sinfonia d'autunno regia di Ingmar Bergman Francia, Germania 1978
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sinfonia d'autunno (1978)

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locandina del film SINFONIA D'AUTUNNO

Titolo Originale: HÖSTSONAT

RegiaIngmar Bergman

InterpretiIngrid Bergman, Liv Ullmann, Lena Nyman, Halvar Björk, Marianne Aminoff, Arne Bang-Hansen, Gunnar Björnstrand, Erland Josephson, Linn Ullmann, Georg Løkkeberg, Mimi Pollak, Eva von Hanno, Knut Wigert

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia, Germania 1978
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1978

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Trama del film Sinfonia d'autunno

Eva, moglie di un pastore protestante, invita per un soggiorno in casa sua, dove è ospitata anche la sorella Helena immobilizzata da una grave infermità, la madre, affermata pianista. Bastano poche ore perchè la situazione si carichi di pesanti frizioni, alimentate da reciproche accuse. Soprattutto Eva è molto dura con la madre, e questa riparte.

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Voto Visitatori:   8,37 / 10 (26 voti)8,37Grafico
Migliore attrice straniera (Ingrid Bergman)Migliore attrice straniera (Liv Ullmann)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore attrice straniera (Ingrid Bergman), Migliore attrice straniera (Liv Ullmann)
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Sinfonia d'autunno, 26 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  13/04/2011 19:34:05
   8 / 10
Ancora una volta si rimane a bocca aperta di fronte all'ennesimo film di Bergman tematicamente e tecnicamente uguale agli altri, ma che nonostante ciò riesce lo stesso a coinvolgere e ad emozionare.
Anche "Sinfonia d'Autunno" è un film che si svolge in ambienti artistico-religiosi, in ogni caso intellettuali e borghesi. Anche questo è lento e molto teatrale e quasi interamente composto da dialoghi. Si svolge quasi tutto in interni e ci pone di fronte ancora una volta a persone che si avvitano su se stesse nel loro masochistico auto-analizzarsi, fino quasi a autodistruggersi mentalmente. Persone che non dormono, leggono lettere, si guardano allo specchio, di animo contraddittorio, amano e odiano allo stesso tempo e che appena possono raccontano, raccontano e vuotano tutto il loro amaro sacco che hanno dentro (in contrasto con le convenzioni e le apparenze tenute su, fino ad allora).
Per arrivare dove? A niente, semplicemente al fallimento della propria esistenza e dei principi su cui è stata costruita. "Sinfonia d'Autunno" nello splendido finale lascia aperto comunque un piccolissimo spiraglio di speranza.
Allora cos'è che salva tutti i film di Bergman? In generale, nonostante che tutti gli esseri umani vivano più o meno la stessa esistenza (infanzia-adultità-vecchiaia), ognuno di loro la vive in maniera diversissima dagli altri. Nello stesso schema di vita ci possono essere infinite varianti e tutte con qualcosa che caratterizza, colpisce. I protagonisti di questo film, benché vivano in una struttura sociale ed esistenziale sostanzialmente uguale a quella di altri film, sentono, si comportano, esprimono se stessi in una maniera unica e particolare, diversissima da quella dei protagonisti dei film precedenti/seguenti.
Vengono infatti resi come esseri umani che soffrono, sono, vivono e la loro umanità penetra nell'animo di chi guarda, tocca tasti nascosti, genera immedesimazione/comprensione/confronto. Noi DIVENTIAMO i personaggi e quindi ci facciamo carico di tutti i loro dolori e le loro esperienze. E' come se anche noi avessimo passato le traversie dei protagonisti.
La riuscita è dovuta essenzialmente alla grandissima e straordinaria recitazione degli attori. Ingrid Bergman ancora una volta si dimostra attrice di razza, superlativa, in un ruolo inusuale e difficile per lei. Ma è soprattutto Liv Ullman, secondo me, che primeggia. Mi ha quasi commosso, da come ha reso il suo personaggio.
Bergman poi coraggiosamente prosegue con il suo smantellamento/disvelamento di ciò che si cela dietro le convenzioni o i luoghi comuni esistenziali. Comunemente si pensa al rapporto genitore-figlio (in questo caso madre-figlia) come istintivamente solido, amoroso, inattaccabile. Invece è (o può essere) tutto il contrario. E' bene che lo si sappia, ci avverte Bergman, le apparenze ingannano.
Di questo film mi rimarrà sempre impressa la scena finale: la lettura sconsolata da parte di Liv Ullman della lettera a sua madre con l'improvviso primo piano di lei affranta e addolorata. Basta questa scena (un vero e proprio tuffo al cuore) a risollevare dalla monotonia, dalla lentezza che si potrebbe provare durante la visione del film.

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