allucinazione perversa regia di Adrian Lyne USA 1990
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allucinazione perversa (1990)

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locandina del film ALLUCINAZIONE PERVERSA

Titolo Originale: JACOB'S LADDER

RegiaAdrian Lyne

InterpretiTim Robbins, Elizabeth Peña, Danny Aiello, Matt Craven, Pruitt Taylor Vince

Durata: h 1.47
NazionalitàUSA 1990
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1990

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Trama del film Allucinazione perversa

Nella guerra del Vietnam, durante un combattimento nella giungla, alcuni marines, fra i quali il caporale Jacob Singer, si agitano freneticamente come ossessi, finché Jacob viene gravemente ferito nell'addome con un colpo di baionetta. Trasportato in ospedale per essere operato, è tormentato da continue allucinazioni, popolate da creature mostruose o riguardanti terribili scene di guerra. Jacob cerca disperatamente una spiegazione razionale alle sue allucinazioni, perciò tenta di scoprire che cosa in realtà sia stato fatto ai suoi compagni nel Vietnam...

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Voto Visitatori:   7,91 / 10 (122 voti)7,91Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su Allucinazione perversa, 122 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  01/09/2012 19:18:29
   8½ / 10
Si continua giustamente ad esaltare (perfino i detrattori) Steven Spielberg per quei primi venti minuti di Salvate il Soldato Ryan; venti minuti di violenza apocalittica, roboante, feroce, a tratti surreale (il soldato che monco prende il suo braccio da terra e non sa più che farsene). La guerra cosi com'è, filtrata (anche se pare di no) dallo schermo cinematografico e appunto dal cinema, sempre finto, bisogna ricordarlo, ma che trova la sua massima espressione nella finzione suprema, nell'evocazione.
Jacob 's Ladder (mi rifiuto di chiamarlo con l'imbecille titolo italiano) comincia nel Vietnam; in cinque minuti o poco più i soldati che scherzano diventano carne da macello, le scene si susseguono con una furia disturbante, cosi come le immagini di arti scarnificati e trascinati a terra, di gambe devastate, di corpi che saltano per aria, di visi che schiumano bava e sangue in un raptus insensato di follia.
Adrian Lyne, regista (diciamolo) mediocre e patinato, ha sfoderato con questo suo film una regia unica nel suo genere, strepitosa. Lontano dagli spogliarelli di Basinger, dalla proposta indecente (e fiacca) di lì a venire su cui rifletterà una sensuale Demi Moore, Jacob's Ladder comincia in guerra e continua all'inferno.
HELL, queste le prime parole lette dal protagonista in metropolitana. Un inferno dal quale non si esce, comunque un percorso obbligato per chi ha subìto sulla propria pelle gli orrori della guerra, della violenza, i traumi dell'uomo.
Un horror psicologico accomunabile a tanti altri sotto questo aspetto, e mi viene subito in mente come primo esempio il capolavoro di Polanski, il suo Inquilino del Terzo Piano; ma Lyne reinventa uno stile che da pulitissimo, "videoclipparo" nel senso negativo, ipocrita diviene traumaticamente sporco, osceno, subdolo.

