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Un legal thriller che si snoda più nelle vite private che nei tribunali e sa tenere alta l'attenzione nei primi episodi. Poi, man mano che si va avanti, ci si rende conto del sistema ricorrente: imbottire la trama di colpi di scena e questo, alla lunga, fa perdere un po' di credibilità. Piuttosto fastidiosa anche la riproposizione della scena dell'omicidio in ogni episodio (a volte anche per due o tre volte nello stesso episodio) e di situazioni pruriginose di cui onestamente non se ne capisce la necessità. Il giudizio finale è, in gran parte, merito di un "mostro" di Hollywood come Glenn Close, che riesce a stimolare una bravissima Rose Byrne in una gara serrata a chi lancia lo sguardo più assassino.