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Ha il potenziale per essere un grandissimo film Grazie allo stile e all'ambientazione azzeccatissime. Risulta però a tratti un po' lento e macchinoso. In ogni caso un film istruttivo e che tratta un tema molto importante e lo fa apertamente senza lasciare messaggi nascosti.
un film che è una mazzata sui denti, Schrader sopratutto nella seconda parte di carriera ne ha inanellati parecchi di film duri e senza compromessi come questo..
Uno spaccato di vita di provincia che incorpora una parabola familiare votata all'autodistruzione, con le colpe dei padri che ricadono sulle teste dei figli e con quest'ultimi incapaci di trovare un loro ruolo stabile nel mondo. C'è anche una sottotrama gialla all'origine di tutto che è però secondaria e anzi strumentale alla storia primaria, densa di dolori e rancori e, soprattutto, priva di speranza. Il passo placido collima con i caratteri dei protagonisti della vicenda che però nascondono passati dolorosi e vizi mai risolti: il tutto è portato alle estreme conseguenze nel crescendo della seconda parte dove è Coburn a giganteggiare nel ruolo di un padre padrone dedito all'alcol. Nolte non gli è comunque da meno, pieno di problemi e contraddizioni, e forse quell'anno al posto del nostro Benigni avrebbe meritato la statuetta come miglior attore protagonista. Una pellicola tutt'altro che banale utile ad investigare le zone d'ombra dell'anima, non adatta a tutti, che lascia addosso pesanti scorie emotive.
Il cinema americano ("Tempesta di ghiaccio", "Fargo", "Il dolce domani") ha spesso utilizzato i paesaggi invernali del Nord America in funzione metaforica, per rappresentare un gelo che è soprattutto interiore, esistenziale. Dallo stesso autore da cui è stato tratto il film di Egoyan sopra citato è questo "Affliction", ambientato in un New Hampshire imbiancato da continue, interminabili nevicate. Al centro del film di Schrader, da sempre attratto – nonostante l'impiego costante di trame poliziesche – da temi come la Grazia, il Peccato e la Colpa, è il rapporto conflittuale, edipicamente irrisolto, tra un figlio (Nolte) e il vecchio padre, ubriacone e manesco (Coburn). Il confronto tra i due raggiunge livelli di epica grandezza, racchiuso com'è in un circolo vizioso di odio, violenza, cose non dette e lasciate marcire per lunghi anni, una gabbia in cui l'assenza di qualsiasi dialettica positiva crea una progressiva implosione, che non può non concludersi nella morte, per nulla catartica, di uno dei due (come nella "Condanna" kafkiana, anche se qui a morire è il genitore). Il fatto è che entrambi sono semplici anelli di una lunga, atavica catena di violenze subite e poi a propria volta fatte subire, una sorta di maledizione maschilista cui è quasi impossibile sottrarsi, anche se, come Wade, ci si illude di esserne immuni. A raccontare tutto ciò è il fratello minore (Dafoe), quello che incarna la salvezza di potere un giorno spezzare questa catena, sebbene in un film psicanaliticamente così ben costruito il suo discorso finale suoni fastidiosamente retorico, oltre che ipocrita (non è forse lui a insinuare a Wade l'idea del complotto che starebbe dietro all'incidente di caccia?). I numerosi problemi (familiari, lavorativi e persino di salute) di Wade sono poi indubbiamente funzionali alla creazione di uno stato di impasse senza vie d'uscita, di un cul-de-sac autodistruttivo, ma che a far traboccare il vaso sia la goccia rappresentata da un meccanismo giallo francamente contorto e pretestuoso mi sembra che appesantisca oltremodo (proprio laddove vorrebbe invece renderlo avvincente) un film per altri versi interessante e girato con un sobrio senso del dramma.
