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Quando ho visto questo film, pieno di abili riprese e simbolismo, per la prima volta, tantissimi anni fa, non conoscevo ancora il regista e non sapevo cosa aspettarmi. Anche se ho notato alcune melodie simili a Morricone, la colonna sonora nel complesso era originale, con momenti ben piazzati del concerto per pianoforte di. Un giovane pianista, Giorgio, ha vincolato la sua delicatissima felicità solo alla sua amica, Francoise, e quindi quando qualcuno la accoltella a morte in un parco tutto è malamente cambiato. Sebbene la polizia arresti un giornalista di mezza età di nome Alessandro come il principale sospettato del caso di omicidio, Giorgio non è e non può più essere soddisfatto del sistema giudiziario stesso. Ma tutta la situazione diventa più complessa quando incontra una ragazza, Sarah, che è la figlia di Alessandro ... Questo film inizia non solo con la musica di grande effetto di Gianni Ferrio (un bellissimo arrangiamento del famoso concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 23 di Tchaikovsky, già presente in maniera più ossessiva in "Concerto per pistola solista" del 1970 di Lupo, con l'arrangiamento di Francesco de Masi, ma questo di Ferrio mi è piaciuto di più come sonorità) che accompagna la scena chiave, proiettata allo spettatore attraverso una "finestra" a forma di farfalla, ma anche con l'insolita introduzione visiva dei suoi otto personaggi principali e precisamente Marta, Francoise, Sarah, Maria (madre di Sarah), Alessandro (marito di Maria), Giulio (avvocato), Giorgio ed Eriprando (padre di Giorgio). Inutile dire che Mario Bava ha fatto lo stesso genere di cose nel suo classico del 1964 "Sei donne per l'assassino", ma in contrasto con la sua espandibilità la parte introduttiva di questo film limita la propria storia e quindi ci si può facilmente aspettare che la storia autolimitata sia in corso quasi esclusivamente tra gli otto personaggi. In effetti si può anche dire che ogni parte di questo film sta cercando di escludere in modo quasi minimalista qualsiasi tipo di inspiegabilità cinematografica. E questo sembra essere uno dei motivi per cui questo film non è sempre amato dai cosiddetti amanti del giallo. In effetti credo che questa "psicologia anti-Gestalt", che non consente a vari attori e/o ascoltatori di avere interpretazioni emotive diverse della stessa musica e/o evento musicale, sia il lato più unico e potente di questo film. E per quanto riguarda l'oggetto misterioso del film, "Una farfalla con le ali insanguinate" (alias "The bloodstained butterfly"), ha la sua importanza.
Giorgio aveva regalato a Francoise un ciondolo a forma di farfalla blu. E quando Francoise è stata assassinata, la farfalla era, almeno simbolicamente, macchiata del suo sangue. E poi, quando Giorgio comincia a farsi tutore di quella legge che ormai odia così tanto, l'ormai invisibile farfalla si macchia non solo del sangue del problematico assassino ma anche del sangue di Giorgio. Penso che questo film nel suo insieme sia un film quasi insolitamente serio e realistico con la sua alta qualità, che sia di per sé giallo o meno.
Sono fermamente convinto che la pioggia possa aggiungere atmosfera a qualsiasi scena, sia in film, televisione, libro o fotografia. L'acquazzone che accompagna molti degli eventi all'inizio di questo giallo diretto da Duccio Tessari è il benvenuto dopo la lunghissima introduzione, attraverso una sequenza di titoli di testa senza fine che introduce molti personaggi protagonisti, come detto precedentemente. Le indagini della polizia sono metodiche e il commissario Berardi (Silvano Tranquilli) ei suoi uomini passano tanto tempo all'oscuro delle cose quanto noi. La riluttanza a soffermarsi su gore, sesso o dettagli elaborati della trama tende forse a rendere alcuni eventi piuttosto noiosi, ma ne guadagna l'attendibilità della trama. Alcuni elementi tipici del giallo sono comunque presenti: la colonna sonora di Gianni Ferrio è meravigliosa, le posizioni, bagnate dal sole o martellate dalla pioggia, sono spettacolari ovunque, la trama è una delle più contorte in assoluto, le false piste sono plausibili ed efficienti, la suspense è onnipresente. La rivelazione alla fine è del tutto in linea con il modo sobrio durante i 95 minuti: soddisfacente ma non spettacolare.
Gli eventi si svolgono in gran parte in un'aula di tribunale, dove il famoso conduttore televisivo Alessandro Marchi è sotto processo per aver brutalmente ucciso una giovane ragazza francese nel parco. La poveretta aveva la gola tagliata e più testimoni affermano di aver visto Alessandro scappare dalla scena del delitto. Il suo avvocato si sforza di tenere Alessandro fuori di prigione (o almeno così sembra), Ma alla fine viene ritenuto colpevole. Poco dopo la sua prigionia, tuttavia, si verificano due omicidi simili nel parco e la polizia è costretta a ricominciare le indagini. Le sequenze in aula sono molto realistiche e molto probabilmente i colpi di scena riguardanti l'identità dell'assassino, cioè Giorgio, inganneranno lo spettatore più di una volta. In realtà è stato proprio Alessandro ad uccidere Francoise nel parco, senza premeditazione, avventatamente (anche se viene da chiedersi come mai tenesse un coltello nascosto nell'impermeabile), perchè la ragazza aveva minacciato di raccontare tutto a sua moglie. Giorgio, venutolo a sapere da una testimone che aveva assistito alla colluttazione, non sopporta l'idea che Alessandro possa cavarsela con un ergastolo, e decide così di agire da 'copycat', adottando lo stesso modus operandi e uccidendo a sua volta altre due ragazze nello stesso parco, in maniera tale da far scarcerare Alessandro (dietro le sbarre durante i due delitti quindi impossibilitato a commetterli), per farlo confessare davanti a lui ed ucciderlo con le proprie mani. Anche l'atteggiamento freddo e sessualmente aggressivo che Giorgio tiene verso la sua nuova amica, Sarah (che si innamora davvero di lui, senza sapere ovviamente della precedente relazione), è indicativo di quanto sia devastato psicologicamente dall'assenza di Francoise, a tal punto di commettere due delitti (tre in pratica, perchè alla fine ucciderà anche Alessandro) per poi suicidarsi/farsi uccidere. Questa idea del doppio/plurimo assassino (anche se con dinamiche e motivazioni differenti) la ritroveremo più avanti in gialli/thriller come "Spasmo" (Lenzi), "Solamente nero" (Bido), "Tenebre" e "Phenomena"(Argento), "Scream" (Craven), "Surrounded" (Girolami/Patrizi), "La ragazza nella nebbia" (Carrisi) e forse qualche altro che mi è sfuggito.
Se avete già visto tutti i gialli di Argento, Fulci, Lenzi, Bava (padre e figlio), Bido, Crispino, Bazzoni etc. etc. allora non perdetevi questo!