vendicami regia di Johnnie To Hong Kong, Francia 2009
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vendicami (2009)

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locandina del film VENDICAMI

Titolo Originale: VENGEANCE

RegiaJohnnie To

InterpretiJohnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang

Durata: h 1.48
NazionalitàHong Kong, Francia 2009
Genereazione
Al cinema nell'Aprile 2010

•  Altri film di Johnnie To

Trama del film Vendicami

Ambientato tra Macau e Hong Kong, racconta in verticale la vendetta che dà il titolo al film e in orizzontale una storia di amicizia dove il codice d'onore e la fedeltà virile sono l'unica vera lingua unificatrice.

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Voto Visitatori:   6,63 / 10 (49 voti)6,63Grafico
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Voti e commenti su Vendicami, 49 opinioni inserite

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nick9001  @  10/01/2012 15:07:38
   1½ / 10
Molti prima di me hanno trovato il motivo per elogiare questo film, a mio parere si tratta di una baggianata piena di baggianate che culmina con una grassa risata del protagonista verso tutti quelli come me che hanno perso quasi 2 ore per non capire alla fine il motivo di tutto il film.

Invia una mail all'autore del commento Mr Mandarino  @  19/01/2011 12:09:49
   4½ / 10
Meglio un film di Steven Seagal, fatto male ma ricco di azione, o un film come questo, girato sicuramente bene, ma dove di azione non c'è quasi traccia? Direi che siamo lì... Il tutto si riduce a tre scene di sparatorie alquanto scialbe e quasi ridicole, mentre quasi tutto il resto del film è un susseguirsi di dialoghi in cinese e francese senza uno straccio di sottotitolo...
Evitabilissimo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  11/09/2010 14:53:03
   5½ / 10
Ambientazione scura e metropolitana per l'ultimo film di To.
Il regista rivela la solita eleganza di forma e stile che però spesso eccedono nella freddeza. Infatti quello che più manca al film è il coinvolgimento dello spettatore.
La tematica della vendetta e i personaggi duri, forti, quasi senza passato rientrano fin troppo in clichè già visti.
Film essenziale, con pochi dialoghi ma che non convince.

lucki71  @  14/05/2010 10:29:02
   4 / 10
premetto che sono appassionato del genere,ma questo film mi ha assolutamente deluso..una storia senza nè capo nè coda..un vecchio killer rimbambito che trova "amicizia" da altri killer..sparatorie ridicole..peccato..era partito bene..ma è finito malissimo..
ps:bellissima la scena quando lui si mette a cucinare agli "amici"..nella scena del delitto...mah..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  06/05/2010 17:50:27
   5 / 10
"Monsieur Costello faccia d'Hallyday" è uno che guarda sempre avanti, purtroppo. Pure di fronte alle sofferenze della figlia in ospedale non si fa troppi scrupoli e passa subito alla vie di fatto.
La voglia di partire immediatamente per una vendetta annunciata è tanta, così come l'estenuante tour de force che attende chi, al cinema, ha già avuto a che fare con questo tipo di concezione. Il volto dell'attore francese è sofferto quanto basta, ma troppo consumato e austero nelle sue pose con gli occhi spalancati per poter essere credibile come vero duro.

Le implicazioni sulle famiglie degli assassini sembrerebbero elementi aggiuntivi a una vicenda già troppo risicata di per sè. Prontamente tradite da uno scritto che mette irresponsabilmente in pericolo la vita di tanti bambini con la scena dell'appiccicatura delle bandierine, e cercando di rimediare con un finale che vorrebbe essere rivolto alla libertà e a un ritrovato equilibrio ma che giunge desolante e stridente.

To cerca disperatamente di rimanere in equilibrio tra farsa e tragedia: ecco che il lancio del "piatto piattello" durante il pranzo-adunanza con i nuovi gaglioffi di turno, e messo lì tanto per fare simpatia e tenere il film su un livello leggero, è abbastanza seccante. Così come il conseguente tiro al bersaglio a una bici in movimento per tentare di farla rimanere in equilibrio.
Sarebbe stato meglio volgere in burla alla Bud Spencer e Terence Hill. Tuttavia, senza la leggerezza di quei toni (qui ci stanno due bambini ammazzati con tanto di famiglia al seguito e sangue a irrigare i pavimenti del nido domestico), non può aspirare alla stessa semplicità e levità narrativa.

Quando la Vendetta diventa un rito, un'ossessione, una malattia per uomini perduti e soli, bisogna stare attenti a come la si rappresenta. Altrimenti si rischia di mettere in scena un "Giustiziere della notte" arrivato con oltre 30 anni di ritardo e col sapore delle vecchie Polaroid scattate in soccorso al pericolo costante della perdita d'identità.
Si abusa senza sosta dell'estetica della moderna violenza: la sparatoria notturna nel bosco e al chiar di luna, mentre "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie", che abusa di ralenti e si appoggia sugli effetti sonori è eloquente. Le nuvolette di sangue che si alzano a ogni proiettile sparato sono fastidiose come le zanzare tigre nei periodi estivi.

