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Una ragazza viene accoltellata a morte in un parco . Gli indizi fanno condannare un noto giornalista ma altre ragazze muoiono con la stessa modalità ... A dispetto del titolo " zoologico " , questo film non ha proprio nulla a che vedere con i gialli alla Dario Argento , che spopolavano in quegli anni . Infatti non si vede neanche una goccia di sangue e pure la violenza è appena accennata . E' invece un giallo che anticipa il genere " legal thriller " , con una lunga inchiesta poliziesca ( che si sofferma anche sulle indagini scientifiche ! ) ed un' ampia pagina processuale , entrambe parecchio realistiche . Oltretutto è palese nella pellicola anche un' evidente critica dell' immoralità generalizzata diffusa negli ambienti borghesi , leit motiv di tante pellicole dell' epoca postsessantottina . Il film non ha un protagonista vero e proprio , è piuttosto un affresco corale abbastanza atipico , con tanti bravi interpreti a condividere il set , e tutti con buoni risultati visto che sono chiamati a ruoli ben delineati psicologicamente . Se il nome di richiamo è quello di Helmut Berger , allora sulla cresta dell' onda viscontiana , la mia preferenza va invece al misurato Giancarlo Sbragia . Molto suggestive le livide locations lombarde , con la splendida Città Alta di Bergamo in evidenza , anche grazie all' eccellente fotografia di Carlo Carlini . Non male pure la colonna sonora di Gianni Ferrio , che cita ripetutamente celebri brani classici . Il genovese Duccio Tessari era un regista che conosceva bene il mestiere e riesce a dare a questo film una confezione persino elegante , seminando divagazioni e false piste per confondere lo spettatore . Dirige quindi una pellicola intricata ( ma senza forzature ed abbastanza verosimile ) che nella seconda parte perde un po' di mordente per recuperarlo però con un epilogo piuttosto innovativo . Alla fine merita un buon 6,5 .
Quando ho visto questo film, pieno di abili riprese e simbolismo, per la prima volta, tantissimi anni fa, non conoscevo ancora il regista e non sapevo cosa aspettarmi. Anche se ho notato alcune melodie simili a Morricone, la colonna sonora nel complesso era originale, con momenti ben piazzati del concerto per pianoforte di. Un giovane pianista, Giorgio, ha vincolato la sua delicatissima felicità solo alla sua amica, Francoise, e quindi quando qualcuno la accoltella a morte in un parco tutto è malamente cambiato. Sebbene la polizia arresti un giornalista di mezza età di nome Alessandro come il principale sospettato del caso di omicidio, Giorgio non è e non può più essere soddisfatto del sistema giudiziario stesso. Ma tutta la situazione diventa più complessa quando incontra una ragazza, Sarah, che è la figlia di Alessandro ... Questo film inizia non solo con la musica di grande effetto di Gianni Ferrio (un bellissimo arrangiamento del famoso concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 23 di Tchaikovsky, già presente in maniera più ossessiva in "Concerto per pistola solista" del 1970 di Lupo, con l'arrangiamento di Francesco de Masi, ma questo di Ferrio mi è piaciuto di più come sonorità) che accompagna la scena chiave, proiettata allo spettatore attraverso una "finestra" a forma di farfalla, ma anche con l'insolita introduzione visiva dei suoi otto personaggi principali e precisamente Marta, Francoise, Sarah, Maria (madre di Sarah), Alessandro (marito di Maria), Giulio (avvocato), Giorgio ed Eriprando (padre di Giorgio). Inutile dire che Mario Bava ha fatto lo stesso genere di cose nel suo classico del 1964 "Sei donne per l'assassino", ma in contrasto con la sua espandibilità la parte introduttiva di questo film limita la propria storia e quindi ci si può facilmente aspettare che la storia autolimitata sia in corso quasi esclusivamente tra gli otto personaggi. In effetti si può anche dire che ogni parte di questo film sta cercando di escludere in modo quasi minimalista qualsiasi tipo di inspiegabilità cinematografica. E questo sembra essere uno dei motivi per cui questo film non è sempre amato dai cosiddetti amanti del giallo. In effetti credo che questa "psicologia anti-Gestalt", che non consente a vari attori e/o ascoltatori di avere interpretazioni emotive diverse della stessa musica e/o evento musicale, sia il lato più unico e potente di questo film. E per quanto riguarda l'oggetto misterioso del film, "Una farfalla con le ali insanguinate" (alias "The bloodstained butterfly"), ha la sua importanza.