Se il cinema secondo critici come Enrico Ghezzi è generazione di immagini corpi cose, e se David Lynch viene sempre tirato in causa utilizzando queste parole quando si parla delle sue opere, allora non stupirà il parallelo Lyne/Lynch che molti compreso il sottoscritto utilizzeranno per questa pellicola. Perfino il nome li avvicina, non fosse per le lettere finali; a distanziarli in maniera siderale una carriera disastrosa (ma non commercialmente) per il primo, che però si guadagnerà la stima eterna di ogni cinefilo che si rispetto col film in questione (che incassò pochissimo mi risulta); il secondo ha seguito le sue aspirazioni artistiche e comunicative fino alla fine senza mai arrendersi a logiche di mercato.
Eppure in Jacob's Ladder i due autori hanno molto cui spartire: prima di tutto i corpi mostrati e dilaniati in continuazione davanti la macchina da presa; corpi abortiti, inumani, non-generati e informi. Corpi mostruosi a metà tra l'umano e ciò che inevitabilmente non può esserlo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Lynch di questo film, perché se ha amato l'altro mostro informe di Zulawski (Possession), difficilmente non avrà amato le atmosfere di Jacob's Ladder.
L'orrore come nella miglior tradizione è osceno, viene quasi sempre suggerito ma mai mostrato nella sua interezza. Psyco: la scena della doccia, dove sembrava agli spettatori di vedere la Leigh venire accoltellata, erano SICURI di aver visto il coltello affondare nel corpo della donna. Il montaggio di Hitchcock li aveva ingannati; il montaggio di Lyne inganna tutti anche qui: velocissimo, disturbante, osa immagini di una violenza e di un'oscenità disturbante ma poi le ritira e poi le reitera ancora senza soluzione di continuità.
Ci troviamo di fronte ad una continua surreale messa in scena di deliri. Surreale non lo uso a sproposito. A vedere quei volti mascherati che sembrano in preda a raptus incontrollabili ho subito pensato a "Gli amanti" di Magritte, a oggetti, cose (o cose che sembrano uomini) lontani dal loro habitat naturale e che per questo destabilizzano. I barboni e i mentecatti di New York allora sono demoni in una metropoli che li abbandona a loro stessi; chi ti ama e ti accudisce è una crudele aguzzina; i dottori sono macellai pronti a farti qualsiasi cosa per soddisfare le loro voglie sadiche; gli ospedali sono inferni manicomiali in terra con pezzi di uomini, carcasse sanguinanti a terra, sono pieni di sangue come dei mattatoi.
L'INFERNO. HELL.
Anche i riferimenti religiosi non sono mai fuoriposto a partire dal titolo. Se il cinema oltre ad essere finzione per forza di cose, è anche evocazione, allora Jacob's Ladder è perfetto, nulla da dire. Si arriva al finale con un senso di malessere, si guardano i personaggi via via rassicuranti angeli o perfidi e subdoli demoni secondo il loro comportamento o la loro controparte biblica.
Molto bella la fine dell'incubo finale (?????). Molto bello tutto ma non lo rivedrei nell'immediato, mi ha fatto male.
E non fa male invece sapere che questo "horror" non parla solo di un problema psicologico accentuato, Polanski (cito lui come esempio primo( già ha fatto di tutto in questo campo. Mi piace pensare che la paranoia di Jacob non sia ambiguamente solo pura psicosi, ma anche un complotto da parte di chi il vero orrore lo ha scatenato e continua a scatenarlo periodicamente sperimentando farmaci sui soldati arruolatisi per difendere un paese che li manda e scaccia via come pazzi, poi, quando è troppo tardi.
"Il pentagono nega" dice la didascalia finale, riguardo gli esperimenti con la droga cui furono sottoposti effettivamente in Vietnam alcuni soldati, mandati a combattere anche tra di loro (nel film non c'è il Vietcong, il nemico non c'è, il nemico è il tuo amico, il nemico sei tu, Jacob è il nemico di sé stesso). Un film che è una negazione continua, un continuo cambio di scenario. Dall'orrore iniziale della guerra si arriva a scoprire che tutto è peggio di quel che si pensava, che i mostri esistono davvero e non sono frutto di continue allucinazioni del protagonista.
Si spera ovviamente, nel finale, anche se la chiusura è devastante. Si spera ancora che Jacob abbia salito quella scala davvero e lo ha fatto, l'ha salita in pace. Lui è senza colpa.

"E sognò; ed ecco una scala appoggiata sulla
terra, la cui cima toccava il cielo; ed ecco gli angeli di Dio, che salivano e scendevano per la scala. E l'Eterno stava al disopra d'essa, e gli disse: «Io sono l'Eterno, l'Iddio d'Abrahamo tuo padre e
l'Iddio d'Isacco; la terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e
alla tua progenie; e la tua progenie sarà come la polvere della terra, e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzodì; e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella
tua progenie."

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/10/2012 21.27.11
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