E il tutto è così uguale a tanto (troppo) altro cinema già visto, masticato e digerito che non c'è da meravigliarsi se il protagonista "cede" alla perdita della memoria e va avanti ad amnesie intermittenti. Imperdibile in tal senso il conflitto a fuoco che vede i protagonisti nascosti dietro a cubi rotolanti e spinti da ventilatori, giusto per arricchire il quadro scenografico e gettare un po' di polvere negli occhi dello spettatore.
Tanto di cappello per come Johnnie To muove la sua cinepresa (una regia apprezzabilissima con un invidiabile colpo d'occhio), eppure non da credibilità e forma compiuta alle sovrabbondanti e curate coreografie. Rischia di assomigliare più a un Besson che a un Leone.
I cattivi poi, dovrebbero essere definiti caratterialmente da che si permettono di spupazzare la bella di turno sul tavolo dove si mangia e davanti a tutti: se l'insieme può essere accolto e riconosciuto come una trovata arguta, allo stesso modo è ribaltabile come inutile e rinomata *******ta che non aggiunge niente alla narrazione.

valis  @  05/05/2010 17:13:02
   4½ / 10
trama inconsistente, recitazione imbarazzante, insomma non un gran film.
johnnie to ha cercato di tenere insieme un film scollato in uttte le sue parti scopiazzando un pò qua un pò la, memento su tutti.
Si certo, qualcuno mi potrà dire che si tratta di citazioni, ma secondo me è mancanza di ispirazione.
Al cinema dove sono andato a vederlo dopo mezz'ora metà degli spettatori (eravano una quindicina) ha preferito lasciare la sala.
Lento, prevedibile, sconclusionato.

forzalube  @  05/05/2010 05:46:55
   5½ / 10
Non si vogliono certo negare le già decantate qualità stilistiche dell'autore

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, però tolte quelle cosa resta?
Trama e sceneggiatura sono davvero esili.
Accetto pure che ci si allontani dal realismo, però in alcune sequenze si sfocia un po' nella *******ta (imho).

M'è sembrato anche un po' sessista come film, sarà solo un caso (mi pare eravamo 7 in tutto) che in sala non c'era neanche una donna?

Gruppo REDAZIONE Cagliostro  @  03/05/2010 12:51:55
   5 / 10
Reputo questa nuova pellicola di Johnnie To essere assolutamente sopravvalutata.
Certo la fotografia è eccellente con il suo continuo ricorso alla regola dei terzi, però tale ricorso risulta addirittura fin troppo accademico per non dire scolastico: si pensi a livello esemplificativo al campo e controcampo fra Costello e l'ispettrice di polizia.
La regia di To rispecchia perfettamente il suo stile, ma sottrae ritmo alla narrazione e preclude il più completo coinvolgimento dello spettatore. Anziché essere un collante fra una serie di personaggi tagliati a colpi di scure e di situazioni infarcite di cliché, la regia di To è puro autocompiacimento. Essa è un susseguirsi di autocitazioni (da Exiled a The Sparrow) e di citazioni cinematografiche proprie del cinema polar francese e degli western crepuscolari degli anni settanta. La sola vera eredità de Le Samourai di Jean-Pierre Melville risiede nel nome del protagonista e nel fatto che To avrebbe voluto che fosse Delon ad interpretarlo. Tanto è vero che se il personaggio di Jef (Frank in italiano, sigh!) Costello era l’apoteosi del lupo solitario che viene avviluppato dalla solitudine e dal desiderio di morte, il Costello di To è sempre circondato da uomini, donne e bambini disposti ad aiutarlo, ad affiancarlo e pronti anche a morire per lui. E non basta la bella scena di un uomo che si perde in mezzo alla massa unificata da un oceano di ombrelli aperti sotto la pioggia a trasmettere quella estraniazione e quel senso di profonda solitudine che Melville era riuscito a dare attraverso le immagini di un uccellino in gabbia e di una cartina labirintica della metropolitana.
I topos del cinema Western risiedono nei dialoghi e nelle attese che precedono e che seguono gli scontri a fuoco. In particolare è assai sapiente la costruzione dello scontro nel bosco in cui è messa in evidenza la dicotomia fra la sacrale convivialità della condivisione del cibo e il regolamento dei conti.
Il ricorso al rallenty durante le sparatorie non aiuta certo a migliorare il coinvolgimento dello spettatore che si ritrova di fronte ad un esercizio estetico fine a se stesso.
Per quanto riguarda le citazioni del Cinema Francese, la regia di To non sposa lo stile asciutto, sobrio e sferzante di Melville, ma abbraccia piuttosto quello di Henri Verneuil e quello di Jacques Deray. Come non ricordare ad esempio nella scena iniziale di Vengeance l’omicidio di Tre Uomini da Abbattere compiuto dai killer attraverso lo spioncino della porta.
Restando sempre nel campo delle citazioni si deve ricordare quella rivolta a Bittersweet Life di Kim Jee-woon, di cui però non si raggiunge né l’eleganza formale né la perfezione stilistica.
Per quel che concerne la storia narrata, questa si rivela un’accozzaglia di cliché male assortita. In particolare risulta vuoto e fuori luogo il riferimento a Memento di Christopher Nolan, che aveva interpretato ed elaborato il rapporto fra la vendetta e la memoria con un’analisi assai più intelligente e raffinata.
Bravi tutti gli interpreti.
Da vedere se si ricerca un’analisi estetica di tecnica cinematografica, ma se si ricercano intrattenimento, coinvolgimento o approfondimenti psicologici e meglio cercare altrove.

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Ultima risposta 05/05/2010 05.52.33
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