siccita' (2022)

L'ispirazione è senza dubbio la pandemia del 2020. L'emergenza è tuttavia la siccità che attanaglia Roma in un futuro non definito, ma affine all'attuale. La pellicola, sebbene non la migliore di Virzì (secondo me "Il capitale umano" è insuperabile), è ben fatta, con una fotografia e una ricostruzione immaginaria della capitale senz'acqua che infonde l'inquietudine che dovrebbe. Pandolfi e Orlando bravissimi. Regia pulita. Tuttavia, se ciò che si vuole trasmettere è la verosimiglianza della situazione, la cosa fa abbastanza sorridere: Roma non è una città-stato chiusa in una fortezza invalicabile. Se accadesse davvero, i romani andrebbero semplicemente altrove a vivere. (commento provocatoriamente naif).

Virzi' gioca a fare il Tsai Ming Liang. Imitazione riuscita male ma nel complesso il film si fa guardare

La cosa che più mi ha colpito è l'assoluta verosimiglianza dell'ambientazione semi-apocalittica (e non tanto distante dalla realtà ormai), la fotografia e i colori con tonalità di giallo sabbia che rendono perfettamente l'idea di una città a secco d'acqua da oltre un anno: impressionanti in particolare le immagini del letto del Tevere completamente asciutto. Ci si immedesima molto nella location, non ho mai avuto così tanta sete guardando un film.

Per il resto è un bel film, con un buon intreccio tra i personaggi, anche se secondo me è un po' incompleto: molto bella l'idea della siccità e tutto il contorno, le personalità dei protagonisti andavano però sfruttate meglio e approfondite un po' di più. Imbarazzante la Bellucci (oltre al fatto che interpreta un personaggio che è completamente avulso dal resto), buone o più che buone invece le interpretazioni del resto del cast.

Bello, ma poteva essere ancora più bello.

Tra i più complessi ed ambiziosi lavori di Virzì, per la quantità di tematiche trattate e per la stratificazione sociale delle tante storie toccate che già aveva fatto la fortuna del suo capolavoro "Il capitale umano", ambientato in un futuro distopico neanche tanto prossimo ed interpretato nei suoi ruoli clou in modo ineccepibile, il film si snoda in racconti di varia umanità sullo sfondo di una Roma piegata da una crisi idrica che pare insuperabile. La sua pecca è quella di non portare a compimento tutte le parabole personali raccontate e di accennare appena alcuni temi che sarebbero stati, quelli sì, molto interessanti da approfondire ( il fenomeno delle baby gang, per esempio ) mentre altri sono affrontati senza inventiva( il rapporto morboso con i social network ). Ne esce una pellicola imperfetta e dal potenziale non sfruttato a dovere eppure viva, pulsante, che sfrutta l'onda lunga della pandemia appena passata per ricordarci di non abbassare la guardia in nessun modo. E' già qualcosa.

Virzi' racconta una futuro ipotetico ma non di troppa fantasia che vede l'Italia e in particolare Roma, in grave crisi idrica.

L'idea di raccontare tante storie diverse che si sfiorano tra di loro è il suo punto di partenza ma è anche il suo punto debole.
Perche molte di queste appaiono banali, inutili a raccontare la situazione. Vedi quello della guardia che ruba l'orologio ad esempio, totalmente inutile.

La migliore è chiaramente quella che racconta di un Silvio Orlando galeotto in "uscita libera" che cerca di riparare a modo suo i suoi vecchi fantasmi di troppe vite prima.

Tutto il resto quasi trascurabile. Mi aspettavo di piu' e invece il tutto è un chiaro...buco nell'acqua...

Idea carina ed originale, ma il risultato non appaga completamente .

Come spesso capita nel nostro cinema, l'idea iniziale è carina e potrebbe svilupparsi in mille sfaccettature diverse..
Ma alla fine, l'idea rimane fine a se stessa e s'inizia a raccontare la solita zolfa: corna, persone infelici, gente che urla, gente che recita come a teatro (è cinema...è una cosa diversa...)
Sul finale si riprende, ma evaporerà nella vostra testa come l'acqua del tevere durante una siccità.

