ ardua missione del comandante Willard, una missione che ha veramente poco a che fare con le strategie militari quella che gli è demandata. Il contesto, è vero, è il trambusto del Vietnam dilaniato da una guerra apparentemente interminabile e insormontabile. Ma è un Vietnam inverosimile, teatro di un conflitto più che bellico culturale, tra Oriente e Occidente. E non è certo la guerra con i suoi efferati delitti e le sue atroci violenze la protagonista, essa non è altro che la variopinta e per certi versi impassibile scenografia che fa da sfondo al viaggio. Un viaggio di non ritorno, verso l’adilà. Un viaggio infernale, oserei dire dantesco che porta il comandante Willard e il suo drappello di inetti giovanotti americani, in estasi al solo sentire una schitarrata dei loro beniamini rockettari passati in radio ma del tutto impreparati e inadeguati allo spettacolo della guerra, a inabbissarsi nei recessi più reconditi dell’animo umano. Infatti pare davvero che il vulnerabile veicolo su cui si muovono serpeggi sul fiume sottraendosi a schiere di peccatori, purganti e davvero pochi beati. Tutta la traversata sul fiume di sangue si profila allora come un iter forzato e quasi catartico in direzione della radice di tutti i mali, del Lucifero coppoliano dai modi malsani , così come è presentato dai superiori di Willard. Porre fine al suo comando e metterlo a tacere, per sempre, questo è il suo obiettivo in modo che ancora il bene possa avere la meglio sul male. Ma davvero l’enigmatico e oscuro colonnello Kurtz è il male? Ed è esso la cagione di tutte le sfortune americane? Ma realmente questo omone in visibile sovrappeso che non si palesa mai chiaramente e che viene idolatrato da vietnamiti per la sua saggezza è la fonte di ogni immoralità?
Un uomo divorato dal dolore, che recita ad alta voce le più soavi poesie può aver instaurato un impero pagano, fatto di sacrifici, rituali e venerazione incondizionata?
Del resto il Vietnam pennellato da Coppola è più un luogo funereo, dove vince la tetraggine e non c’è mai luce, dove albergano le più ancestrali e animalesche pulsioni dell’uomo che riaffiorano irrefrenabili e veementi. Willard invece, l’eroe omerico moderno, conduce i suoi gelidamente alla meta senza farsi corrompere dalle loro foghe giovanili. E’ sempre schivo, ritroso, essenziale, lucido, di pochissime parole e vuole mantenere fino alla fine la segretezza della missione. E mentre trascina i suoi compagni nella discesa agli Inferi, nella voragine della follia e dell’abiezione umana dà dimostrazione delle sue indubbie capacità di condottiero abile e temerario che vuole oltrepassare le colonne d’Ercole proprio come un Ulisse di altri tempi. Nonostante la fermezza e la perspicacia mai vacillanti nel corso del tragitto, egli vive interiormente il dramma di Kurtz e lo vive senza remore già prima di averlo incontrato, prima di averlo compreso, fin dall’ascolto iniziale della sua voce. Di fronte a Kurtz stesso poi, si volatilizza la sua personalità certo offuscata dal Kurtz-Brando giganteggiante e per dimensioni e per immedesimazione. Diventa in quel momento anche lui un’umile ancella ammaliata dalla profondità e allo stesso tempo dal patimento di Kurtz. Un supplizio che viene scandagliato fino al cuore e che è espressione dell’ insofferenza risoluta all’ipocrisia di un’America menzognera che “prima li fa a brandelli colla mitragliatrice e poi gli offre un cerotto”.
Tale supplizio alla fine risulta irrisolvibile se non con la fine, the end appunto, dell’esistenza e l’ovvia frantumazione della speranza di un cambiamento. Questo viaggio effettivamente antropologico e atavico culmina con l’incendio che purifica tutto e tutti mentre l’orrore rimane, ancora vivido, a incunearsi tra i corpi sfatti funestati da una tragedia denominata guerra. Tuttavia tra le ispessite tenebre anche un raggio di sole filtra seppur languido: è l’apprensione di Kurtz per il figlio, la preoccupazione che il figlio possa non capire oppure non sapere la verità nella sua rifulgente oggettività. Almeno la paternità e l’amore paterno escono indenni da questa nefasta vicenda. Invece per quel che riguarda Brando voglio immaginarmelo congedarsi così dal cinema per mano di Willard ( un intenso Martin Sheen ), realmente insanguinato e morente accasciato a terra con un addio pregiatissimo ornato di un’ interpretazione sicuramente degna di sublimare una carriere altalenante, ma nelle sue luci abbagliante con il vanto di non essere macchiata dalle ultime ultraricompensate ma denigranti comparse.
Infine tra le innumerevoli questioni ontologiche- filosofiche sollevate dal film una ne rimane insoluta: come abbia fatto Coppola dopo un simile capolavoro a disperdersi e ad autoannichilarsi nei film successivi!
P.S: Secondo me la redux ( e in questo dissento dai più) è ancora meglio della versione del '79 perchè se è vero che il film già di per sè era completo nella nuova versione diviene più politico approfondendo alcune tematiche appena accennate ed anche più conturbante ed ironico ( scene del surf) senza troppo appesantire il racconto ma anzi impreziosendolo di una carica ancor più ipnotica e di lenta discesa agli inferi, in modo quasi estenuante e per Willard ed il suo equipaggio e per lo spettatore.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/05/2006 02.50.41
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