Giorgio aveva regalato a Francoise un ciondolo a forma di farfalla blu. E quando Francoise è stata assassinata, la farfalla era, almeno simbolicamente, macchiata del suo sangue. E poi, quando Giorgio comincia a farsi tutore di quella legge che ormai odia così tanto, l'ormai invisibile farfalla si macchia non solo del sangue del problematico assassino ma anche del sangue di Giorgio. Penso che questo film nel suo insieme sia un film quasi insolitamente serio e realistico con la sua alta qualità, che sia di per sé giallo o meno.
Sono fermamente convinto che la pioggia possa aggiungere atmosfera a qualsiasi scena, sia in film, televisione, libro o fotografia. L'acquazzone che accompagna molti degli eventi all'inizio di questo giallo diretto da Duccio Tessari è il benvenuto dopo la lunghissima introduzione, attraverso una sequenza di titoli di testa senza fine che introduce molti personaggi protagonisti, come detto precedentemente. Le indagini della polizia sono metodiche e il commissario Berardi (Silvano Tranquilli) ei suoi uomini passano tanto tempo all'oscuro delle cose quanto noi. La riluttanza a soffermarsi su gore, sesso o dettagli elaborati della trama tende forse a rendere alcuni eventi piuttosto noiosi, ma ne guadagna l'attendibilità della trama. Alcuni elementi tipici del giallo sono comunque presenti: la colonna sonora di Gianni Ferrio è meravigliosa, le posizioni, bagnate dal sole o martellate dalla pioggia, sono spettacolari ovunque, la trama è una delle più contorte in assoluto, le false piste sono plausibili ed efficienti, la suspense è onnipresente. La rivelazione alla fine è del tutto in linea con il modo sobrio durante i 95 minuti: soddisfacente ma non spettacolare.
Gli eventi si svolgono in gran parte in un'aula di tribunale, dove il famoso conduttore televisivo Alessandro Marchi è sotto processo per aver brutalmente ucciso una giovane ragazza francese nel parco. La poveretta aveva la gola tagliata e più testimoni affermano di aver visto Alessandro scappare dalla scena del delitto. Il suo avvocato si sforza di tenere Alessandro fuori di prigione (o almeno così sembra), Ma alla fine viene ritenuto colpevole. Poco dopo la sua prigionia, tuttavia, si verificano due omicidi simili nel parco e la polizia è costretta a ricominciare le indagini. Le sequenze in aula sono molto realistiche e molto probabilmente i colpi di scena riguardanti l'identità dell'assassino, cioè Giorgio, inganneranno lo spettatore più di una volta. In realtà è stato proprio Alessandro ad uccidere Francoise nel parco, senza premeditazione, avventatamente (anche se viene da chiedersi come mai tenesse un coltello nascosto nell'impermeabile), perchè la ragazza aveva minacciato di raccontare tutto a sua moglie. Giorgio, venutolo a sapere da una testimone che aveva assistito alla colluttazione, non sopporta l'idea che Alessandro possa cavarsela con un ergastolo, e decide così di agire da 'copycat', adottando lo stesso modus operandi e uccidendo a sua volta altre due ragazze nello stesso parco, in maniera tale da far scarcerare Alessandro (dietro le sbarre durante i due delitti quindi impossibilitato a commetterli), per farlo confessare davanti a lui ed ucciderlo con le proprie mani. Anche l'atteggiamento freddo e sessualmente aggressivo che Giorgio tiene verso la sua nuova amica, Sarah (che si innamora davvero di lui, senza sapere ovviamente della precedente relazione), è indicativo di quanto sia devastato psicologicamente dall'assenza di Francoise, a tal punto di commettere due delitti (tre in pratica, perchè alla fine ucciderà anche Alessandro) per poi suicidarsi/farsi uccidere. Questa idea del doppio/plurimo assassino (anche se con dinamiche e motivazioni differenti) la ritroveremo più avanti in gialli/thriller come "Spasmo" (Lenzi), "Solamente nero" (Bido), "Tenebre" e "Phenomena"(Argento), "Scream" (Craven), "Surrounded" (Girolami/Patrizi), "La ragazza nella nebbia" (Carrisi) e forse qualche altro che mi è sfuggito.