Paul Schrader con il suo stile classico, rigoroso, asciuttissimo e da New Hollywood porta a casa un noir dell'anima nelle innevate lande del New Hampshire. Lasciando da parte i risvolti polizieschi, Affliction racconta la discesa agli inferi di Nick Nolte, la sua instabilità venir fuori all'emergere delle incertezze che solo apparentemente sono legate al caso di presunto omicidio cui cerca di dare soluzione. Il suo è il riaffacciarsi devastante di una vita segnata dai maltrattamenti del padre prima, dal divorzio e l'allontanamento della figlia poi e infine dalla perdita del lavoro. Tutti contro di lui e lui contre se stesso. Verrebbe da dire tale padre tale figlio. Affliction è una pellicola che nella sua rigorosa lentezza riesce a far male allo spettatore con i sentimenti, senza spettacolirazzare assolutamente nulla.
storia durissima e tesissima, gelida come i posti dove è girata ,senza speranza di rivalsa come l'odio di un figlio verso il padre despota . Potrà ricordare Fargo in certi momenti , ma l'impronta di un cinema poco sarcastico e molto disturbante , cupo e fortemente pessimista di Schrader c'e' tutta . Molto bene gli attori , soprattutto Coburn giustamente premiato.
Affliction racconta di una storia cupa e degradante ambientata in una fredda ed innevata provincia statunitense, in cui un incidente di caccia sembra essere il turning point nella vita di parecchie persone del paese. le note positive sono però da cercarsi al di fuori della sceneggiatura, nella seconda parte superficiale e poco credibile nel mescolare le carte davanti allo spettatore, facendo leva su scene psicologicamente crude ed emotivamente coinvolgenti, per portarlo su strade comunque già battute con esiti più convincenti. restano le buone prestazioni delle maschere, su tutti un grande Nolte, e regia e fotografia sapienti e malinconiche. esagerato l'oscar a Coburn, più che altro un tributo alla carriera.
Un film veramente piatto, senza particolari sussulti né emozioni dovuto in parte anche a personaggi con i quali, almeno per me, è stato molto difficile entrare in simbiosi. Il potenziale della storia c'è ma non è sfruttato, si doveva calcare di più la mano sull'involontaria ma inevitabile assimilazione dei comportamenti del padre da parte del figlio. Buona la regia mentre il cast, a parte Coburn (Oscar comunque un po' eccessivo) non sfigura ma non è neanche degno di nota, Nolte compreso. Come già detto da qualcun altro i paesaggi innevati e la piccola cittadina americana, così come alcuni personaggi e in generale l'atmosfera del film, ricordano molto "Soldi sporchi" di Raimi (uscito però l'anno successivo).
La scena più meritevole è una delle ultime, in cui si vede Nolte seduto al tavolo con una bottiglia mentre dietro alla finestra si vede bruciare il capannone.
Affliction è la prova che per fare un buon film basta un'idea semplice ed un cast d'attori sopra la media. Il film racconta delle vicende di un poliziotto del New Hampshire che cerca in tutti i modi di reprimere la sua natura rabbiosa e violenta, derivante dal suo rapporto tormentato con il padre. La sua incapacità di amare diventerà evidente in seguito all'uccisione del sindacalista Twombley...
Ottimo film, ben recitato ed accompagnato da un'ambientazione glaciale...da vedere!
Strepitoso gioiello di Schrader, un terribile dramma che ha per teatro l'immancabile sgradevole provincia americana. Affonda le unghie nella tragedia classica, con un'ingannevole aria thriller, riservando invece come portata principale uno scavo pazzesco e sconvolgente nel rapporto fra un uomo nato vittima del mondo intero, fra anaffettività, corruzione, perdita dell'orientamento, infedeltà, inguaribile estrema solitudine, ed il mondo stesso, la realtà bugiarda che lo circonda. Il clima alienante che il regista/sceneggiatore riesce a creare in una progressione quasi musicale è assolutamente disarmante, inchioda alla poltrona con l'aiuto di un Nolte titanico e di un Coburn spaventoso e delirante, premiato con un meritato Oscar. Una tragedia che poggia la sua essenza su una sensibilità miracolosa su molteplici livelli (di scrittura, di finalità espressive e contenutistiche, di disegno e tratteggio delle atmosfere ancestrali), dunque un'opera personalissima, un film lancinante e mortificante, permeato da un immedicabile e irrinunciabile nichilismo, il solito senso di impotenza dinanzi a qualcosa di più grande di noi, invisibile come noi, e che ci condanna alla paura, prima ancora che alla solitudine. Il mix commozione straziante e toccante e inquietudine folle è splendidamente efficace per dipingere una storia potente e bruciante come la neve che la ricopre, come i cieli grigi, plumbei che sovrastano un microcosmo di anime impenetrabili, funeree e dannate.
