Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
Spesso un passo avanti a tutti, Wilder, anche la commedia più frivola negli anni '50 avrà memoria tutt'altro che passeggera, sono opere che nel genere riescono a ritagliarsi uno spazio predominante nel periodo, opere brillanti ed innovative con un Wilder che solitamente fa uso sicuro del narratore onnisciente, qui emulando la diegesi della 'La Fiamma del Peccato' è un flashback raccontato ab ovo. 'Viale del Tramonto' è maestoso in tutto, trama avvincente, parabola della vita, temi pirandelliani, performance accademiche e garbo metacinema. Qualsivoglia attrice gli avrebbero relegato la Paramount, aveva in serbo la trasposizione della sua vita, cordoglio professionale, il rito funebre del sonoro alla silent era. Gloria Swanson calzava a pennello (per statura cinematografica e glamour anche la Garbo sarebbe stato un fit ideale), lanciata da DeMille nell'epoca del muto, una delle rare attrici che poteva imporsi in qualunque periodo, in qualunque luogo, in qualunque modo, fa il verso a se stessa (cosa non da tutte, Pickford docet), da vita ad un prototipo di personaggio che farà scuola anche alla Davis, 3 lustri più tardi con Aldrich, non è da tutte saper regolare il proprio carisma senza fuorviare, onde evitare di essere troppo sopra le righe e diventare una parodia. Il ritratto sul mondo del cinema è devastante, incurante delle proprie stelle che lo hanno assurto, il tempo non risparmia nessuno, la tecnologia cambia, stare al passo coi tempi è sempre più difficile, evadere alla propria senilità attraverso una rassicurante una realtà parallela, mentendo a se stessi tanto da vivere in un'illusione eterea. La Swanson l'avesse voluto si sarebbe imposta anche nel sonoro, le 3-4 scarse pellicole sono lì a testimoniarlo, persino con Steno in coppia con 2 mostri sacri del nostro paese, con una Bardot che ancora non era all'altezza neanche di allacciarle le scarpe, e con tutte le intemperie del set ne uscì a testa altissima. Immancabile grazia anche nell'uscire, ultima inquadratura, un primo piano sfuocato, astratto come la sua velleità di tornare in scena.