Recensione we want sex regia di Nigel Cole Gran Bretagna, 2010
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Recensione we want sex (2010)

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locandina del film WE WANT SEX

Immagine tratta dal film WE WANT SEX

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Immagine tratta dal film WE WANT SEX

Immagine tratta dal film WE WANT SEX

Immagine tratta dal film WE WANT SEX
 

L'allusivo titolo dato al film dalla distribuzione italiana (il titolo originale è "Made in Dagenham" e si riferisce allo stabilimento Ford dove le protagoniste lavorano) non è relativo a improvvidi appetiti, ma a una rivendicazione sindacale e prende spunto da un cartellone esibito dalle operaie nel corso di una manifestazione che recita testualmente: we want sex equality (vogliamo la parità).

Chi sognava di andare a vedere un film tutto bollenti spiriti è presto smentito, il film di Nigel Cole tratta con toni da commedia della lotta portata avanti dalle operaie Ford di Dagenham nel 1968 al fine di ottenere parità stipendiale con i colleghi uomini.

Nell'Inghilterra di fine anni Sessanta con Beatles e Rolling Stones all'apice della carriera e con le ragazze di tutto il mondo che indossano la minigonna creata da Mary Quant, le donne soffrono di una violenta discriminazione nel campo lavorativo. Le operaie dello stabilimento Ford sono costrette in un angusto scantinato privo di aria e nelle giornate calde per lavorare si mettono in sottoveste per poi rivestirsi al segnale di "Maschio in arrivo!", declassate a lavoratori non qualificati, vedono la paga diminuire e le condizioni di lavoro peggiorare, a scapito anche della loro vita familiare.

Una giovane operaia e un sindacalista duro e puro inizieranno la battaglia che segnerà una pietra miliare nelle rivendicazioni femminili.

Pur partendo da un fatto realmente accaduto e pur trattando di avvenimenti di enorme portata, Cole affronta la vicenda con tono leggero, lasciando la parola ai protagonisti che ne fanno un buon uso. Il film ha uno stampo prettamente teatrale e la dialettica la fa da padrona.

Alla rivendicazione operaia si contrappongono le vicende personali delle varie protagoniste: la ragazzetta belloccia e apparentemente Barbie senza cervello che sogna di fare la modella; la sindacalista attempata costretta ad anteporre alla lotta la malattia terminale del marito; la giovane e aristocratica moglie di un dirigente Ford che, pur fornita di una laurea a pieni voti ad Oxford, è trattata come una bamboletta insignificante dall'arrogante consorte; la giovane Rita O'Grady (Sally Hawkins), a capo delle compagne, determinata e all'avanguardia, forte di un compagno che la tratta alla pari.

La relazione uomo-donna è un altro punto forte affrontato dal film: il marito medio inglese anni Sessanta considera normale andare al pub e picchiare la compagna se ubriaco, la donna si sente in dovere di accudire il proprio consorte a mò di odalisca, e la situazione non cambia nelle classi più abbienti, ma le eccezioni (l'operaia fautrice del sesso libero o la coppia alla pari nella famiglia di Rita O'Grady) non mancano e segnano un punto a favore del cambiamento.

Nel mondo politico i personaggi che contano sono tutti uomini e Barbara Castle (Miranda Richardson), elegante ministro laburista, si rende conto di essere soltanto un ornamento piazzato al governo più per compiacere che per costruire e ne acquisisce consapevolezza grazie al coraggioso sciopero delle operaie Ford.

Storia declinata al femminile con valide interpreti, uomini più defilati ma altrettanto efficaci (su tutti Bob Hoskins, sindacalista "amico delle donne"), da vedere e far vedere perché nel 2011 anche se molto è stato fatto, ancora tanto c'è da fare per poter camminare davvero da pari a pari.

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 04/07/2011 17.20.00

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