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Una veglia funebre, una sola stanza, le ore cha non passano mai... Un senso di claustofobia e inquietudine viene fuori da questo piccolo horror che preferisce evitare i classici colpi di spavento all'improvviso. Non è certamente originale ma il risultato supera ampiamente tanti horror recenti sull'argomento "case infestate". Notevole anche il personaggio della vedova... Da guardare al buio.
Keith Thomas pesca dalla tradizione religiosa ebraica per dar vita al mazzikin (o mazzik) una sorta di spirito abile a nutrirsi delle paure e dei sensi di colpa radicati nel passato. Metaforicamente, quindi, un' entità dalla valenza simbolica interessante, tormentatrice di un popolo il cui tragico ieri è ben noto a tutti. Volgendo lo sguardo al singolo -in questo caso all'inquieto protagonista- ci troviamo al cospetto di un dolore mai sopito che combinato col senso di colpa diventa (come tradizione horror insegna) terreno fertile per entità soprannaturali poco simpatiche. L'ambientazione lugubre e claustrofobica resa ancor più opprimente da un eccellente lavoro fotografico, fanno del piccolo appartamento newyorkese uno scenario assai adatto per dar vita alle paure di Yakov, che dal disagio per l'ingombrante presenza del defunto (proposta spesso da una sapiente regia) dovrà vedersela con situazioni assai più minacciose. "The vigil" tuttavia è film riuscito solo in parte: Thomas con un migliore approfondimento psicologico avrebbe sicuramente svoltato e invece si appiattisce in stilemi da cinema mainstream volgendo le proprie attenzioni più sul lato orrorifico cadendo nella trappola del già visto e dello jump scares elementare. Uno script a tratti lacunoso ed un finale deboluccio fanno il resto.
Piccolo horror che pur non sfuggendo ai canoni del genere, apporta delle varianti piuttosto interessanti. Molto più giocato sulla psicologia che a veri e propri spaventi. Il protagonista si trova danvati un'entità che fa leva su rimorsi e dolori passati mai rimossi ed una volta riemersi tornano a tormentare la vittima prescenta. Molto buona la parte tecnica del film, sia la regia che la fotografia, nell'inquadrare degli angoli bui delle varie stanze dove puoi annidarsi il demone. Non manca una certa suspence che forse scema leggermente nel finale. Tuttavia per essere un film a budget molto ridotto non è niente male.
Davvero un peccato che il film non mantenga le premesse involvendo nel classico prodotto mediocre e simile a tanti altri cercando di emulare qualcosa del tipo "Insidious". Il soggetto era intrigante e relativamente originale, l'atmosfera e la tensione davvero ben costruiti durante la prima metà della pellicola, completavano il tutto una fotografia di livello ed una location claustrofobica accompagnata da una discreta colonna sonora. Non mancano degli jumpscares ben dosati e molte situazioni inquietanti...poi si perde purtroppo!
Un horror dall'impianto classico che si avvale del folklore e della religiosità etnica per imbastire una storia che ha nell'epilogo la sua parte più debole, risultanto flebile e frettolosa. Quello che succede prima non ha particolari meriti anche se non dispiace l'atmosfera che viene ricreata, l'ambientazione tetra tra ombre e poche luci riesce a tenere sul filo lo spettatore, colpendolo con qualche jumpscare ben assestato e un livello attoriale sufficiente, tanto basta per incuriosire. Curiosità che però, come accennato prima, scema nel finale.
Una porcheria!!! Un mappazone di clichè dei vari film horror ( fatti male), con la solita storia banale vista e rivista, intervallati dai soliti, tristissimi jump scare... Un film soporifero dove riuscire ad arrivare alla fine è una vera impresa!!
Tutto sommato è una pellicola ben confezionata. Buona la regia, qualche "scuro" di troppo ma pazienza, buoni gli (pochi) interpreti, suoni e musiche accettabili. La trama non è molto, ma a mio avviso è una metafora interessante.