Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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Un film che si apprezza unicamente per lo stile registico di Lynch e l'uso della fotografia. Dopo i primi 40 minuti, ero propenso per un 7/8: c'è mistero, c'è thrilling, c'è l'uso delle dissolvenze, c'è tanta carne al fuoco. Peccato che lo sviluppo successivo, fino al finale, tralascia qualsivoglia inclinazione alla spiegazione, alla punteggiatura, alla giusta collocazione di fatti apparentemente inspiegabili, perché il desiderio dello spettatore e' proprio questo: capire il perché di quei misteri. Il cinema del resto, dovrebbe fare proprio questo, sconfinare nel verosimile, non perdersi negli anfratti dell'inverosimile spogliato dalla logica. Ad esempio, chi è il Mistery Men ? Che ruolo ha ? Quale la sua funzione nella storia ? Perché usa sempre riprendere con la videocamera ? E perché il protagonista diventa un altro, poi ridiventa se stesso e poi subisce di nuovo un'altra trasformazione ? E mettiamoci anche il nastro di Moebius, alla cui struttura circolare questa pellicola si ispira... Che ne viene fuori ? Manca un ipotesi di base, manca una direzione, manca insomma la volontà di arrivare ad un punto fermo. Troppe strade, affascinanti sicuramente, ma troppe. Certo, Lynch è Lynch, uno che riesce ad ammaliare anche solo con la regia e il suo gioco di luci, uno che ti ammalia anche se la trama è solo un abbozzo di tante trame possibili. Però dispiace. Perché il senso del film poteva essere definito assai meglio e anche il mio voto sarebbe stato molto più generoso. Troppo frettoloso l'epilogo ed è qui che il castello s'incrina.