Un appassionato di videogiochi e i suoi due amici si ritrovano in una Tokyo parallela, dove per sopravvivere sono costretti a partecipare a una serie di giochi sadici.
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Tratta da un manga di successo Alice In Borderland è una serie tv a metà strada tra il thriller e l'horror in un ambientazione post apocalittica. La prima cosa che salta all'occhio è l'ottimo comparto tecnico,la regia di Sato trova il suo apice nei momenti in qui mostra una Tokyo surreale e deserta in aperto contrasto con quella mostrata nelle scene d'apertura. La storia per quanto non brilli di originalità e a tratti ecceda nel suo citazionismo ( oltre che di qualche incongruenza) ha il suo fascino,presenta una discreta dose di cattiveria e follia e ha un buon ritmo. Non ho invece ben digerito la recitazione, eccessivamente sopra le righe per i miei gusti. Insomma è un lavoro imperfetto dove ci sono diverse cose da correggere,però le potenzialità ci sono,vedremo se la seconda stagione riuscirà a sfruttarle o meno.
Buona serie survival, raccomandata specialmente a chi ama il genere (e film come Escape Room, la saga di Saw o anche As the Gods Will di Miike tanto per restare nel cinema asiatico).
Lo show parte bene, i primi due episodi scorrono velocemente e intrattengono a dovere. Il terzo è, a mio avviso, il migliore di tutti visto che tocca vette di drammaticità quasi mai viste nella filmografia di genere (in termini di pathos siamo sui livelli della scena del faro in Battle Royal). Scioccante ed inaspettato.
Il quarto episodio, quasi un filler inutile, sembra preannunciare la classica crisi di metà stagione, che viene però sventata grazie ad un'importante svolta narrativa all'inizio del quinto capitolo che porta con sè una nuova magnifica location, un nuovo personaggio ambiguo ma estremamente carismatico e soprattutto un obiettivo, un senso, una buona ragione per seguire fino alla fine la serie che da quel momento in poi rimane avvincente ed interessante fino al finale aperto.