Se avete già visto tutti i gialli di Argento, Fulci, Lenzi, Bava (padre e figlio), Bido, Crispino, Bazzoni etc. etc. allora non perdetevi questo!
Discreto film senza troppa tensione né scene particolarmente violente ma con una trama abbastanza interessante e ben congeniata, rovinata da un finale mediocre. L'aspetto che salta maggiormente all'occhio, per me, non è tanto legato al thriller, quanto la messa a nudo dell'immoralità borghese:
Alessandro ha un'amante, sua moglie Maria pure ed è proprio un suo amico nonchè l'avvocato che ha difeso Alessandro al processo. Anche sua figlia Sara ha una relazione con l'avvocato, oltre che con il ricco Giorgio, il quale vive una situazione familiare di assoluta incomunicabilità con i genitori.
A parte questi aspetti, di questo film si ricordano volentieri solamente l'avvenenza delle attrici ( e di Helmut Berger per il pubblico femminile... ) e le battute sul caffè...
Classico giallo all'italiana anni '70 con vittime giovani donne, qualche stoccatina (molto) leggera alla morale borghese, un commissario inconcludente e qualche scena di sesso buttata qua e là. Non è un brutto film ma non ha nulla che valga la pena di essere ricordato. Anche il finale è abbastanza intuibile per chi conosce un minimo il genere.
Un giallo senza gli ingriedenti vincenti che possano rendere perlomeno su un livello sufficiente. La regia di Tessari è troppo anonima e inoltre perde tempo in lungaggini che lo rendono veramente noioso. Mancano soprattutto i personaggi, presenti solo con un minimo abbozzo tanto per far vedere che ci sono dei "personaggi". L'abbinamento tra quest'ultimi e il contesto provinciale poteva offrire delle basi per ampliare il discorso, ma si è preferito non farlo. Cosa ci si ricorda di più di questo film? Le "gag" del caffè, solo questo.
questa è una pellicola che personalmente, se la consideriamo in toto, non credo che possa considerarsi eccezionale, ma, inquadrandola nel 1971, tale invece certamente è. A parte l'ottimo effetto iniziale dell'inquadratura all'interno di una farfalla, e un foglio nero, notiamo un ottima qualità della pellicola, fantastici colori, musiche curate e un suono tutto sommato buono, specialmente quando berger accenderà la musica classica mettendo in movimento il famoso impianto stereo che allora e anche dopo è stato un prodotto anche di buon design. tutti gli attori sono al loro posto, anche il repellente, viscido, glabro canuto e depravato avvocato. la recitazione è tipica, ovvero tali sono le movenze e "la camminata" delle ragazze anni '70. la francese famosa. attori al loro posto, ironia sotto tono del commissario, quella del caffè mai a posto. una trama non troppo intricata ma sufficientemente avvincente. tipica la troppa austerità dei tribunali in quel tempo. insomma, potrei continuare. un film certamente da vedere. io l'ho comprato in dvd. il motivo della colonna sonora, ovvero non il motivo di classica, ma la musica, davvero azzeccata.
