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In "The last day on Mars" a mancare totalmente è l'originalità. Il promettente Ruairi Robinson, che nel corto aveva dimostrato inventiva e doti interessanti, rischia di scomparire nel solco del già visto troppe volte, riuscendo a salvarsi giusto in corner per via di qualche pregio che il suo lungometraggio di debutto indiscutibilmente possiede. La solfa però è sempre la stessa, con una spedizione in procinto di rientrare sulla Terra condannata invece ad una lenta agonia sul pianeta rosso a causa di un batterio che di fatto rende gli umani una specie di zombie spaziali. L'idea di fondo non era neppure malvagia, ma a parte l'ambientazione inedita, non c'è molto di cui baloccarsi. Il ritmo è tuttavia apprezzabile, lo stesso non si può dire dei personaggi, decisamente tratteggiati in maniera superficiale, se non addirittura nulla. Presentato al Festival di Cannes il lavoro di Robinson è passato senza destare alcun clamore, cosa che poi è avvenuta anche quando proposto ad un pubblico dal palato meno esigente. Visivamente nulla da dire: rendono bene gli scenari in esterni (naturali, trattasi della Giordania), mentre rubano l'occhio le scenografie degli interni, evidentemente debitrici ad una certa fantascienza retrò. Film leggero e tutto sommato passabile, povero di particolari acuti ma nemmeno da bocciare in toto. Altri punti a favore sono segnati da una colonna sonora di tutto rispetto e da un cast che pur non sfruttato pienamente mostra di saper svolgere il proprio lavoro.