Manca la lettura di "Tormenta", di Banks, che presto andrà recuperato, ma come non fidarsi ciecamente di una riscrittura o adattamento a opera di Schrader? Un autore magnetico, elegantissimo, simbolico e corrosivo, grande illustratore e fine psicologo visivo, la cui opera fa perno sull'individuo, ancor prima che la società, dal quale poi si attua l'impietosa condanna di quest'ultima. A mio parere veramente un grande.
Apparato di contorno ineccepibile, dalle musiche alla fotografia. Dialoghi intelligenti e solidi, talvolta a fiume, veri e propri condotti in cui filtrare la cupissima disperazione. Attori perfetti, ottima la scelta della bambina per la figlioletta di Nolte, tremendissima parte finale, suadente e incalzante montaggio di scene rigide e simmetriche, quasi come fossero il freddo ghiaccio, barriera dell'anima, atte a farci respirare il gelo del tetro complesso.
Una straziante e potente opera d'arte, di incommensurabile tristezza. Da non perdere.
Se vi piacciono quelle atmosfere nere, cupe e dense di certe pellicole americane come Mystic River e Gone Baby Gone senz'altro questo bellissimo film di Paul Schrader fa al caso vostro. Strana la carriera di questo regista. Un inizio folgorante con American Gigolo e poi piano piano la cresta dell'onda che si fa sempre più bassa. Proprio Affliction (anno 98) fu probabilmente a livello di critica e consensi l'opera che poteva farlo tornar fuori. Niente da fare invece. Di Schrader mi piace ricordare però il particolarissimo Adam Resurrected, molto apprezzato in questo blog. Affliction è il classico film americano che racconta la propria provincia, in questo caso una piccola cittadina del New Hampshire. Mascherato da crime story il film è in realtà il lento ma inesorabile sprofondamento nella depressione del suo protagonista, lo sceriffo Wade Whiteouse (un ottimo Nick Nolte), un uomo che in pochi giorni vede sgretolarsi tutto quello che ha attorno, la famiglia, il lavoro, gli amici, sè stesso. Opera di rara forza psicologica Affliction racconta di come il nostro passato, la nostra infanzia, specie quando viene innaturalmente deturpata e violata, ci cambia poi per tutta la vita, ci indirizza, ci porta piano piano, senza che ne accorgiamo, a un punto che pare prestabilito da sempre. La progressiva solitudine di Wade (convinto che un suo collega abbia ucciso un uomo in una battuta di caccia) è l'inesorabile declino di un uomo i cui demoni passati urlano nelle orecchie. La sua incapacità di gestire il rapporto con la figlia, i suoi scatti di violenza, l'accorgersi lentamente che la sua "natura" sta venendo portano Wade ad una sorta di lucida pazzia, mai completamente folle, ma quel forte senso di disagio che in vita ci mostra le cose per quello che in realtà non sono. A tutti noi sarà capitato di stare così male e aver così tanta paura da non riuscire freddamente a capire la realtà che ci sta intorno, a cercare risposte e verità per permetterci di mantenere un nostro personalissimo equilibrio interiore. Wade cerca di formulare una sua verità riguardo quella battuta di caccia ma nel frattempo si allontana sempre più dalla vita, dalla realtà dei suoi rapporti. E il trauma avuto da bambino è uno tsunami che in questi casi si fa sempre più fatica a contenere. Magnifica la scena in cui suo padre (grandissimo Coburn) è finalmente orgoglioso del figlio quando riconosce in lui quella violenza che gli faceva da piccolino. E' la storia del figlio che diventa sempre di più come suo padre e il fatto che le vicende riguardino un 50enne e un 80enne rende le cose forse ancora più tragiche e dà a questo film una sua aurea così triste, deprimente e nera che colpisce lo spettatore. Attori magnifici, location sotto la neve molto suggestive e una sensazione di lenta discesa all'inferno davvero potente. Un recupero doveroso credo.
