Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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Tra i capolavori del maestro questo Strade Perdute è probabilmente il meno conosciuto e considerato, ma la qualità è innegabile. Lynch è un genio, c'è poco da fare, in questo film ricorre persino la psicoanalisi di Freud per creare un mondo tutto suo, anzi due mondi (a sottintendere lo sdoppiamento di personalità) che si sovrappongono nella mente del folle protagonista. Tutto ciò che vediamo, infatti, sono ricordi mischiati a illusioni del condannato a morte, e le continue emicranie, il sangue dal naso, i lampi accecanti che esplodono all'improvviso, non sono altro che le scosse della sedia elettrica che il suo corpo e la sua mente percepiscono prima della morte. L'appartamento della coppia è il labirinto interiore, l'ignoto, la psiche umana in tutta la sua oscurità, Lynch utilizza gli spazi inquadrando corridoi tetri e camere arredate in modo bizzarro, ricordando lo stile di Velluto Blu e che ritroveremo poi in Inland Empire, passando anche per la loggia (la camera rossa) di Twin Peaks. La stanza rappresenta la mente e la confusione visiva è una prerogativa del mondo onirico Lynchiano. Chi si aspetta una trama lineare rimarrà deluso, chi si aspetta un classico noir senza pretese non conosce il cinema di questo regista. Un film che lascia col fiato sospeso e dove la tensione è incredibile. Superbo come sempre.