Decisamente sotto tono, lo spunto é interessante ed aveva potenzialità enormi, ma, tranne qualche idea, l'intreccio delle storie non prende particolarmente, ho notato anche una certa trasandatezza/sciatteria nella tecnica (immagini, montaggio) in diversi passaggi. Silvio Orlando bravissimo come sempre, Bellucci, semplicemente, compare ("ah... ma quella è la Bellucci.."), c'è poi quell'insopportabile caratteristica di gran parte del cinema italiano di bofonchiare quasi incomprensibile con cadenza romana piuttosto che recitare (vabbè che é ambientato a Roma... ma a volte non si capisce cosa dicono)
Si segue volentieri ma dimenticabile dopo i titoli di coda.

Le premesse con il Tevere a secco sono ottime e i personaggi, in particolare quelli di Orlando e Mastrandea, sembrano ben caratterizzati peccato che tutto ciò si perde con la pandemia e non c'è nessuno sviluppo, nessuna catarsi, anzi la pioggia rimette alcuni tasselli nella posizione originale.
Da notare come Don't look up sia piaciuto molto ai nostri addetti ai lavori.
Deludente.

Questo film mi ha fatto pensare. Dall'ultima stagione estiva non eravamo tanto lontani dal senso di questo film. Mastandrea e Orlando sempre bravi. Le storie dei vari personaggi che si intersecano non mi ha convinto più di tanto.

una chicca

Film corale che racconta una catastrofe climatica, sanitaria ed umana. Riuscito forse solo in parte. Non abbastanza coeso e fin troppo citazionistico. Molto buoni alcuni personaggi come quello di Mastandrea o Orlando, due garanzie.

Crisi climatica, sanitaria e umana: Virzì si cortocircuita trattandole per allegorie di sé stesse (l'epidemia di tripanosomiasi africana, la malattia del sonno, metaforizzerebbe il torpore, l'apatia e l'indolenza delle coscienze italiote). Il suo consueto campionario nostrano, la comédie humaine de noantri, viene proposto com'affresco corale (mi scuso per l'ossimoro) che si divora i ritratt'individuali (mi riscuso per l'ulteriore ossimoro). Parecchi personaggi sono bozzettismi vanziniani e le loro storie non è chiaro da dove partano e dove vorrebbero andar'a parare. Il conclusivo miracolo della pioggia salvifica dovrebb'essere denunciabile per abuso di sceneggiatura. In casi analoghi non Altman ma pure Muccino s'è dimostrato più sincero e credibile.
Ps: perché la Sacra Famiglia in viaggio verso Betlemme sul letto inaridito del Tevere?
https://www.cineforum.it/voti/film/Siccita

Film costruito sull'insieme di storie dei personaggi che si muovono a Roma durante la perdurante siccità del titolo. La storia ha il respiro dei tempi attuali, una crisi climatica perdurante, povertà, malattie e compagnia cantante. Virzì tutto sommato riesce a mostrare un umanità dolente, egoista, venale, a tratti feroce, che si arrabbatta a tirare avanti. Anche i ricchi che tengono in ostaggio la risorsa acquifera hanno non pochi problemi, anche se

SPOILER
Il cast si muove bene, da Sara Serraiocco, a Claudia Pandolfi, da Silvio Orlando, un pò anonimo a Valerio Mastandrea che mi piace sempre molto. Poi ci sono i cameo di lusso, Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni, Max Tortora. La Bellucci come al solito nel solito ruolo inutile, lì Virzì ha perso tempo dietro una linea narrativa secondo me inutile. Per il resto buone ambientazioni, colonna sonora e tutto il resto.

Ma almeno funziona davvero tutto in questo film? Purtroppo no. A parte che non trovo consono citare La Grande Bellezza, Fellini e Scola amalgamando il tutto in un crocevia di effetti morali che vanno dal Nanni Loy delle 4 giornate di Napoli (a Roma) alla liturgia farsesca e incompresa di Zavattini-De Sica ("Il giudizio universale"). La direzione degli attori, come gli esterni (la sequenza della pioggia, l'amara apoteosi finale) sono eccellenti, purtroppo alcune storie campano a vuoto. La Bellucci inutile fa quello che le riesce meglio, non recitare. Ambigui riflessi di accusa sociale direi sacrosanta si rivestono di rotocalco per un pubblico medio, le velleità spesso altissime finiscono per imprimersi nella Tradizione Italica. Però escono personaggi come Mastrandrea o Orlando, anche se il suo Isolamento da Libera Uscita poteva essere raccontato senza tutta quella vena grottesca ("È acqua della Valtellina, la migliore" ma va là) per non parlare del virologo pseudo scienziato Veneto che poi parla in Milanese. A dirla tutta, è un film che conserva il suo valore oltre a tutte queste riserve, e fa pensare. Dopotutto, l'emergenza sanitaria e idrica sono facce della stessa medaglia. Poteva Osare di più, so heavy ma la voglia di leggerezza o tenerezza è dietro l'angolo