Un giallo questo di Tessari che fa molta fatica a decollare,zoppica più o meno in tutto.da un'idea scialba che non convince affatto,ai dialoghi ripetitivi e stancanti circondati da sequenze erotiche opprimenti da dramma sentimentale che non fanno altro che distrarre e annoiare terribilmente lo spettatore.inoltre non sono presenti particolari plausi neanche a favore del blood level,praticamente assente,che almeno in parte avrebbe contribuito ad un maggiore trasporto verso la pellicola,ma magari come al solito mi sarò imbattuto nella versione censurata,quella che ho visto io durava 95 min,ma la pellicola in questione pare che ne durerebbe solo cinque di più. Un film quindi che riduce ad un minimo la componente thrilling per puntare quasi tutto sul giallo giudiziario,risultando così poco avvincente e diretto con svogliatezza.il cast è generalmente buono e le musiche di Ferrio altrettanto,ma il ritmo è lento e la regia di Tessari,con vari flashback e divagazioni inutili, non riesce a tenere alta l'attenzione.manca poi l'elemento indispensabile per un giallo,ovvero la suspance,come il caro Hitchcock ci ha insegnato.il tutto quindi scorre nel piattume più totale e un cast troppo "artefatto" alimenta la noia.Il titolo zoologico-argentiano non tragga in inganno per questo.
"Una farfalla con le ali insanguinate" è un dignitoso, quasi brillante lavoro cinematografico di Duccio Tessari; a primo impatto il titolo, la locandina potrebbe "condizionare" il pubblico il quale può associare il film di Tessari ad altre regie del tempo (indubbiamente più prestigiose) come quella di Dario Argento, comunque nonostante tutto il film, praticamente sconosciuto, riesce senza troppe fatiche a farsi apprezzare da chi lo guarda, e gli spettatori in questo caso sono pochissimi!
"Una farfalla con le ali insanguinate" è un giallo/Thriller con una bellissima fotografia, un rimo abbastanza sostenuto e attori davvero buoni. Ma andiamo con ordine... L'inizio della pellicola è fantastico, la scena iniziale sommersa in uno scenario "misterioso" ma allo stesso tempo parzialmente solare è il top, l'omicidio, le musiche portano la mente del pubblico nel fitto enigma stile Argento, in pratica è rappresentato in modo integrale il bellissimo stile del genere Giallo italiano di anni settanta/ottanta. Dopo una grandiosa prefazione si passa ad una fase investigativa geniale e tremendamente fluida, segue poi una brillante parte ove i vari protagonisti saranno in tribunale, grandi scene; la prima parte è davvero formidabile.
"Una farfalla con le ali insanguinate" attraverso una narrazione buona, compatta e senza eclatanti difetti riesce a soddisfare, inoltre la regia riesce ad architettare anche un nobilissimo colpo di scena finale, la chiusura della pellicola (in pieno stile giallo) è forse un po' frettolosa ma comunque, nel complesso, di buon impatto. Ad accompagnare il tutto costantemente troviamo delle ottime musiche; quello di Duccio Tessari è un film che merita la visione.
Credo che Tessari sia stato l'unico regista, oltre a Visconti, ad avere tra le mani (non in quel senso) due degli attori 'belli e dannati' degli anni '70 come Delon e Berger. I risultati naturalmente sono incomparabili (Tessari tuttavia è stato un ottimo sceneggiatore), anche alla luce di questo giallo pessimo. La parte iniziale, con la ricostruzione del primo omicidio e l'incedere delle indagini, non è poi male. Poi qualunque aspetto del film scade, e non basta il bravo Giancarlo Sbragia per risollevarlo. L'evoluzione della trama è quasi senza senso e la risoluzione finale allucinante. Berger oltretutto non è convincente, ma non ha molte colpe se gli viene cucito addosso lo stereotipo del borghesotto ribelle che non ha praticamente connessioni sensate con il resto del film.