Paul Schrader fa parte di quella categoria di registi che pur non facendo film di nicchia restano inspiegabilmente riservati ad un pubblico di pochi eletti.Ed è un peccato,visto che il signore in questione nella sua carriera oltre ad aver steso sceneggiature di sublime qualità ("Taxi Driver" su tutte),ha girato pellicole pregevolissime di cui "Affliction" è dimostrazione lampante. Trattasi di un dramma familiare dolente e cupo, reso ancora più depresso dall'ambientazione invernale.Un thriller solo in apparenza,in realtà un penetrante approfondimento psicologico su figure abituate a sguazzare nella violenza e nella rabbia.Un padre iroso e immorale che influenza un figlio come peggio non potrebbe,questi ormai adulto toccante nello sforzo di rimuovere una macchia ereditaria che sembra far capolino di continuo in una vita costellata di fallimenti.Dai fantasmi di un'infanzia passata a subire soprusi di ogni genere fiutando di continuo il tanfo dell'alcol è arduo liberarsi,il protagonista,uno sceriffo di una cittadina di provincia,tenta in tutti i modi di prendere le distanze dal cupo passato ma sembra che il mondo voglia comunque crollargli addosso,logorato in primis da un'attitudine autodistruttiva pertinente tutti gli affetti circostanti. "Affliction" è sostenuto magnificamente dalla recitazione e dalla presenza scenica di James Coburn e Nick Nolte,affiancati da altri volti notissimi (Spacek,Dafoe)a loro volta in strepitosa forma. Schrader è bravissimo a introdurre la falsa pista riguardante l'indagine della morte (sospetta) di un sindacalista,per il protagonista infatti carpire la verità è solo l'ennesimo modo per cercare di redimersi agli occhi di chi gli sta attorno e dimostrare di essere diverso da chi lo ha cresciuto.Avvenimento che indirizzerà definitivamente le sorti dei protagonisti verso un finale inevitabile e di grande impatto.
Piaciuto molto. I ritmi non sono elevatissimi, forse qualche punto morto, però il soggetto esigeva proprio questo stile e questa struttura narrativa. Lentamente ed inesorabilmente si scivola verso un finale tragico, assurdo ed impensabile. C'è una sensazione di un tormento graduale verso un degrado morale ed esistenziale che troverà il suo culmine nel finale,
Significativa la morte del personaggio interpretato superbmante da Coburn, che viene ucciso nel momento in cui Wade, suo figlio, completa un processo di alienazione e violenza che lo fa assomigliare in tutto e per tutto al padre che fu', alcolizzato e violento.
Ennesimo grande esempio di cinema d'autore da parte del grande sceneggiatore e regista Paul Schrader; bella l'idea del piccolo complotto di morte attorno alal quale ruotano narrazioni ed interpreti memorabili (Coburn difatti premiato, finalmente, con l'Oscar).
Gran cast (la Spacek di Carrie, un Dafoe che giustamente accetta i ruoli e i generi di film tra loro più disparati, un Nolte che interpreta ottimamente un poliziotto che non se la passa troppo bene), atmosfera cupa, deprimente ed avvolgente, regia da numero uno.
Come sottolineato anche da altre parti, è un ottimo film che può essere definito tale soprattutto grazie ai personaggi; fantastico.
Se dovessi riassumere il film con un aggettivo, questo sarebbe "deprimente". Ricostruzione cupa, grigia e raggelante della piccola provincia americana e di tutti i suoi più oscuri segreti, messa in scena dal regista Schrader in una maniera che più cattiva di così non si può, e recitata magistralmente da tutti gli eccellenti attori protagonisti (l'Oscar, oltre che a Coburn, l'avrei dato pure a Nolte e alla Spacek). Ovviamente un plauso speciale va alla fantastica sceneggiatura che piazza la storia principale quasi in secondo piano per lasciare invece spazio all'analisi psicologica e ai conflitti interiori dei personaggi falliti di Coburn (padre violento ed alcolizzato) e di Nolte (figlio tormentato ed inconsapevole che, nonostante le intenzioni buone e gli sforzi macabri di staccarsi dalla figura del padre, non potrà fare a meno di rassegnarsi ad un destino già segnato). Magnifica la scena in cui il secondo chiede al primo di passargli la bottiglia; un momento squallido e tristissimo in cui lo spettatore percepisce tutto lo spirito del film. Poco altro da dire. Paul Schrader è semplicemente un grande narratore. Non sono tanti i registi capaci di raccontare una storia con così accurato e disturbante senso della realtà (a partire dall'ambientazione in cui si svolge la vicenda, una piccola città in cui tutti conoscono tutti). Film da brividi e senza speranza. Ottimo.