Un Virzì minore, in tutto, sia nella storia, sia nello spunto, sia nella messa in scena (in alcuni momenti il girato è proprio scadente).
Il vero problema del film è un incipit anche abbastanza forte, stranamente attuale, poiché quando è stato fatto il film si pensava di più alla pandemia che ad una vera siccità che poi realmente c'è stata nel 2022.

Tante storie abbastanza banali che portano a poco e niente. Godibile ma tutto sommato a mio avviso inutile

In un dedalo di storie di cui solo alla fine si comprende la trama, Virzì ci conduce in un mondo apparentemente apocalittico, ma che, alla luce degli ultimi eventi storici, non sembra poi così surreale. Sicuramente alcuni momenti sembrano appesantire il tutto e dunque eccessivi, ma in realtà ad uno sguardo più attento ognuno di essi è significativo ed utile per raccontare una realtà fin troppo realistica. E così un virus che si diffonde rapidamente, un rapporto finito ma mai concluso, figli auto relegati nel proprio mondo interdetto a dei genitori che sono fuori dalla grazia di Dio, ecc sono tutti ingredienti di una sceneggiatura angosciante, ma con la quale non possiamo non fare i conti. Impeccabili Orlando e Mastandrea.

Film corale molto interessante, angosciante per certi versi, comunque molto bello per l'intera sua durata. Ho apprezzato moltissimo Silvio Orlando.

Virzì torna alla coralità d'insieme dopo Il capitale Umano e nella siccità che costella una Roma distopica, dall'immagini potento come il Tevere in secca, si muove una pletora di personaggi, ognuno dei quali mostra i pregi, ma soprattutto i vizi di una città e di un paese contradditorio, che mostra una apparenza in pubblico, nascondendo quella del privato, di notizie e sistemi di informazione ormai votati all'intrattenimento puro. Uno specchio di una catastrofe biologica che si riflette sul quella morale di una città e di un paese. Non ha la compattezza granitica del Capitale Umano. Alcune storie mi sono sembrate meno interessanti rispetto ad altre. Mastandrea sugli scudi. Se devo scegliere un perosnaggio riuscito, a tutto tondo, mi è sembrato lui.

Virzì ci riprova con un (a suo modo) kolossal corale ma questa volta non guarda al passato come in Notti magiche ma al futuro, con una distopia che in realtà distopia non lo è manco più di tanto. Il risultato è nettamente superiore al precedente film.

Più che un America oggi alla romana, il film sembra quasi un Fa' la cosa giusta coatto (sia chiaro che parlo di struttura, non di tematiche) anche se, e questo è il principale difetto del film, manca un climax stratosferico che concluda la tensione che si accumula per tutto il film (come se ci fosse una bomba, di cui sentiamo da subito il ticchettio, che però non esplode mai).

Tra le linee narrative, alcune più brevi e semplici, altre più complesse e durature, non ce n'è una particolarmente debole anche se a volte si avvertono dei probabili tagli di montaggio (la linea dea Fanelli e Montesi è stata sicuramente tagliata in qualche punto, così come quella con Max Tortora, attore davvero eccelso ultimamente al cinema). Particolarmente toccante la storia di Mastandrea e Pandolfi, ma sicuramente riuscita anche quella di Orlando e Serraiocco, ma molto originale anche il ruolo di Ragno, attore fallito riscopertosi guru social iper-narcisista.
Alcune cartucce non vengono sparate al meglio (la Lietto ripresa in video che dà scandalo, l'opinionista che non ha una vera conclusione alla sua storia, il virus della tse tse etc) ma resta di certo questo sentore di attenta analisi agli ultimi anni che abbiamo vissuto (credo che il film sia stato scritto durante il lockdown). Anni di caos, di incertezze e equilibri perduti... Che si sentono alla perfezione in questo film.