Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
Uno dei massimi capolavori, non della cinematografia, ma dell'arte del XX secolo. Un Classico puro, una di quelle opere che non invecchiano mai, che parlano a generazioni e generazioni capaci di immedesimarsi in una parabola che coglie tratti essenziali dell'animo umano. "Viale del tramonto" è un film assolutamente innestato nella cultura e nello stile del suo tempo (è parente della grande letteratura americana del XX secolo, aggiornando temi e realismo del grande romanzo del XIX secolo - a mio vedere c'è tanto Dostoevski * - a tempi e modalità drammaturgiche più contemporanee). Soprattutto possiede una perfezione cristallina che trascende il suo contesto e, al contempo, si sviluppa su un crinale in cui è secondario tutto ciò che è sociologia e cronaca (compreso, secondo me, il riferimento al cinema muto e sonoro).
C'è l'uomo, e il vile denaro. Come fare a non provare sempre più disprezzo per William Holden (su cui il racconto è focalizzato e qui sta dunque il maggiore cinismo degli autori: farci provare disprezzo per il personaggio con cui ci hanno fatto identificare) e, man mano sino a un finale magnifico, sempre più compassione per Gloria Swanson?