Drammatico racconto dei devastanti effetti di un olocausto nucleare: i fatti sono introdotti da una serie di notiziari televisivi e radiofonici che, per tutta la durata del film, dipingono lo scenario bellico nel suo svolgersi. Successivamente vengono seguite più da vicino le vicende degli abitanti della città di Lawrence (Kansas) dove cadono tre dei trecento missili con testata nucleare lanciati dai Sovietici sugli USA.
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Era bastato un solo film (a dire il vero, abbastanza mediocre al di là del suo sensazionalismo , un pò retorico e autoindulgente) a farci correre tutti al cinema, in quel lontano 1983, età degli spettatori che varia tra i 12 e gli 80 anni... col passare del tempo, esaurita la paura (Chernobyl docet) e sedata con un fatalismo straniante, cosa è rimasto? Di questo film non si ricorda più nessuno, anche perchè Meyer non è esattamente Tarkovskji e tantomeno Kurosawa... indubbiamente alcune immagini hanno una loro efficacia (e, cosa ben strana per un successo al box-office, tutt'altro che effettistiche: sembra a tratti un film d'elite per cineamatori stanchi) , il bolso belloccio Guttenberg esprime per la prima (e unica?) volta qualcosa di più di una faccia da copertina di Vogue, ma tutto l'impatto è generalmente creato ad hoc per lo scenario plumbeo del film che, senza aggiungere nulla di nuovo sul tema del pericolo nucleare, ha attirato le masse verso la codificazione della Paura.
E anche per questo alzo la mia media: se artisticamente "The day after" vale assai poco (5), è stato grande l'orrore e lo spavento che ha generato con le sue immagini (7)