Predestinato ad essere un perdente, malgrado gli sforzi profusi per evitare un destino che in fondo è già segnato. L'incapacità di instaurare e mantenere i rapporti con gli altri e legato indossolubilmente a quella figura paterna che, al contrario, non è mai riuscito e mai riuscirà a rescindere. Un contesto grigio come la bella fotografia di questo film, specchio di una realtà che offre pochi appigli alla speranza. Magistrale Nolte per non dire di Coburn, basterebbe godersi la loro performance per apprezzare il film.
Film discreto,storia dura e pesante,ottima l'ultima interpretazione di James Coburn,Nick Nolte perfetto nella parte del fallito.Ambientazione bucolica e fredda in tutti i sensi.Schrader costruisce un film semplice ma efficace su un certo provincialismo americano.
Splendido dramma psicologico, caratterizzato benissimo, approfondito e disturbante. Qui Nolte diventa come il Nicholson di "Shining"... ma con un lato umano, molto più umano, che commuove e atterrisce al tempo stesso. Film lento come la neve che si posa sui paesaggi bianchi di una città di provincia americana... ma di enorme fascino e spessore.
Bello bello bello! Un dramma di una potenza unica! Bravissimo Nolte nel rappresentare un uomo dalla mente contorta, combattuto internamente da una miriade di sentimenti contrastanti gli uni con gli altri che lo porteranno alla fine a compiere gesti di pura follia! Coburn interpreta uno dei personaggi più bastardi della storia del cinema, di una cattiveria unica! E per finire i paesaggi sono superlativi!
Ma la scena del dente ha colpito solo me??? Quelle lacrime che escono dagli occhi di Nolte subito dopo esserselo strappato mi hanno lasciato di sasso! è sembrato quasi il momento più bello della vita di quell'uomo, il dente è stata l'unica soddisfazione che è riuscito a togliersi da solo nella sua vita!
film struggente di forte impatto emotivo aiutato dalla bravura dei protagonisti...soprattutto Nolte che interpreta un personaggio dalla mente contorta e non sai se va difeso o condannato! la storia è molto originale e il finale mi ha fatto pensare ad'una cosa...
a mio avviso il regista faceva meglio a non far vedere niente dell'incidente di caccia all'inizio per non discolpare completamente l'accompagnatore...qui invece si vede il vecchio cadere e l'amico girarsi di scatto,questo fa subito pensare che non sia stato lui il colpevole...mentre lasciare l'incertezza fino alla fine,forse,avrebbe giovato di piu...
molto bella anche la recensione di Luca che mi ha fatto notare molti particolari in piu!
Sicuramente un buon film, un dramma familiare molto potente e soprattutto estremamente pessimista, dove la situazione del protagonista (attorno al quale gira tutta la storia) precipita senza sosta fino a toccare punti che fanno veramente male anche allo spettatore (la bambina che non vuole stare col padre, la figura del padre - Coburn - più negativa che mai). Bellissime le ambientazioni nevose che ricordano un po' Soldi Sporchi di Raimi.
Se vi piace il genere psicologico questo film fa per voi. Un cast veramente buono, che recita molto bene ed in maniera credibile. Coburn è veramente bravo nella parte e le ambientazioni rendono il tutto più realistico. Nolte anche dà ottima prova, si conferma un attore multiforme. A tratti però devia un po' troppo dal suo obiettivo, come quando appare la famiglia e un non troppo convinto Dafoe. Scorre via molto bene.
Un vero capolavoro, una moderna tragedia Sofocliana riletta con uno spirito Calvinista e una fotografia di lancinante bellezza. Immensi gli interpreti (si segnala un Coburn canagliesco e feroce che non dimentichero' facilmente)