Recensione the loved ones regia di Sean Byrne Australia 2009
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Recensione the loved ones (2009)

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locandina del film THE LOVED ONES

Immagine tratta dal film THE LOVED ONES

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Immagine tratta dal film THE LOVED ONES

Immagine tratta dal film THE LOVED ONES
 

L'incidente, a seguito del quale morì il padre, ha segnato profondamente la vita di Brent Mitchell che, afflitto da sensi di colpa e da un dolore immane, ha sviluppato manie autolesionistiche. Per fortuna c'è un'occasione capace di fargli dimenticare, almeno per un attimo, il suo passato: la festa da ballo di fine anno. Sa già che la trascorrerà con la fidanzata Holly, unica persona che gli è stata vicina nel dolore e lo ha sostenuto e, leggendo nei suoi occhi l'euforia di aver passato l'esame della patente, decide di farsi accompagnare proprio da lei.

Il giorno stesso Brent, per allentare un po' la tensione e rilassarsi, si dedica al "climbing" su una montagna rocciosa e giunto all'estremità si siede sulla roccia per guardare il panorama. Ma viene colpito e narcotizzato da un uomo che lo legherà e gli farà trascorrere una serata ben diversa da quella che si aspettava, in compagnia di sua figlia Lola, la sua ammiratrice non "corrisposta" a cui aveva rifiutato la proposta di accompagnarlo per la festa. Inizia così per il povero ragazzo un viaggio nei "meandri" dell'inferno, fatto di torture e violenza fisica, oltre che psicologica, e si avrà la percezione di trovarsi in una famiglia di "pazzi", capace di compiere le peggiori efferatezze per raggiungere i propri obbiettivi. Abbiamo sùbito un quadro familiare ben preciso attraverso la scena del "tavolo" (sicuramente ispirata a "Non aprite quella porta"): da una parte c'è il silenzioso "Daddy", che asseconda i capricci della figlia e si dà ad un amore incestuoso con questa, e dall'altra "Mummy", che però non è carnefice, ma vittima lei stessa della violenza familiare (è stata lobotomizzata con un trapano e non può parlare).
Parallelamente a questo orrore familiare, si intrecciano storie di adolescenti, come Mia, la ragazza "gotico-depressa" e Jamie, il tipico spavaldo in cerca di sesso e divertimento; intanto durante le ricerche da parte dei familiari (Holly e la madre di Brent) cresce la preoccupazione e l'ansia per la sorte del ragazzo, che non si fa vivo per l'intera notte. Una svolta della vicenda si avrà solo verso la fine e prima lo spettatore dovrà coprirsi bene gli occhi se non vuole rimanere impressionato dalla sequela di torture proposte.

Diretto da Sean Bryane, che è anche sceneggiatore e quindi ideatore dello script, "The Loved Ones" è un horror australiano che appartiene al filone "Torture porn", più precisamente "Famiglie pazze" (vari sono i richiami oltre all'opera di Hooper, anche a "Mum and Dad" e "La casa nera" di Wes Craven). Il regista, pur essendo all'esordio, dimostra di aver appreso dal cinema del passato e di saper mescolare vari ingredienti "topici" dell' horror, facendoli tutti ruotare attorno al tema della "gelosia" e della brama di primeggiare, quel sentimento morboso che colpisce Lola, la carismatica e seducente Robin McLeavy (anche qui possiamo riscontrare analogie con "Carrie" di Brian de Palma). La rappresentazione di un famiglia malata qui non ha intenti satirici, ma ha l'obbiettivo di creare un effetto "straneamento", in quanto è il nucleo attorno al quale si sviluppano le vicende (tipiche da "Teen comedy") di adolescenti alle prese con "ormoni impazziti", anche qui rappresentati con tutti gli stereotipi possibili immaginabili (c'è sempre la figura dell'amante non corrisposto e del playboy).

Ottima la regista di Bryane, che non disdegna di mettere in scena alcuni momenti davvero sadici (la tortura del trapano e del martello su tutte), accompagnate anche da un sadismo psicologico dei personaggi, descritti minuziosamente come dei mostri psicopatici che agiscono "illecitamente" senza freni, senza sentimenti, senza cuore. Di conseguenza si sconsiglia la visione a chi non è abituato a bagni di sangue oppure a chi non ha mai visto torture porn. Non meno evidenti sono le note di "ironia", distribuite qua e là, che accompagnano la descrizione della famiglia (ad esempio la scena della "incoronazione", che risulta davvero caricaturale e grottesca) e questo ci fa capire quanto il regista si sia ispirato ad un "certo" cinema del passato, quello degli anni '80, caratterizzato da fasi alterne di "humor" e "horror".

L'ultima nota positiva è la canzone "Not pretty enough", che è davvero diegetica e funzionale allo sviluppo del "plot", oltre a costituire un ennesimo approfondimento psicologico di Lola, ragazza mai cresciuta che vive ancora in un mondo di "bambole", fatto di illusioni e speranze vane.
Vani sono però anche i tentativi di costruire una sceneggiatura adeguata e efficace da parte di Bryane (talentuoso regista, ma scarso sceneggiatore): non si capisce infatti dove vogliano andare a parare molti elementi su cui è intessuta la storia, oltre al fatto che ci sono evidenti buchi narrativi, a cui il finale-non finale non riesce a supplire (se ci riuscisse, il film sarebbe un capolavoro).
La tresca amorosa fra Mia e Jamie è dal punto di vista narrativo insipida e monotona, anzi rischia pure di appiattire la visione rendendola noiosa, mentre i motivi che stanno alla base del sadismo dei "villains" sono quasi solamente accennati (e non si capisce perché torturassero anche donne, come mostrato nell'album dei "ricordi") al punto che alla fine risulta eccessiva la vendetta. La presenza del poliziotto completamente inutile (e non è la prima volta...) e l'ingenuità del protagonista riescono infine a condire il quadro con quanto necessario.

L'Australia è più brava dell'America a confezionare pellicole di spessore e lo ha dimostrato non solo in questa occasione. "The loved ones" infatti non è di quei "torture" in zona retrocessione, privo di idee innovative o di spunti interessanti, anzi è consigliabile, soprattutto agli amanti dello splatter; ammirevole oltre a ciò l'impresa titanica in cui si è cimentato il regista, che poteva scadere nel "già visto", ed invece ha fatto ricredere chi partiva con pregiudizi e si aspettava uno slasher all'americana. Se fosse accompagnato da una sceneggiatura migliore, forse questo esordio cinematografico (che non risulta comunque male) sarebbe stato davvero impeccabile ed eccellente.

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Recensione a cura di dubitas - aggiornata al 18/06/2013 17.25.00

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